007 Casino Royale
USA - Gran Bretagna: 2006. Regia di: Martin Campbell Genere: Azione Durata: 145'
Interpreti: Daniel Craig, Judi Dench, Eva Green, Cécile De France, Giancarlo Giannini, Caterina Murino, Simon Abkarian, Jeffrey Wright, Claudio Santamaria
Sito web: www.sonypictures.com/movies/casinoroyale/site
Voto: 8
Recensione di: Riccardo Galli
Qualcosa è cambiato, finalmente dopo 40 anni, 20 film e 5 attori, la serie e il mito di James Bond stavano appannandosi, a causa di film apprezzabili solo dai fan, nei quali mancavano consistenti tracce di sceneggiatura o regia (comunque, l'intrattenimento era assicurato).
Era perciò arrivato il momento di una svolta, puntualmente e fortunatamente giunta: "Casino Royale" è uno dei migliori Bond di sempre (per chi scrive è secondo solo al mitico "Goldfinger"), ed i fattori ed i meriti di questa riuscita sono molteplici.
La storia, tratta dal primo romanzo bondiano di Ian Fleming (già portato sullo schermo, in forma di parodia, nel 1967), vede Bond fresco doppio 0, quindi con licenza di uccidere, alle prese con Le Chiffre, un pericoloso banchiere del terrorismo che per racimolare soldi per un attentato organizza una ricca partita di poker al Casino Royale.
Al fianco di Bond, la sensuale Vesper Lynd, impiegata al ministero delle finanze. Un film trascinante, emozionante, adrenalinico, che annuncia la sua qualità fin dal magnifico prologo in bianco e nero, in cui si racconta l'acquisizione della licenza di uccidere, e che prosegue lungo i 145 minuti mantenendo la suspense sempre alta e cercando di essere qualcosa di più della semplice compilation di scene d'azione (peraltro, fantastiche).
Il punto è che finalmente, a 11 anni di distanza da "Goldeneye", un film di Bond è di nuovo scritto e diretto, pensato - nel senso migliore del termine - con un racconto che sia appassionante e credibile, personaggi che non siano manichini unidimensionali e dicendo, nei limiti del prodotto, qualcosa che vada al di là dell'avventura pura e semplice.
Mads MikkelsenLa sceneggiatura, scritta dai consueti Neal Purvis e Robert Wade, con l'aiuto del premio Oscar Paul Haggis ("Crash", "Million Dollar Baby"), è evidentemente una delle migliori della serie, così ricca d'avventura e misteri mozzafiato ma capace soprattutto di farci entrare nel mondo intimo di uno dei miti più celebrati del 20° secolo, di raccontarne l'evoluzione ed il carattere, tratteggiando un personaggio a tutto tondo che sembra lontano dallo charme ironico e a tratti farsesco dei precedenti (esclusi gli sfortunati Timothy Dalton e George Lazenby): 007 non vuole più navigare ai confini - spesso superati - del fumetto, ma agire in un mondo duro, violento, cinico e disperato (mai la violenza è stata più esplicita in un Bond) che è quello dei migliori thriller, se non della realtà.
E in questo, l'uso dei dialoghi e dei personaggi, a partire da Vesper, chiave dell'intera saga ed unicum nel panorama femminile bondiano, o dal cattivo senza un occhio, che piange sangue e deve un mucchio di soldi ai signori della guerra, è perfetto.
Eva Green e Daniel CraigA dare coerenza e spessore allo script, che comunque non fa mai mancare la dose di divertimento ed azione ed una certa abilità strutturale, ci pensa la regia di Martin Campbell, artigiano di notevole competenza tecnica che alle prese con Bond da sempre il meglio di sé (sua la regia del già citato "Goldeneye"): oltre alla straordinaria abilità nel costruire scene d'azione strabilianti (dalla corsa in Uganda al camion in aeroporto fino al mirabolante finale veneziano) e la capacità di gestire sapientemente la suspense (mirabile il modo in cui usa una lunga partita di poker come centro dell'intreccio: in tempi di computer grafica, non è male), riesce anche a far vivere e respirare i personaggi, a infondere un senso di emozione vera che di solito manca nei film di Bond. Esemplare, in questo senso, la scena dell'abbraccio sotto la doccia tra James ed una sconvolta Vesper, risolta con un carrello avanti e indietro, mai vista, per intensità e tenerezza, in un film della serie.
Daniel Craig in una scena a coronare il tutto, quello che era il dubbio maggiore dell'impresa: Daniel Craig è semplicemente perfetto, fisicamente, per carisma, per mascolino fascino e per la bravura dell'interprete ben supportato dalla favolosa Eva Green (i loro dialoghi sono manuali di chimica cinematografica), dall'intenso Mads Mikkelsen e da un ben composto cast di comprimari.
Dopo un film del genere sembra impossibile tornare indietro.
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