Nemico Pubblico n° 1 – L’istinto di morte
Titolo originale: L'instinct de mort
Francia, Canada, Italia: 2008 Regia di: Jean-Francois Richet Genere: Azione Durata: 110'
Interpreti: Vincent Cassel, Cecile De France, Gerard Depardieu, Gilles Lellouche, Roy Dupuis, Elena Anaya, Michel Duchaussoy, Myriam Boyer, Florence Thomassin, Abdelhafid Metalsi
Sito web: www.mesrine-lefilm.com
Nelle sale dal: 13/03/2009
Voto: 7
Trailer
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Recensione di: Francesca Caruso
Il film è un dittico. Il materiale era così ricco, da far decidere ai realizzatori di dividerlo in due parti, separate e differenti, corrispondenti alle varie fasi della vita di Jacques Mesrine. Il dittico è ispirato al romanzo autobiografico di Mesrine, che scrisse in carcere.
Il soldato dell’esercito francese Mesrine è di stanza in Algeria e viene “iniziato” a uccidere un prigioniero. Inizia così la sua ascesa criminale.
Tornato a casa dai genitori, la convivenza dura poco. Jacques è un ambizioso, in cerca di denaro facile, così entra a far parte della banda di Guido, un boss locale.
Tra una rapina e l’altra conosce Jeanne Schneider, spregiudicata e amante del rischio quanto lui. Insieme organizzano una sequela di rapine a mano armata che li porta da Parigi a Montreal.
Il carcere ben presto li accoglierà tra le sue braccia, ma per quanto tempo?
In Francia la figura di Jacques Mesrine è molto conosciuta, tanto da considerarsi un' icona del contro potere anche dai giovani d’oggi. Raffigura l’immagine della ribellione.
Questo è anche un film su di un epoca, gli anni’60. Attraverso lo sviluppo degli avvenimenti viene delineato il periodo in cui viveva il protagonista, che gli ha permesso di essere quello che sarebbe diventato: il nemico pubblico n°1. Un periodo in cui la ribellione era all’ordine del giorno, ribellione verso la famiglia e verso lo Stato, ma erano anche anni di cambiamento.
Jacques (Vincent Cassel) è stato soprannominato l’uomo dai mille volti. Oltre all’arte di camuffarsi l’uomo mostra una personalità intricata e non facilmente racchiudibile in un cliché da gangster.
È uno showman, gli piacciono i media e gioca con loro, riuscendo a manipolarli a suo favore.
È un opportunista, possiede carisma e talento, che se avesse usato per fini legittimi, avrebbe realizzato grandi cose. Grandi cose le ha comunque attuate, in negativo però. Il pubblico, da una sequenza all’altra, è disorientato, non sa cosa pensare, non riesce a identificarlo nel bene o nel male.
Jacques si rivela una simpatica canaglia, inducendo lo spettatore a parteggiare per lui, in più di un occasione. Un attimo dopo si mostra spietato uccidendo a sangue freddo o picchiando la moglie mettendogli la pistola in bocca, in quei momenti lo si vede con altri occhi. Il regista alterna così gli stati d’animo dello spettatore.
Richet pone uno sguardo lucido su un personaggio controverso, in alcune sequenze però sembra volerlo mitizzare, non riuscendo a mantenere il distacco.
L’azione è molto presente nel film, senza essere fine a se stessa. Il regista crede che l’azione debba seguire il personaggio enfatizzandone l’evoluzione nell’arco del racconto, senza essere ostentata o sminuire il percorso interiore del protagonista.
I realizzatori si sono documentati approfonditamente, leggendo tutto ciò che riguardava Mesrine.
Hanno fatto vari collegamenti, cercando di estrapolare la verità, o una presunta tale, perché ancora oggi non ci sono le prove su quali e quanti omicidi avesse compiuto, nonostante le dichiarazione fatte dallo stesso autore nel libro.
La fotografia delinea perfettamente l’atmosfera emotiva che il protagonista respira.
I colori dominanti sono il nero, il blu e il rosso, che ben rappresentano il suo istinto di morte.
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