12 Round
Titolo originale: 12 Rounds
USA: 2009 Regia di: Renny Harlin Genere: Azione Durata: 108'
Interpreti: John Cena, Steve Harris, Ashley Scott, Aidan Gillen, Brian J. White, Taylor Cole, Peter Navy Tuiasosopo, Louis Herthum, Billy Slaughter, Brandy Moon, Sam Medina, Michael Wozniak, Travis Davis, Gonzalo Menendez, Victor Hugo Palacios
Sito web: wwe.com/inside/overtheropes/wwestudios/12rounds
Nelle sale dal: 12/07/2009
Voto: 5,5
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Avaro
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Danny Fisher (John Cena) è un detective del corpo di polizia di New Orleans,che in un ordinario controllo stradale,ferma la macchina della compagna di un pluriricercato terrorista irlandese,Miles Jackson (Aidan Gillen),in fuga con una valigetta colma di diamanti.
Nascosto nel bagagliaio,Jackson viene scoperto,tenta la fuga e durante l’inseguimento la sua compagna resta vittima di un incidente fatale.
Jackson finisce in prigione,ma giura vendetta a Fisher e un anno dopo il malvivente è ancora a piede libero,rapisce la fidanzata del poliziotto e lo sfida a un feroce duello in 12 round,per poterla salvare.
La vicenda narrata nel film ha nel prologo un'introduzione lunga e complessa e le immagini in apertura aggrediscono lo spettatore,tradendo la trama di una pellicola ad alto tasso adrenalinico.
Non si può non gratificare Spielberg per aver dato l'invio a quella felice corrente che seguì,nel 1981,il suo primo Indiana Jones,che inchiodò il pubblico per i primi venti minuti alla poltrona,facendolo dimentico di tutto quello che era estraneo al film che stavano per vedere.
Il regista doveva aver capito molto bene come preparare l'audience alla storia che stava proponendo e decise che un inizio efficace era il miglior modo per attirare l'attenzione senza riserve,facendo intendere che un buon antipasto è di certo garanzia di un ottimo piatto di portata.
Fu imitato da un infinita schiera di altri esempi e di fatto,con ogni probabilità,il cinema aveva trovato un nuovo modo di proporsi.
Qui però è una cosa diversa. Harlin,con la sua regia secca e nervosa,un poco scompigliata e un poco presa in prestito da Tony Scott,mette in tavola una veloce scansione di sequenze concitate e dinamiche,segnate da frequenti stacchi ed animate in un montaggio ansioso di declamare ritmo e rapidità.
John Cena presenta subito le sue credenziali di attore muscolare,chiamato a incarnare le personalità di Jason Statham,Vin Diesel,Dwayne Johnson,Van Damme,suoi colleghi di attività.
Il cinema di azione,così come oggi inteso,fa qui la sua più aperta professione di fede,lasciando parlare immagini e movimenti ma non permettendo che alcuna percezione caratteriale possa trapelare dalla presenza scenica dei protagonisti.
L'azione scalza l'emozione e la proprietà espressiva si trova uniformemente distribuita in un unico esemplare mimico in Cena,che resta uguale a sè stesso sia che soffra,o che prometta vendetta,che ironizzi o si affanni nelle 12 fatiche.
Harlin raccoglie le sue esperienze da "Cleaner","Die Hard 2","Cliffhanger","Nella mente del serial killer" e si sforza di coniugarle in uno spettacolo acrobatico e forzuto,che si risolve in una soluzione banale e fiacca fedele,solo ad una agitata cronaca di avvenimenti,priva di spessore e respiro vitale.
Togliere il respiro era di sicuro nelle intenzioni del regista,ma la folle corsa di Fisher attraverso i 12 round,rimane sul posto come un motore fuori giri,con molto rumore ma poca energia.
Nel ’95 John Badham dirigeva “Minuti contati” (“Nick of Time”),dove Johnny Depp lottava contro il tempo per salvare sua figlia rapita da uno psicopatico.
Solo se Depp avesse ucciso il governatore appena eletto,entro i successivi 90 minuti,l’uomo avrebbe riavuto la figlia sana e salva.
Harlin rielabora la trama della corsa contro le ore,ma la narrazione,qui concentrata sulla vendetta di Jackson,si limita a elogiare un eccesso di agitazione,senza entrare nelle dimensioni dei protagonisti con la conseguenza che la storia resta appiattita in un blando affanno senza emozioni.
Nella lunga rincorsa ai luoghi comuni,va d’altra parte riconosciuta al regista l’accortezza di aver evitato i clichès visuali del Quartiere francese di New Orleans,preferendo ambientare la storia in una condizione urbana post Katrina,traendone il vantaggio di una maggiore credibilità.
Sullo script dell’esordiente Daniel Kunka,Harlin orchestra un esasperato collage di situazioni da videoclip inserendole in una caotica cacofonia di motori urlanti,inseguimenti,strade affollate da gente in fuga,furti e incidenti mirabolanti,che non rubano l’interesse assorto di un pubblico deluso dai round di un regista qui avaro nel regalare i brividi di un viaggio nei pensieri di un omicida seriale,le emozioni di assistere ad uno scontro in un aeroporto con un’organizzazione di terroristi o la vertigine di un’avventura fra le montagne.
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