Nemico Pubblico n° 1 – L’istinto di morte
Titolo originale: L'instinct de mort
Francia, Canada, Italia: 2008 Regia di: Jean-Francois Richet Genere: Azione Durata: 110'
Interpreti: Vincent Cassel, Cecile De France, Gerard Depardieu, Gilles
Lellouche, Roy Dupuis, Elena Anaya, Michel Duchaussoy, Myriam Boyer,
Florence Thomassin, Abdelhafid Metalsi
Sito web: www.mesrine-lefilm.com
Nelle sale dal: 13/03/2009
Voto: 5
Trailer
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Recensione di: Piergiorgio Ravasio
In un'epoca dove sequel e prequel sono all'ordine del giorno, non capita spesso di assistere, invece, ad un film diviso in due parti e la cui distribuzione avviene nell'arco di poche settimane. Stiamo parlando di questo "Nemico pubblico numero 1": ora "L'istinto
di morte" e, tra un mesetto circa, "L'ora della fuga".
Un progetto, a detta del regista, la cui vastità ha obbligato alla suddivisione della vicenda in due film separati e differenti (pur se girati simultaneamente), corrispondenti a ciascun atto della vita del protagonista e che rispecchiano rigorosamente l'ordine cronologico
degli eventi del personaggio principale. Ma chi sarà l'eroe dalla vita così ricca e complessa, tale per cui risulti impossibile il comprimerla nelle solite due ore?
A dare corpo e anima sullo schermo ad uno degli uomini più ricercati nella Francia degli anni '60 e '70 ci pensa il marito della Monica di casa nostra. Belloccio (più che "belluccio") è il Vincent Cassel che, dopo avere stretto il "Patto coi lupi" ed aver solcato i "Fiumi di
porpora" (non dimentichiamo il più recente "La promessa dell'assassino", a cui Cronenberg affida quel ruolo tanto intenso quanto commovente di figlio di un boss) ora impersona Jacques Mesrine al ritorno a casa dalla guerra di Algeria.
Il padre lo vorrebbe sistemato con un buon lavoro, ma il giovane preferisce la carriera nel mondo della malavita. Un'esistenza costellata da furti, nonostante la vicinanza di una moglie che cerca di
dissuaderlo da questo stile di vita e l'arrivo di una figliola venuta al mondo in maniera del tutto inattesa.
L'ascesa nel mondo della criminalità non tarda ad arrivare. E così Mesrine, l'incredibile ragazzo sognatore venuto ai ferri corti col suo ambiente sociale, nonostante una famiglia abbiente alle spalle, poco a poco si costruisce addosso l'immagine di gangster ribelle e arrogante, plasmando il suo destino e facendo di sé una leggenda vera e propria. Esiliato in Canada, viene arrestato ma riuscirà anche a fuggire dalle prigioni di Stato.
Senza volerlo dipingere come modello o supereroe, la direzione di Jean-François Richet arriva a descrivere il criminale più famoso di Francia (a trent'anni giusti dalla sua morte) in tutte le sue complessità, senza tralasciare gli aspetti più oscuri della sua vicenda, cercando di far emergere la vera storia dell'uomo che si cela dietro all'icona. Purtroppo, però, non bastano le buone intenzioni, seppur accompagnate da buone intuizioni, a fare di una storia un film profondo. La sceneggiatura, nata sulla base del romanzo autobiografico (scritto dallo stesso Mesrine prima dell'evasione dal carcere), pecca di ritmo narrativo poco serrato e poco avvincente, facendo naufragare il film in un mix di scarsa azione, humor e romanticismo.
Il buon talento e carisma di Cassel, meglio manifestato in altre pellicole, ha solo il desiderio di conferire al personaggio la giusta dose di intensità; ma il risultato è una cozzaglia di giallo, poliziesco e sbiadita volontà di ricalcare le orme dei gloriosi classici anni '70 che riuscivano a catturare l'attenzione dello spettatore.
Così l'attore ha definito il suo personaggio: "Uno che ama le donne, le armi, le banche e la gloria. Dichiarato nemico pubblico numero uno sia in Francia che in Canada, è il gangster più famoso dei suoi tempi.
Ama il cinema e vive la vita prendendo a modello i film. Inventa la sua personale epopea, in bilico tra romanticismo e crudeltà, tra esuberanza e tragedia".
Ma alla fine chi era Mesrine?
Un ragazzo proveniente da una famiglia benestante, un militare di leva durante la guerra d'Algeria, un donnaiolo, un rapinatore di banche, un padre amorevole, un artista della fuga, un uomo estremamente violento o un abile manipolatore mediatico?
Forse un po' tutte queste maschere che lui amava indossare e che lo hanno reso noto come "l'uomo dai mille volti". E forse è proprio questa eccessiva pretesa che ci lascia alquanto perplessi e finisce per non convincerci fino in fondo.
Nel suo testamento Mesrine scriveva: "La morte è un'amante fedele che non lascia i suoi innamorati. Se vivi nell'ombra non ti avvicinerai mai al sole. All'inferno puoi divertirti davvero. Solo le persone che non
si sono annoiate a morte sulla terra possono andarci." Sembrava presagire la sua fine: quella che forse già ci si aspetta dopo un'ora di proiezione. Ben sapendo che il seguito, molto probabilmente, non avrà il grande “seguito” desiderato. Forse era meglio condensare il tutto in una sola serata.
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