Rogue il solitario
Titolo originale: War
USA: 2007. Regia di: Philip Atwell Genere: Azione Durata: 103'
Interpreti: Jet Li, Jason Statham, John Lone, Devon Aoki, Luis Guzmàn, Saul Rubinek, Ryo Ishibashi, Sung Kang, Mathew St. Patrick, Nadine Velazquez, Andrea Roth
Sito web: www.warthefilm.com
Nelle sale dal: 18/07/2008
Voto: 5
Recensione di: Nicola Picchi
John Crawford è un incarognito agente dell’FBI ossessionato dalla morte di un suo collega ed amico, ucciso anni prima insieme alla sua famiglia dal misterioso killer Rogue. Ora Rogue è tornato, e a San Francisco conduce una indecifrabile guerra personale, destreggiandosi tra la yakuza e le triadi di Hong Kong. Forse questa volta Crawford avrà la sua occasione per incastrarlo e pareggiare i conti in sospeso.
Davvero non si avvertiva la mancanza dell’ennesimo action videoclipparo, diretto dall’esordiente Philip Atwell alla maniera di un Tony Scott in carenza di steroidi. Non ha senso propagandare un’idea di cinema totalitaria, bolsa e fracassona, già morta e sepolta una quindicina d’anni fa, e pretendere di aver ragione. L’atroce pasticcio degli sceneggiatori Lee Smith e Gregory Bradley ricicla spunti da “Yojimbo” di Kurosawa (e Hammett, e Leone e bla bla...), saccheggiando senza pudore il John Woo americano, con twist telefonati che invogliano allo sbadiglio più che alla sorpresa. Già l’idea di una lotta senza quartiere tra yakuza e triadi cinesi, per ruggine di vecchia data e per il possesso di un preziosissimo equino della dinastia Chang, è di accorata stupidità, ma che dire dei ninja (notoriamente il braccio armato della yakuza. O no?) con la katana o delle didascalie esplicative che ci segnalano un “Distretto Yakuza” e un “Distretto delle Triadi”? Nella fremente attesa di un quartiere colombiano e di uno della mafia russa e, perchè no, di un distretto della camorra, magari accanto al Golden Gate, un cereo Jet Li, con l’espressione impenetrabile che giustamente riserva alle produzioni occidentali, garantisce l’eterno riposo a un discreto numero di stuntmen, sia con metodi tradizionali che con dobermann esplosivi, facendo salire vertiginosamente il bodycount. Mentre la vicenda si complica per l’inaspettata ecatombe di chirurghi specializzati in ricostruzioni maxillofacciali, Jason Statham grugnisce episodiche battute studiando da Bruce Willis, ma difetta sia di carisma che di ironia, e disgraziatamente i bei tempi di “Crank” sembrano già lontani. L’unica consolazione per il malcapitato spettatore è rivedere sullo schermo l’ottimo caratterista Luis Guzman e, soprattutto, il sempre carismatico John Lone (L’ultimo imperatore, L’anno del dragone), assente da molti anni, nel ruolo di Chang, il boss delle triadi.
Se anche Atwell si è studiato gli action di Hong Kong, evidentemente non li ha compresi, e preferisce affidarsi al solito montaggio spasmodico ed ebete (di Scott Richter), ormai fortunatamente passato di moda e finito, come si diceva una volta, nella pattumiera della storia. Le scene di azione, nonostante siano coreografate da Cory Yuen, sono riprese e montate in maniera talmente dilettantesca che in Asia lancerebbero pop corn contro lo schermo un attimo prima di abbandonare la sala, per cui, se potete, risparmiatevi questo stress aggiuntivo e indirizzatevi altrove.
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