Kung Fu Panda 2
Titolo originale: Kung Fu Panda: The Kaboom of Doom
USA: 2011. Regia di: Jennifer Yuh
Genere: Animazione
Durata: 89'
Interpreti: Voci: Angelina Jolie, Seth Rogen, Gary Oldman, Jackie Chan, Jack Black, Jean-Claude Van Damme, Dustin Hoffman, David Cross, Lucy Liu, Michelle Yeoh, Victor Garber, James Hong
Sito web ufficiale: www.kungfupanda.com
Sito web italiano: www.kungfupandainternational.com/intl/it
Nelle sale
dal: 24/08/2011
Voto: 6,5
Trailer
Recensione di: Francesca Caruso
L'aggettivo ideale: Allegro
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“Kung fu Panda 2” ha inaugurato la 57esima edizione del Taormina Film Festival (11-18 giugno 2011). Il film è stato presentato dall’attore Jack Black, che dà la voce al panda Po, accompagnato dalla regista Yuh Nelson e dai produttori Katzenberg e Cobb.
La regista ha una vasta esperienza in fatto di film d’animazione, avendo ricoperto in passato diversi ruoli: capo della storia, supervisore alle sequenze d’azione, disegnatrice di personaggi e altro ancora. Oggi si cimenta con la regia cinematografica, portando sul grande schermo il sequel di quello che è stato un grande successo del 2008: “Kung Fu Panda”.
In questo secondo episodio ritroviamo Po affrontare il suo ruolo di Guerriero Dragone con molto entusiasmo, anche se è ancora impacciato e con tanto da imparare. Durante un combattimento con un branco di lupi che assale il villaggio, Po ha delle visioni in cui vede la sua mamma allontanarsi da lui ancora in fasce. Po inizia a porsi delle domande: da dove viene e chi è realmente? La ricerca delle risposte ai suoi quesiti lo porteranno in Cina, dove affronterà il perfido pavone Shen, che vuole ottenerne il dominio e distruggere l’arte del kung fu. Riusciranno Po e i Cinque Cicloni a riportare la pace? In “Kung Fu Panda 2” Jennifer Yuh Nelson e gli sceneggiatori hanno voluto esplorare il passato di Po e rispondere alla domanda rimasta in sospeso nel primo film: perché il padre di Po è un oca?
L’intento è stato quello di affrontare il tema dell’identità di un individuo, scoprire quali sono le proprie radici. Un aspetto in cui molti si identificano e che è facile comprendere. Per Po, come per qualsiasi persona adottata, è molto importante scoprire chi si è e il motivo per cui si è stati abbandonati. Dopo il suo viaggio sia fisico che interiore Po comprende la cosa più importante: si è ciò che si diventa nel presente e la propria famiglia va ritrovata nelle persone che ci amano e ci crescono.
Il maestro Shifu parla a Po della pace interiore e di come ognuno individualmente secondo un proprio percorso la possa trovare e passare a un livello superiore di conoscenza. L’intento di tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione del primo come di questo secondo film è stato omaggiare la cultura e le tradizioni cinesi, non prendersene gioco come alcune critiche hanno affermato. L’idea di un panda che pratica l’arte del kung fu è divertente proprio per le fattezze che ha l’animale e per la sua goffaggine. Si è voluto dimostrare che l’eroe può essere di qualsiasi forma e misura, basta avere il cuore e tutto il resto, con impegno e sacrificio, arriva. In più si è voluto approfondire il valore dell’amicizia e del come ci si comporta con un amico.
“Kung Fu Panda 2” vuole essere un film divertente, e lo è grazie al combina pasticci di Po, che non riesce a resistere a un piatto fumante di noodles, attirando l’attenzione su di sé. Sia Jack Black che, la voce italiana di Po, Fabio Volo hanno fatto un ottimo lavoro nel conferire al personaggio la sua unicità.
Ciò che non funziona pienamente è la nemesi di Po, il pavone Shen, e ciò che lo spinge a essere cattivo, che sembra una forzatura. A parte questo molto belle sono le ambientazioni dalle immense vedute, che portano lo spettatore ad avere una visione autentica della Cina. Per questo secondo film, la squadra di “Kung Fu Panda” è andata sul posto, visitando l’antica città murata di Pingyao, il Monastero Shaolin, Beijing e soprattutto Chengdu, nella provincia dello Sichuan (habitat naturale dei panda, dove attualmente vi abita l’80% della popolazione mondiale). Tutto si è fatto pur di raccontare la storia in un’ambientazione autentica, avendo l’occasione di mostrare un pizzico della cultura cinese.
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