Per festeggiare l'uscita del nuovo video “Autopia Zen 41600”
il videomaker Daniele Carrer e Stranoweb.com pubblicano www.danielecarrer.eu.
Nel sito, oltre ai cortometraggi dell'autore, si potranno consultare le
interviste, la rassegna stampa e le critiche ricevute in una carriera che è
iniziata al tramonto dell'epoca del montaggio analogico ed è proseguita fino
all'ultimo lavoro, scritto insieme al Professor Conti dell'Università Ca'
Foscari di Venezia e incentrato sul tema dell'impatto delle automobili nella
società moderna.
Daniele Carrer è nato a Conegliano (TV) nel 1977. Ha
iniziato a frequentare il mondo dei Festival nella seconda metà degli anni 90,
ricevendo in carriera 30 premi e vincendo nel corso dell'ultimo anno il Sony
Short Film Festival di Milano, il T-rex Short Movie Challenge di Berlino, il
“Cinecorto Romano” e venendo selezionato, tra gli altri, all'Angel Film
Festival e al Portobello Film Festival di Londra, al Karafilm Festival di
Karachi (Pakistan) e all'Harvest Film Festival (Australia). Con il
cortometraggio “Il mio mondo personale II parte: 1977” nel corso del 2007 sarà
in tour negli USA grazie alla rassegna itinerante IFCT (International Festival
of Cinema and Technology). I suoi lavori sono stati trasmessi dalla RAI (“GAP”,
stagione 2002/2003) e dal programma di La7 “La 25a ora”, che nel 2005 gli ha
dedicato una puntata monografica trasmettendo 11 suoi cortometraggi e
intervistandolo in studio.
AUTOPIA ZEN 41600
Un corto sulla civiltà dell’automobile
Giorgio Conti
L’ispirazione per realizzare
questo corto sulla civiltà dell’automobile nella società postindustriale è nata
ad Affi (VR). Un piccolo comune-cerniera tra la grande direttrice autostradale
per il Brennero, l’ingresso al Lago di Garda e le sedi di attività produttive e
commerciali con una utenza d’Area vasta. Ad Affi è stata realizzata una delle
rotatorie più grandi d’Italia, nelle strade d’accesso sono stati collocati dei
cartelli stradali che inibiscono l’ingresso ai pedoni: si è realizzato un luogo
totalmente autocentrico.
Le geniali analisi di
Marshall Mc Luhan riferite all’auto, come “protesi” dei nostri piedi per
aumentare la velocità umana, sono state azzerate: siamo noi ad essere diventati
una protesi dell’auto: i soli pedoni non possono più circolare.
Ad Affi si è realizzata
l’Autopia: la preminenza dello spazio dei flussi su quello dei luoghi. Questi
ultimi, trasformati in “non luoghi” –per dirla con Marc Augé- si collocano
proprio là dove si intensificano i flussi. Nella società dell’Autopia le città
della produzione sono state soppiantate da quelle del consumo, un consumo
imperniato sul fascino delle immagini.
La pubblicità delle auto è
tra le più compulsive e onnipresenti. Di qui l’impossibilità di competere con
una sola giornata all’anno dedicata all’educazione stradale o con sporadici
spot, promossi da volonterosi Enti locali, sulle stragi stradali.
L’obiettivo del corto non è
educare (educere) , ma svelare cosa
induce (inducere) a dare un ruolo
così strategico alla mobilità privata. Ruolo che va al di là della
considerazione dell’auto come semplice mezzo di locomozione. L’auto è status
symbol, libertà (spazio-temporale) di spostamento, esalta l’individualismo, è
agente fondante del cambiamento dei paesaggi urbani rurali e delle modalità di
insediarsi.
Queste le finalità del
soggetto del corto. La struttura della sceneggiatura è scandita dalle fasi (o
meglio, tappe, per usare un termine automobilistico) dell’età evolutiva in
rapporto ai valori della civiltà dell’Autopia.
Si può essere concepiti in
auto, dopo la nascita usciti dall’ospedale l’imprinting con la società è mediato dall’auto: il mondo viene
traguardato attraverso il vetro anteriore dell’auto. Poi arrivano i primi
giochi: le automobiline; con la pubertà ci si cimenta con i giochi proibiti
delle playstation : vince chi uccide
più pedoni. Con l’adolescenza ci si confronta con gli autoscontri dei luna park
e con i go-kart. Infine, con la raggiunta maturità (anagrafica), la scelta
cruciale della vita: quale auto poter/voler scegliere per la propria
auto-rappresentazione e l’ingresso nella società dell’Autopia?
Si realizza il sogno della
giovinezza: dalla mobilità simulata a quella praticata, Ma tanti micro-sogni
individuali si concretizzano nel macro-incubo del traffico, nell’inquinamento
atmosferico, nella incidentalità e nella mortalità stradale.
Al film ha partecipato,
nella definizione del soggetto, della sceneggiatura e della regia Daniele
Carrer. Un giovane film maker di Conegliano Veneto che si è segnalato, a
livello nazionale e internazionale, per i suoi corti particolarmente critici
nei confronti dei valori immanenti che conformano la società del Nord-Est.
A lui, in particolare, si
deve lo stile comunicativo del montaggio: sincopato, veloce, quasi un hip-hop visivo, tecnicamente rigoroso,
surreale e ironico, ma drammaticamente realista.
Il titolo enciclopedico del
corto è: “Autopia Zen 41600”. Sull’Autopia si è già detto; la scelta del
termine Zen è mediata dalla predominanza che hanno sempre più le rotatorie
nelle strategie infrastrutturali, un rimando alla concezione circolare della
vita nella filosofia buddista. 41600
sta ad indicare la mortalità per incidenti stradali, in un anno (2005),
in Europa; i feriti sono stati oltre 1.900.000.
Una guerra guerreggiata che
nessuno ha mai dichiarato, con la quale tutti ci “scontriamo” quotidianamente e
con la quale pochi si confrontano.
Il film è visibile sul sito:
www.daniele.carrer.eu
Buona visione.
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