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AUTOPIA ZEN 41600 Un corto sulla civiltà dell'automobile PDF Stampa E-mail
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Scritto da Federico Albani   
domenica 15 aprile 2007

Per festeggiare l'uscita del nuovo video “Autopia Zen 41600” il videomaker Daniele Carrer e Stranoweb.com pubblicano www.danielecarrer.eu. Nel sito, oltre ai cortometraggi dell'autore, si potranno consultare le interviste, la rassegna stampa e le critiche ricevute in una carriera che è iniziata al tramonto dell'epoca del montaggio analogico ed è proseguita fino all'ultimo lavoro, scritto insieme al Professor Conti dell'Università Ca' Foscari di Venezia e incentrato sul tema dell'impatto delle automobili nella società moderna.

danilel.jpegDaniele Carrer è nato a Conegliano (TV) nel 1977. Ha iniziato a frequentare il mondo dei Festival nella seconda metà degli anni 90, ricevendo in carriera 30 premi e vincendo nel corso dell'ultimo anno il Sony Short Film Festival di Milano, il T-rex Short Movie Challenge di Berlino, il “Cinecorto Romano” e venendo selezionato, tra gli altri, all'Angel Film Festival e al Portobello Film Festival di Londra, al Karafilm Festival di Karachi (Pakistan) e all'Harvest Film Festival (Australia). Con il cortometraggio “Il mio mondo personale II parte: 1977” nel corso del 2007 sarà in tour negli USA grazie alla rassegna itinerante IFCT (International Festival of Cinema and Technology). I suoi lavori sono stati trasmessi dalla RAI (“GAP”, stagione 2002/2003) e dal programma di La7 “La 25a ora”, che nel 2005 gli ha dedicato una puntata monografica trasmettendo 11 suoi cortometraggi e intervistandolo in studio.

 

AUTOPIA ZEN 41600
Un corto sulla civiltà dell’automobile
Giorgio Conti

L’ispirazione per realizzare questo corto sulla civiltà dell’automobile nella società postindustriale è nata ad Affi (VR). Un piccolo comune-cerniera tra la grande direttrice autostradale per il Brennero, l’ingresso al Lago di Garda e le sedi di attività produttive e commerciali con una utenza d’Area vasta. Ad Affi è stata realizzata una delle rotatorie più grandi d’Italia, nelle strade d’accesso sono stati collocati dei cartelli stradali che inibiscono l’ingresso ai pedoni: si è realizzato un luogo totalmente autocentrico.
Le geniali analisi di Marshall Mc Luhan riferite all’auto, come “protesi” dei nostri piedi per aumentare la velocità umana, sono state azzerate: siamo noi ad essere diventati una protesi dell’auto: i soli pedoni non possono più circolare.
Ad Affi si è realizzata l’Autopia: la preminenza dello spazio dei flussi su quello dei luoghi. Questi ultimi, trasformati in “non luoghi” –per dirla con Marc Augé- si collocano proprio là dove si intensificano i flussi. Nella società dell’Autopia le città della produzione sono state soppiantate da quelle del consumo, un consumo imperniato sul fascino delle immagini.
La pubblicità delle auto è tra le più compulsive e onnipresenti. Di qui l’impossibilità di competere con una sola giornata all’anno dedicata all’educazione stradale o con sporadici spot, promossi da volonterosi Enti locali, sulle stragi stradali.
L’obiettivo del corto non è educare (educere) , ma svelare cosa induce (inducere) a dare un ruolo così strategico alla mobilità privata. Ruolo che va al di là della considerazione dell’auto come semplice mezzo di locomozione. L’auto è status symbol, libertà (spazio-temporale) di spostamento, esalta l’individualismo, è agente fondante del cambiamento dei paesaggi urbani rurali e delle modalità di insediarsi.
Queste le finalità del soggetto del corto. La struttura della sceneggiatura è scandita dalle fasi (o meglio, tappe, per usare un termine automobilistico) dell’età evolutiva in rapporto ai valori della civiltà dell’Autopia.
Si può essere concepiti in auto, dopo la nascita usciti dall’ospedale l’imprinting con la società è mediato dall’auto: il mondo viene traguardato attraverso il vetro anteriore dell’auto. Poi arrivano i primi giochi: le automobiline; con la pubertà ci si cimenta con i giochi proibiti delle playstation : vince chi uccide più pedoni. Con l’adolescenza ci si confronta con gli autoscontri dei luna park e con i go-kart. Infine, con la raggiunta maturità (anagrafica), la scelta cruciale della vita: quale auto poter/voler scegliere per la propria auto-rappresentazione e l’ingresso nella società dell’Autopia?
Si realizza il sogno della giovinezza: dalla mobilità simulata a quella praticata, Ma tanti micro-sogni individuali si concretizzano nel macro-incubo del traffico, nell’inquinamento atmosferico, nella incidentalità e nella mortalità stradale.
Al film ha partecipato, nella definizione del soggetto, della sceneggiatura e della regia Daniele Carrer. Un giovane film maker di Conegliano Veneto che si è segnalato, a livello nazionale e internazionale, per i suoi corti particolarmente critici nei confronti dei valori immanenti che conformano la società del Nord-Est.
A lui, in particolare, si deve lo stile comunicativo del montaggio: sincopato, veloce, quasi un hip-hop visivo, tecnicamente rigoroso, surreale e ironico, ma drammaticamente realista.
Il titolo enciclopedico del corto è: “Autopia Zen 41600”. Sull’Autopia si è già detto; la scelta del termine Zen è mediata dalla predominanza che hanno sempre più le rotatorie nelle strategie infrastrutturali, un rimando alla concezione circolare della vita nella filosofia buddista. 41600  sta ad indicare la mortalità per incidenti stradali, in un anno (2005), in Europa; i feriti sono stati oltre 1.900.000.

Una guerra guerreggiata che nessuno ha mai dichiarato, con la quale tutti ci “scontriamo” quotidianamente e con la quale pochi si confrontano.

Il film è visibile sul sito: www.daniele.carrer.eu

Buona visione.

 

 

 

 
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