Cinema Mexico 26-27 gennaio 2008 (Milano)
Cinema e Sogni
Esplorazioni nei luoghi dell’immaginario sul tema dell’estraneità, la solitudine e la distanza.
Vi è un’invisibilità che è visibilità differita e una visibilità che è illeggibilità scoraggiante.
Questa illeggibilità ci conferma che tutto il visibile non è, per ciò stesso, leggibile, ma che, al contrario, l’invisibile resta la futura scommessa di ogni leggibilità.
E. Jabès
A me la parola tolleranza non piace. Se tu devi tollerare qualcuno, non c’è il senso di uguaglianza.
Philippe Heraud, pastore
Andare al cinema e la mattina seguente raccontarci i sogni, le immagini, i ricordi evocati dalla visione del film è la proposta che facciamo a chi è disponibile ad avventurarsi con noi nei territori inconsueti abitati dal pensiero dei sogni.
Proponiamo, sulla base di nuove teorie psicoanalitiche, di dare voce ai sogni per ricondurli nell'immaginario sociale condiviso da chi abita un luogo, uno spazio, una città, un'istituzione. I sogni catturano infatti significati inusitati del nostro vivere sociale che altrimenti andrebbero perduti. Nel Social Dreaming (sognare sociale/sognare insieme), ideato dal ricercatore inglese Gordon Lawrence, i sognatori offrono i loro sogni, disposti a lasciare che altri sogni, altre libere associazioni si connettano ad essi, illuminando scenari nuovi, nuove idee che si aggiungono ai pensieri razionali del giorno.
L’idea originale di usare il cinema come facilitatore del sogno, processo creativo e riparatore per antonomasia dell’animo umano, risale ai primi anni di questo nuovo millennio e deriva da progetti internazionali di ricerca sulla formazione di operatori sanitari. I sogni da tempo sono da noi esplorati uscendo dalla valenza formativa per entrare nella comunità (dei sognatori) e recuperare il significato più profondo che già gli antichi attribuivano loro.
Il film che abbiamo scelto per la nostra esplorazione nei luoghi dell’immaginario, Il vento fa il suo giro , pone l’accento sulle differenze e l’alterità che spesso rendono difficile la condivisione e alimentano incomprensioni, conflitti, distanze a volte insanabili. I sogni, se considerati esclusivamente come possesso personale, possono rinforzare questa separazione dal mondo. Ben diverso è il sogno offerto in gruppo o meglio nella matrice (“luogo dal quale nasce qualcosa” dove “non c’è la tirannia di appartenere al gruppo come persona, perché il tramite del discorso è il sogno e non l’individuo”), in questo “crocevia di cammini”, al di là della vita personale dell’individuo che lo sogna. La coesistenza di una molteplicità di significati all’interno della matrice “piena delle ombre delle varie biografie” (G. Lawrence) può far sperimentare momenti di straniamento o di scollegamento ma è sempre possibile ritrovare connessioni con la verità di base di essere tutti membri di una sola specie. In questo senso il sogno può non essere più relegato a sintomo enigmatico da offrire all’esperto in grado di decifrarlo ma diventare il tipo più profondo di pensiero creativo come già riconosciuto da culture primitive.
Esempio importante al riguardo è l’utilizzo dei sogni da parte della tribù malese dei Senoi per migliorare la vita ed evitare i conflitti e gli episodi di violenza tra le persone. Che i sogni non siano solo neuroni attivati irregolarmente ma facciano parte dell’essenza della vita implica forse un atto di fede nella società attuale dominata dalla tecnologia e, nel nostro ambito, dalle neuroscienze. Un atto di fede, come ricorda Gordon Lawrence riguardo le matrici di Social Dreaming, lo sono sicuramente “nel senso che si ha fede nella possibilità di fare un sogno che rivela la verità (cioè dà significati) , se siamo capaci di vederla”. Così “dare verità al sogno può diventare, come nel passato, un modo per dare verità alla nostra vita quotidiana da svegli come processo continuo di rivelazione”. Per tornare alla nostra esplorazione sull’estraneità, la solitudine e la distanza, non si tratta di condividere o meno la trama narrativa del film trovando una soluzione al gretto conservatorismo della piccola comunità montana o all’irriducibile singolarità del pastore e scoprire infine che “il vento fa il suo giro”.
“La matrice non è un luogo nel quale si possa dare la risposta a domande difficili ma consente di porle (…)”. La lezione che può offrire è data dalla possibilità di sperimentare che al suo interno vengano “parlate molte lingue senza che l’una prevalga per potere o autorità sull’altra”, di aprirci al multiverso rispetto all’universo nel quale troppo spesso ci troviamo rinchiusi.
Il contributo dei partecipanti nelle matrici
Ogni partecipante può intervenire raccontando liberamente i sogni della notte, altri sogni evocati da quelli di altri sognatori o dal film, immagini o fantasie in un clima comune di sospensione del giudizio e di rispetto reciproco.
I sogni non vengono messi in rapporto all'infanzia delle persone che li raccontano, né a quella degli altri partecipanti.
I sogni non sono utilizzati per evidenziare qualche aspetto della personalità.
I sogni non vengono impiegati per portare attenzione sulla vita relazionale personale e privata dei presenti.
Dialogo
Riflessione e ipotesi di lavoro offerti dai conduttori sui temi rilevanti per il gruppo .
I partecipanti hanno il compito di essere disponibili a pensare e a comunicare i propri pensieri sulla comune esperienza.
Programma
Sabato 26 gennaio ore 20 presentazione del Social dreaming e proiezione di " Il vento fa il suo giro "
Domenica 27 gennaio ore 9.30-13.30 : matrici del sogno e dialogo
La partecipazione è libera.
Il numero dei partecipanti è limitato dalla necessità di offrire un’ occasione di dialogo e scambio.
E' quindi richiesta la segnalazione della partecipazione al cinema Messico
Conduttori
dott.ssa Giovanna Cantarella (psicoanalista) e dott. Giancarlo Stòccoro (psichiatra-psicoterapeuta)
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