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Lo Hobbit - Un Viaggio Inaspettato PDF Stampa E-mail
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Scritto da Piergiorgio Ravasio   
mercoledì 12 dicembre 2012

Titolo: Lo Hobbit - Un Viaggio Inaspettato
Titolo originale: The Hobbit: An Unexpected Journey
U.S.A., Nuova Zekanda: 2012. Regia di: Peter Jackson Genere: Avventura Durata: 164'
Interpreti: Hugo Weaving, Cate Blanchett, Elijah Wood, Ian McKellen, Evangeline Lilly, Christopher Lee, Martin Freeman, Benedict Cumberbatch, Luke Evans, Ian Holm, Richard Armitage, Andy Serkis, James Nesbitt, Aidan Turner
Sito web ufficiale: www.thehobbit.com
Sito web italiano: wwws.warnerbros.it/thehobbitpart1
Nelle sale dal: 13/12/2012
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Piergiorgio Ravasio
L'aggettivo ideale: Solidale
Scarica il Pressbook del film
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“Mio caro Frodo, una volta mi hai chiesto se ti avessi raccontato tutto a riguardo delle mie avventure. Anche se posso affermare, onestamente, di averti detto la verità, magari ho tralasciato qualcosina”.

thehobbitpart_leggero.pngNel gennaio 2002 abbiamo conosciuto il giovane hobbit Frodo che, entrando in possesso di un magico anello, intraprende una fantastica avventura sfidando le forze a lui contrarie. Esattamente dodici mesi dopo lo ritroviamo nel suo peregrinare verso una montagna (il Monte Fato), sfuggendo alle forze negative che gli danno caccia ed entrando in contatto con alberi animati ed elfi dal linguaggio inusuale.
A distanza di un ulteriore anno (siamo nel 2004), Frodo, assistito dall'inquietante ed amletico Gollum, è ancora impegnato nella sua missione.

Era il lontano 21 settembre 1937 quando J.R.R. Tolkien pubblicò il romanzo per ragazzi “Lo hobbit o la riconquista del tesoro”. Un libro che, dalla sua prima pubblicazione, ha venduto oltre 100 milioni di copie ed è stato tradotto in circa 50 lingue.
E in 75 anni non è mai stato fuori commercio. Un'idea, quella del libro, che nasce da una favola della buonanotte che l’autore, poeta, professore universitario e filologo, inventa per i figli; nel cui testo, però, si aggiungono temi come l'amore per la natura e le favole, le esperienze belliche e il senso di fratellanza tra i “semplici”; tutte quelle questioni che permettono di superare ogni ostacolo benché invalicabile.

Sono ormai passati dieci anni da quando il regista Peter Jackson si è imbarcato nella sua personale ricerca: l’adattamento cinematografico dell’ultimo romanzo di Tolkien, nella pionieristica trilogia “Il Signore degli Anelli”.
Tre film che hanno lasciato un’impronta indelebile nel lessico culturale, vincendo numerosi premi e riscuotendo un enorme successo di pubblico e critica. Dopo la sua esperienza alla regia della trilogia, Jackson decide di tornare indietro nel tempo e di raccontarci la prima parte della storia, quella che si svolge sessant’anni prima.
Quella dello hobbit Bilbo Baggins, abitudinario strappato alle comodità della sua caverna e catapultato in un’avventura incredibile e pericolosa, in compagnia del mago Gandalf il Grigio e di 13 nani.

Bilbo vive una vita tranquilla e pacifica nella sua casetta di Bag End. Ama la propria casa e sa poco del mondo al di là della Contea, tranne ciò che carpisce dai preziosi libri e da mappe misteriose. La sua vita viene movimentata dall’arrivo del mago Gandalf il Grigio (il saggio, intuitivo e, talvolta, furbo, con le fattezze di Ian McKellen), che ha piani ambiziosi per l’ignaro hobbit. Gandalf ha scelto di consigliare e accompagnare il principe dei nani Thorin Scudodiquercia nella sua missione nelle aride terre della Montagna Solitaria per riconquistare il regno perduto di Erebor; terra natia della propria tribù, che molto tempo prima è stata attaccata e conquistata dal drago Smaug.
Per Gandalf, Bilbo è la chiave di volta della compagnia, rappresentandone l’arma segreta: quello che potrebbe introdursi di soppiatto a Erebor, sotto il naso di quel drago che non può sentirne l’odore.
Prima che Bilbo capisca cosa stia accadendo, si ritrova nella sua piccola caverna circondato da nani chiassosi. Finché, alla fine, si presenta alla porta il loro capo: il leggendario nano guerriero Thorin Scudodiquercia (interpretato da Richard Armitage). Thorin è diretto discendente di Durin, il re nano della Terra di Mezzo. È anche l’erede al trono di Erebor ed è stato testimone della distruzione e devastazione del regno stesso ad opera di Smaug, durante la quale sono morti il padre Thráin e il nonno Thrór. Intorno a sé, purtroppo, non ha un esercito; bensì una combriccola di pochi nani. A dorso di alcuni pony, i membri della compagnia lasciano la Contea e si fermano nella Foresta dei Troll per riposare.
Ma qui vengono presto attaccati e, quasi, arrostiti vivi da tre grossi e affamati troll. Poco dopo incontrano un vecchio collega di Gandalf: il mago Radagast il Bruno, che si è ritirato in solitudine molto tempo prima per vivere tranquillamente nella sua casetta, circondato da animali selvatici e uccelli della foresta e che si muove su una slitta trainata da grossi conigli.

Come se non bastasse, i nostri eroi nel loro viaggio faranno incontri con orchi mostruosi e deformi. Raggiungeranno l’avamposto degli elfi (una fantastica oasi nascosta nella profonda valle di un fiume), attraverseranno le pericolose Montagne Nebbiose, si ritroveranno alle prese con una brutta tempesta e Bilbo, allontanandosi dai nani e precipitando in fondo ad una caverna, affronterà una creatura strana (Gollum) che vive di pesca e che possiede gelosamente un anello dai poteri straordinari, al quale sottrarrà il prezioso monile, senza rendersi conto che la cosa cambierà il futuro della Terra di Mezzo.

Girato in esterni in otto settimane e mezzo, esplorando la naturalezza incantevole dei luoghi selvaggi e variegati delle isole a nord e a sud della Nuova Zelanda, creando una visione mozzafiato, esaltata, per la prima volta in assoluto, dalla tecnologia digitale all’avanguardia per i formati standard e per una versione in HFR 3D (un 3D ad alta frequenza di fotogrammi: praticamente 48 fotogrammi al secondo) e da una colonna sonora firmata, come sempre, da Howard Shoreche dove ben si combina il suono con l'essenza dei personaggi e della storia, “Lo Hobbit” combina il fascino dell'avventura con temi quali la natura dell’onore e della lealtà, la nostalgia di casa e il coraggio mite del più improbabile degli eroi. Jackson recluta il vecchio cast de “Il Signore degli Anelli”, tra cui Ian McKellen nei panni del mago Gandalf il Grigio, Cate Blanchett regina degli elfi, Hugo Weaving elfo Lord Elrond, Andy Serkis di nuovo nei panni di Gollum, Elijah Wood come Frodo Baggins e Ian Holm nella parte del vecchio Bilbo Baggins.

A completare il cast internazionale ci sono Martin Freeman, nel ruolo del “nuovo” Bilbo Baggins e una leggenda del cinema come Christopher Lee nella parte di Saruman il Bianco: il nobile ed onesto maestro dei maghi, che non si è ancora trasformato nel pericoloso personaggio che diventerà.
Volendo trasmettere l'idea, da un punto di vista visivo (seppur in maniera più tenue) dell'oscurità che calerà su questo mondo e dando una qualità fiabesca alla scenografia e alla fotografia, il film, risulta essere molto meno “impegnativo” delle precedenti tre pellicole. Sicuramente non ci troviamo davanti allo stesso livello dei tre sequel.
Nessuna battaglia epica, un taglio diverso rispetto ai precedenti episodi, una lunghezza eccessiva (ci sono almeno tre scene che, occupando 30 minuti, avrebbero potuto ridurre il film a 90 anziché a due ore e mezza) ed alcuni momenti un po' soporiferi. Nonostante ciò, e al di sopra di tutto, permangono sempre i buoni propositi della “solidarietà, amicizia, eroismo, benevolenza della gente comune, semplicità di una buona azione e di tutti quegli atti di bontà che hanno la forza e la potenza del più grande atto d’eroismo”.

 
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