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La collina dei papaveri PDF Stampa E-mail
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Scritto da Francesca Caruso   
domenica 28 ottobre 2012

Titolo: La collina dei papaveri
Titolo originale: Kokuriko-Zaka Kara
Giappone: 2011. Regia di: Goro Miyazaki Genere: Animazione Durata: 91'
Interpreti:Masami Nagasawa, Junichi Okada, Keiko Takeshita, Yuriko Ishida, Rumi Hiiragi. «continua Jun Fubuki, Takashi Naito, Shunsuke Kazama, Nao Omori, Teruyuki Kagawa
Sito web ufficiale: www.kokurikozaka.jp
Sito web italiano: www.luckyred.it/lacollinadeipapaveri
Nelle sale dal: 06/11/2012
Voto: 7,5
Trailer
Recensione di: Francesca Caruso
L'aggettivo ideale: Nostalgico
Scarica il Pressbook del film
La collina dei papaveri su Facebook

lacollinadeipapaveri_leggero.pngA un anno di distanza dalla presentazione al 6° Festival Internazionale di Roma, il 6 novembre 2012 esce nelle sale italiane, in un’unica data, “La collina dei papaveri”, opera seconda di Gorō Miyazaki, figlio dello straordinario Hayao Miyazaki, che qui si è occupato degli storyboard, e della sceneggiatura insieme a Keiko Niwa.
E pensare che in principio Gorō Miyazaki non aveva intenzione di seguire le orme del padre. Finita l’università il giovane Gorō mette a frutto i suoi studi dedicandosi alla progettazione di giardini e sedi di istituzioni pubbliche, poi il produttore Toshio Suzuki gli propone di lavorare alla realizzazione del parco a tema dello Studio Ghibli, il Ghibli Museum, successivamente viene spinto alla regia. Il suo primo lungometraggio è “I racconti di Terramare” del 2006, che riceve riscontri positivi da critica, pubblico e dal padre.

Yokohama, 1963. Umi è una ragazza di 16 anni, che vive insieme alla nonna e alle sorelle in una casa sulla collina dei papaveri. Il padre marinaio muore in mare durante la Guerra di Corea (25 giugno 1950 – 27 luglio 1953), la madre lavora negli Stati Uniti.
Shun è un diciassettenne, impegnato nel club di letteratura e nel giornalino scolastico. I due si conoscono a scuola e Umi inizia a collaborare con Shun.

Nasce una simpatia reciproca, il passato però sembra dividerli. Il film è l’adattamento dello shōjo manga omonimo del 1980, scritto da Tetsurō Sayama e disegnato da Chizuru Takahashi. Diversi sono gli aspetti tematici affrontati nel film, come è solito fare lo Studio Ghibli in tutti i suoi progetti. Primo fra tutti è quello di mantenere il legame - e il ricordo - col passato, perché solo conoscendo i propri trascorsi e gli errori fatti, si può sperare di costruire un futuro con basi solide per sé e per gli altri.
Chiare e nette sono le parole del protagonista a riguardo. Altro aspetto è il rapporto filiale, sia Umi che Shun hanno un vincolo particolare con la rispettiva figura paterna. Il pensiero di Umi vola ogni giorno al padre che non c’è più, ogni qualvolta issa le due bandiere, augurio di una buona navigazione, insegnatole quando era più piccola.
Shun è stato adottato e vorrebbe saperne di più sul suo vero padre, anch’egli morto in guerra. Viene espresso l’affetto tra due giovani innamorati, tenero e forte come loro. Un sentimento talmente puro che nei disegni e nella sceneggiatura di Hayao Miyazaki diventa magico e fa sognare.
Quello descritto è un sentimento adolescenziale, differentemente da quello maturo de “Il castello errante di Howl”, ma ogni impedimento viene affrontato con una maturazione in divenire da parte di entrambi i ragazzi.

A queste tematiche si aggiunge una peculiarità che si ritrova in molti film giapponesi: quella dell’unione che fa la forza. Quando alcuni club scolastici si trovano in difficoltà, perché rischiano di non avere più una sede, ragazzi e ragazze si danno da fare per rimettere a nuovo l’edificio, così giorno dopo giorno anche i non diretti interessati si impegnano al massimo.
È un film che mescola bene il classico ad una genuinità che rapisce. Non si può dire diversamente dei film dello Studio Ghibli, che si distinguono non solo per la bellezza del disegno, ma anche per la poesia e la magia associate alla realtà della storia, come in questo caso. Se Miyazaki padre coniuga fantasia e realtà in maniera esemplare e impeccabile, Miyazaki figlio esprime la realtà con tutte le sue mille sfaccettature con un tocco delicato e penetrante al contempo.

“La collina dei papaveri” ha un finale prevedibile e le soluzioni adottate per arrivarci sono semplici, tuttavia è il percorso narrativo che ci conduce fino a quel momento ad essere ben strutturato, inoltre gli aspetti storici conferiscono un senso realistico, rendendo così trascurabile qualche pecca. Nel 2012 ha vinto nella categoria Migliore Animazione dell’Anno sia al Tokyo Anime Award che al 35° Japan Academy Award. Grazie alla Lucky Red – che ha distribuito diversi film dello Studio Ghibli (già disponibili in Blu-ray e Dvd) – “La collina dei papaveri” esce in sala, ma in un’unica data.
Chiunque abbia voglia di godersi la sua visione al cinema lo scriva sull’agenda, si faccia un promemoria, tenga libera un’ora e mezza del 6 novembre 2012 per un incontro che non lo deluderà.

 
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