Titolo: A Dirty Carnival
Titolo originale: Biyeolhan geori
Corea del Sud: 2006. Regia di: Ha Yoo Genere: Azione Durata: 141'
Interpreti: Chun Ho-jin, In-jae Heo, Ku Jin, In-seong Jo, Byeong-chun Kim, Yun-Hee Kim, Tae-won Kwon, Bo-young Lee, Jong-hyeok Lee, Sang-yi Lee
Sito web ufficiale:
Sito web italiano:
Nelle sale dal: Inedito
Voto: 7,5
Trailer
Recensione di: Francesca Caruso
L'aggettivo ideale: Amaro
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Presentato al 9° Udine Far East Film Festival, il gangster movie sudcoreano “A Dirty Carnival” è ora disponibile in Dvd, distribuito dalla Tucker Film e Cecchi Gori Home Video.
Scritto e diretto da Yu Ha (o Yoo Ha), il film segue l’ascesa e la rovinosa e veloce caduta di Byung-doo, un delinquente che vuol fare carriera per aiutare finanziariamente la madre ammalata, la sorella e il fratello.
Quando il presidente Hwang si lamenta di un procuratore che gli sta sempre tra i piedi, Byung-doo si offre di farlo sparire, scavalcando il suo capo, che si era rifiutato. Nel frattempo il vecchio compagno di scuola Min-ho – che vuol scrivere una sceneggiatura sulla vita dei gangster – chiede di poter intervistare lui e i suoi tirapiedi.
Yu Ha mostra con intelligente lucidità un universo governato da ipocrisie e voltagabbana, che col miraggio di una migliore posizione lavorativa, tradiscono ‘la famiglia’, come il protagonista suole chiamare i suoi sottoposti.
In una staffetta, punteggiata da serate trascorse al karaoke, si susseguono cambi di ruolo dei capi ‘secondari’, mentre il presidente Hwang rimane incollato alla sua poltrona. Solo l’epilogo potrebbe lasciar pensare ad un futuro diverso per il presidente, sottolineando al contempo la ripetitività dell’agire criminale.
Ci sarà sempre un Byung-doo che vuol fare carriera e ucciderà il suo capo, diventando a sua volta un capo, che potrebbe essere ucciso da un suo tirapiedi, e così fino all’infinito.
Di differente in Byung-doo c’è la ricerca della normalità, individuata nell’onestà di Hyun-joo. La strada intrapresa non sembra piacergli molto, in realtà, ma è quella più facile per fare soldi e aiutare la sua famiglia. Byung-doo si sente responsabile, facente le veci di un padre che non c’è. Lo si vede chiedere più di una volta al suo capo di svolgere dei compiti più remunerativi, senza tuttavia ottenerli. Quando inizia a frequentare Hyun-joo vede un’ipotetica via d’uscita nel suo amore.
I personaggi sono ben delineati, quanto l’ambiente in cui vivono. Yu Ha fa un ottimo lavoro anche con la resa dei combattimenti per strada.
Tutti i pestaggi mostrano un’esplosione di rabbia, in cui il protagonista dà sfogo alla sua profonda frustrazione, e all’impotenza di fronte agli atteggiamenti menefreghisti del suo capo.
“A Dirty Carnival” è un film sincero, amaro, in cui ad ogni azione corrisponde un effetto (e lo scotto da pagare può essere molto alto).
Lo spettatore entra in empatia con Byung-doo, la sua sorte gli sta a cuore, lo si vorrebbe aiutare, rimanendo testimone impotente di ciò che gli accade. Nonostante si capisca in che direzione andrà il finale, si rimane ugualmente coinvolti dagli eventi. Si è emotivamente partecipi ogni qualvolta Byung-doo è presente e nello scontro finale lo si è ancora di più. Zo In-sung è davvero bravo a caratterizzarlo.
Al contrario si è guardinghi nei confronti di Min-ho, che indirettamente determina le sorti dell’amico.
Min-ho sfrutta le conoscenze di Byung-doo, raccoglie le sue confidenze per il successo del suo film, senza preoccuparsi di cosa potrebbe capitare all’amico. È un opportunista travestito da ingenuo, eppure Byung-doo lo protegge fino in fondo. Ciò che non prova Byung-doo per l’amico, lo nutre lo spettatore per lui.
Per chi ama il cinema asiatico, per chi ama i gangster movie, per chi ama il cinema “A Dirty Carnival” è una scelta che merita di essere fatta.
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