Bastardi senza gloria
Titolo originale: Inglourious Basterds
USA: 2009. Regia di: Quentin Tarantino Genere: Azione Durata: 148'
Interpreti: Brad Pitt, Samuel L. Jackson, Diane Kruger, Eli Roth, Mike Myers, B.J. Novak, Cloris Leachman, Julie Dreyfus, Mélanie Laurent, Christoph Waltz, Daniel Brühl, Samm Levine, Til Schweiger
Sito web: www.inglouriousbasterds-movie.com
Nelle sale dal: 02/10/2009
Voto: 9
Trailer
Recensione di: Francesco Manca
L'aggettivo ideale: Affascinante
Sai che ti dico? Questo potrebbe essere il mio Capolavoro…
Presentata lo scorso maggio alla 62a edizione del Festival di Cannes, arriva finalmente in Italia l’ultima attesissima fatica di quel geniaccio amato/odiato che porta il nome, ormai indelebilmente scolpito nella storia del cinema contemporaneo, di Quentin Tarantino.
Tutto parte da “Quel maledetto treno blindato”, storico war-movie del 1977 firmato Enzo G. Castellari di cui Tarantino si è follemente innamorato, e non solo di questo specifico titolo ma di tutta la filmografia nostrana di genere appartenente agli anni ’60 e ’70 (non a caso, Sergio Leone rappresenta il suo orgasmo cinefilo…), ma non fatevi fuorviare dalle apparenze: quello di Tarantino, eccetto il titolo (originale), non è né un remake né un omaggio al film di Castellari, bensì una personalissima revisione del cinema tedesco, francese e italiano risalente a prima della metà dello scorso secolo.
“Inglorious Basterds”, infatti, trova la sua collocazione temporale nel 1944, sul finire della Seconda Guerra Mondiale, anno in cui il Tenente Aldo Raine riunisce una schiera di soldati ebrei soprannominati i ‘Bastardi’ con l’intento di sterminare ogni nazista che capiti a tiro.
Più che un film, Tarantino ha dato vita ad un romanzo, non solo per via della suddivisione in capitoli della storia ma per lo stile così appassionato e accurato che il regista adotta nella costruzione di tutte le sequenze, dalla prima all’ultima; la descrizione dei paesaggi e dei volti degli interpreti, la strutturazione dei dialoghi e la rappresentazione della violenza iperrealista e onnipresente nel cinema del regista italo americano fanno appassionare talmente lo spettatore al film che egli stesso, come detto, non crede più di trovarsi in una sala cinematografica di fronte ad un grande schermo ma piuttosto in un luogo appartato e fuori dal mondo sfogliando le pagine di un libro, un grande libro che ha il potere di trasformare le sue parole in immagini, immagini forti e spazianti che, nel bene e/o nel male, attraversano la mente e soprattutto il cuore di ogni spettatore.
L’effetto, ovviamente, varia da persona a persona, poiché ricordiamo che il cinema di Tarantino è soggettivo, e anche per il suo più accanito amante la sensazione non è mai la stessa.
Dimenticatevi “Le iene” e “Pulp Fiction”, ormai Quentin è passato ad un cinema più maturo, e lo ha dimostrato già nel 1997 quando si ritrovò di fronte ad un mezzo flop, almeno commerciale, del suo poliziesco dal titolo “Jackie Brown”, nel quale, secondo molti, traspariva per la prima volta il Tarantino maturo, che ha indubbiamente voglia di manifestare le sue velleità autoriali e lasciarsi alle spalle il cinema, meno freddo e più divertente dei due film sopraccitati che lo hanno imposto come mentore del cinema anni ’90. Il percorso di maturità, Tarantino lo ha proseguito nel dittico “Kill Bill” e lo ha (solo momentaneamente) abbandonato nell’esperito double-feature “Grindhouse”, in cui, a divertirsi, erano praticamente solo lui e il compagno d’avventure Robert Rodriguez..
Con “Inglorious Basterds”, Tarantino raggiunge finalmente la tappa del suo percorso di maturità autoriale (perché, diciamolo pure, il buon Q. è un Autore con i contro cazzi), realizzando un film potente, che trasuda amore per il cinema e che vuole coinvolgere non solo i Tarantiniani Doc ma tutti coloro che, magari, sono appena entrati in contatto con il suo cinema.
A questo proposito, è d’obbligo evidenziare il fatto che non è assolutamente vero che, come qualcuno ha detto, Tarantino non vuole più divertirsi insieme al ‘Suo’ pubblico ma solo in compagnia dei suoi più stretti amici e collaboratori (il Rodriguez di poco fa, tanto per citare un nome), ma stava invece cercando di evolversi (e ci sta riuscendo), sia come uomo che come cineasta, proprio insieme ai suo amici ‘spettatori’, che hanno seguito tutti i suoi film e che hanno contribuito (non poco!) a farlo diventare ciò che è ora, ovvero, uno dei registi e autori più venerati, idolatrati e, al contempo odiati degli ultimi vent’anni e che, probabilmente, stanno anche loro evolvendosi con lui.
Semplicemente straordinaria è anche la sua capacità di dirigere e, ancor più, di scegliere gli attori che dovranno recitare nelle sue pellicole; basti pensare che nel cast di “Inglorious Basterds”, il vero mattatore è niente meno che uno ‘sconosciuto’, tale Christoph Waltz, 54enne attore austriaco che, fino ad ora, aveva realizzato più che altro prodotti televisivi e che, grazie a Tarantino, sta rapidamente diventando una star a livello internazionale grazie al suo impressionante e strabiliante talento dimostrato nell’interpretare un ruolo estremamente complesso come quello del Colonnello nazista Hans Landa; lo conferma il Premio per la migliore interpretazione maschile all’ultimo Festival di Cannes.
E un bravo anche a Brad Pitt, che veste con innata eleganza i panni sornioni del Tenente Aldo Raine confermando una volta di più di aver intrapreso, anch’esso, come Tarantino, un percorso di maturazione artistica e personale, riuscendo a passare con straordinaria disinvoltura da un ruolo sopra le righe e stravagante come quello del personal trainer Chad Feldheimer, interprete del film dei fratelli Coen, “Burn After Reading”, ad un altro di stampo completamente differente come quello dell’anomalo Benjamin Button nell’omonima pellicola di David Fincher fino a questo ancora più differente intrapreso in “Inglorious Basterds”.
Eccellenti anche tutti gli altri interpreti: da Eli Roth (che nella gag ‘siciliana’ si chiama Antonio Margheriti, chiaro omaggio al celebre e compianto regista italiano di b-movies) a Michael Fassbender, da Daniel Brühl a Til Schweiger, da Mélanie Laurent a Diane Kruger fino al curioso Mike Myers (Generale Ed Fenech, altro evidente omaggio al nostro cinema di serie B, questa volta riguardante la nostra cara Edwige) in un ruolo di contorno ma portato comunque avanti distintamente.
Quasi scontato dire che il reparto tecnico è non buono ma superbo, soprattutto per l’eccelsa fotografia di Robert Richardson (già collaboratore per Tarantino in “Kill Bill”), per il superlativo montaggio di Sally Menke (fedelissima collaboratrice del regista) e per l’accuratissima e raffinata ricostruzione scenografica di David Wasco (anch’egli uno dei più fedeli collaboratori di Quentin).
Ma cos’è alla fine “Inglorious Basterds”? E’ un’opera maestosa, eccitante, realizzata da persone, una in particolare, che ama il cinema e che fa a sua volta innamorare del cinema.
Spiazzante e incomprensibilmente affascinante come un sogno…
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