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Titolo: Hitman: Agent 47
Titolo originale: Hitman: Agent 47
USA 2015 Regia di: Aleksander Bach Genere: Azione Durata: 108'
Interpreti: Zachary Quinto, Rupert Friend, Ciarán Hinds, Thomas Kretschmann, Hannah Ware, Emilio Rivera, Dan Bakkedahl, Rolf Kanies, Michaela Caspar
Sito web ufficiale: www.foxmovies.com/movies/hitman-agent-47
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 29/10/2015
Voto: 6
Recensione di: Francesca Caruso
L'aggettivo ideale: Potenziale
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C’è una nuova sfida per l’Agente 47 - l’assassino modificato geneticamente dotato di forza, resistenza e intelligenza - dopo quella affrontata nel 2007 nel film “Hitman – L’assassino”. Tratto da una serie di videogiochi, questo episodio si riferisce nello specifico al videogioco ‘Hitman: Absolution’.
Con questa nuova produzione la 20th Century Fox prova a dare ancora una volta spazio ad un personaggio amato nella sfera virtuale dei videogames.
Dopo aver creato l’assassino perfetto e visto l’uso che se ne vuol fare, lo scienziato Piotr Litvenko sparisce nel nulla, lasciando la figlia Katia a badare a se stessa. Diversi anni più tardi all’Agente 47 viene dato l’ordine di rintracciare Katia e scovare suo padre per fermare la ripresa del progetto e quindi la creazione di un esercito di assassini perfetti.
L’Agente 47 dovrà vedersela con un clone che sembra essere indistruttibile.
Con un costo di 35 milioni di dollari, negli Stati Uniti il film ne guadagna 22 milioni e complessivamente nel mondo 81 milioni. Demonizzato da buona parte della critica, “Hitman: Agent 47” avrebbe potuto rendere di più, ma è pur sempre un film d’azione tratto da un videogioco, che vuol puntare sull’ambientazione patinata di Berlino e Singapore, sugli scontri corpo a corpo, sugli inseguimenti in auto, sugli effetti della Computer Grafica e aspira a buone coreografie dei combattimenti. L’esile sceneggiatura e l’inesistente psicologia dei personaggi rientrano nel modus operandi di un certo tipo di pellicole. A suo favore c’è il ritmo sempre sostenuto, che prosegue la sua corsa fino all’epilogo, poco coinvolgente. Nonostante si capisca dove vuol andare a parare, il suo procedere innesca comunque una sorta di curiosità.
Per quanto riguarda le interpretazioni si distingue tra i due “perfetti assassini” la protagonista femminile Hanna Ware, che riesce a incanalare bene le diverse emozioni di Katia e si dimostra più tosta delle letali macchine da guerra. Rupert Friend – distintosi particolarmente nel ruolo dell’agente della CIA nella serie televisiva “Homeland” – non incarna appieno l’Agente 47, mancandogli la giusta intensità.
Nell’interpretare l’antitesi dell’Agente 47, Zachary Quinto risulta essere antipatico in maniera fastidiosa, oltre a non essere credibile.
Nel suo complesso è un film godibile, che trova il suo pubblico: quello che ama l’azione in qualsiasi forma sia espressa, quello che non ne ha ingurgitati abbastanza e non ha un prominente metro di paragone e quello che vuole semplicemente essere intrattenuto senza troppe pretese.
L’idea di base, in effetti, è buona, una maggiore cura degli elementi a disposizione e un protagonista carismatico avrebbero determinato un risultato ottimale.
La serie di film “Resident Evil”, per esempio, è forte di una protagonista di talento e carismatica. È Milla Jovovich a reggere la fragile impalcatura della sceneggiatura (soprattutto quella dei sequel).
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