Full metal jacket
Titolo originale: Full Metal Jacket
USA: 1987 Regia di: Stanley Kubrick Genere: Bellico Durata: 116'
Interpreti: Matthew Modine, Adam Baldwin, Vincent D'Onofrio, R. Lee Ermey, Dorian
Harewood, Arliss Howard, Kevyn Major Howard, Ed O'Ross, John Terry,
Kieron Jecchinis, Bruce Boa, Kirk Taylor.
Sito web:
Nelle sale dal: 1988
Voto: 8
Trailer
Recensione di: Samuele Pasquino
Dei giovani vengono addestrati per diventare macchine da guerra. Alcuni cederanno, gli altri andranno tutti in Vietnam, dove assisteranno ad episodi di violenza inaudita, affrontando un nemico agguerrito.
Questo film del grande regista Stanley Kubrick rimane uno dei migliori mai realizzati sulla guerra del Vietnam.
C'è una vera e propria indagine psicologica, atta a scoprire e rivelare il modo in cui la guerra agisce sulla natura umana, come essa muta l'animo, quanto dolore possa provocare un evento di tale portata. Viene trattato il soldato in quanto tale, il suo coraggio, le sue debolezze, l'esitazione che può decidere le sorti di una battaglia, in un ritratto quanto mai crudo e realistico.
Il film inizia con l'addestramento e i soprusi verbali del sergente Hartman, il quale prende di mira una recluta e la umilia di fronte a tutti, portandolo praticamente alla pazzia. L'ambiente della caserma è crudele e impietoso, forma soldati pronti a uccidere.
Le conflittualità che si instaurano all'interno delle camerate crea una belligeranza che si fa preludio della guerra combattuta in Vietnam, alcuni meccanismi si mettono in moto, altri saltano, non ci sono schemi definiti che possano delineare una qualche sorta di prevedibilità. Tutto viene improvvisato e le reclute non fanno che sottomettersi alla crudeltà del loro destino, un lampante invito al massacro. Nella seconda parte del film gli uomini vengono assegnati ai vari reparti e uno di loro, Joker, diventa reporter di guerra, testimone di un conflitto inutile, dispendioso e crudele.
A Matthew Modine viene affidato un personaggio complicato ma coerente con le proprie scelte, è acuto, affidabile e coraggioso, nonostante il suo incarico di giornalista di guerra, sebbene militare, lo releghi in seconda fila rispetto ad altri compagni che muoiono a centinaia. Attraverso i soldati, filmati in azioni esemplari e coraggiose a fini propagandistici, si delinea un gioco di potere e conquista che tiene poco conto di numeri e statistiche, in un clima in cui molto poco sembra avere veramente un senso.
Kubrick, con il suo stile freddo ma riflessivo, apparentemente distaccato ma in realtà estremamente attento alle dinamiche in gioco, dirige un atto d'accusa nei confronti di una guerra che ancora oggi fa discutere in America.
Le sue inquadrature dagli sfondi fatiscenti, i movimenti di macchina che si alternano fra accademica stabilità e camera a mano, il suo indugiare con cinismo in macabri dettagli sono caratteristiche necessarie e aderenti ad un verismo simbolico atto a spiegare con toni forti una tragedia immane che ha sconvolto un'intera nazione.
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