Brüno
Titolo originale: Brüno
USA: 2009 Regia di: Larry Charles Genere: Commedia Durata: 93'
Interpreti: Sacha Baron Cohen, Gustaf Hammarsten, Clifford Ba agale, Chibundu Orukwowu, Chigozie Orukwowu, Trishelle Cannatella, Candice Cunningham, Todd Christian Hunter, Bono, Ben Youcef, Elton John, Sandra Seeling, Emerson Brooks, David Hill, Alice Evans, Alexander von Roon
Sito web: www.brunoredhot.com
Nelle sale dal: 23/10/2009
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Denis Zordan
L'aggettivo ideale: Scoppiettante
Brüno è un reporter gay austriaco che si occupa di moda. In quel mondo fatuo, tuttavia, le sue fantasiose evoluzioni e le sue pessime intenzioni non vengono sempre apprezzate.
A causa di un incidente durante una sfilata milanese, Brüno viene allontanato stabilmente dal jet set.
La sua vita diviene allora una rincorsa alla notorietà, il suo unico, ossessivo scopo è quello di diventare famoso, di assurgere al rango delle star.
Le proverà tutte, compreso tentare la via “contro natura” dell’eterosessualità.
La coppia di Borat, il trasformista Sacha Baron Cohen e il regista Larry Charles, ritorna a folleggiare a tre anni di distanza con questo Brüno, che ripercorre sostanzialmente le orme del film precedente del duo. Questa volta l’obiettivo pare soprattutto essere costituito dalla fatuità del mondo contemporaneo, in cui tutti si affannano in modo spesso francamente ridicolo pur di emergere (sarà aria rifritta, ma è ancora valido il discorso warholiano sul quarto d’ora di celebrità). Il rischio, come è facile intuire, è sempre quello di scegliere un bersaglio troppo facile, scagliando dardi che, in definitiva, non potrebbero non andare a segno: per capirci, un po’ quello che accadeva con Zoolander di Ben Stiller, che pure non mancava di lampi di fosforo godibilissimi. Il finale convenzionale di Borat (quando lo scombinato reporter kazako si riportava a casa dagli USA una prostituta nera dal cuore d’oro) non viene però qui replicata, e l’happy end in cui Brüno si forma una famiglia – ma con il prete che rifiuta di unire per la vita lui e il suo scalcinato assistente Lutz – è godibilmente scorretto, fornendo un modello familiare decisamente improbabile e sconcertante (ai due torna ad unirsi il bambino di colore che Brüno ha fatto arrivare direttamente dall’Africa… dentro uno scatolone di cartone!).
Questo non basterebbe forse a far apprezzare il film (che in Italia, quando arriverà, sarà sconciato dal doppiaggio come il precedente: chi può veda Brüno rigorosamente in originale), se non fosse che Sacha Baron Cohen è davvero in una forma strepitosa. Dare conto di tutte le stratosferiche gag – soprattutto a sfondo sessuale, e quasi sempre, volutamente, di pessimo gusto – sarebbe impossibile, e finanche antipatico da parte di chi scrive: ma non è proprio possibile tacere del tutto di fronte all’esilarante lezione di difesa antiomosessuali (a base di falli volanti) che l’ineffabile Brüno riceve da un improbabile personal trainer, o dimenticare la spassosa intervista a Paula Abdul dell’intraprendente reporter, condotta in ambiente dall’arredamento indiscutibilmente… “vivo”. Mentre non saprei dire quanto sarà perdonata una battuta al vetriolo quale (vado a memoria, però): “Mi diressi a Hollywood per diventare la più famosa star austriaca dopo Adolf Hitler”.
Le travolgenti situazioni comiche si susseguono senza soluzione di continuità, passando da uno “swingers party” che finisce in maniera tragicomica all’incredibile - vedere per credere - fellatio “spirituale” di Brüno.
La regia “invisibile” di Charles (autore anche del corrosivo Religulous, passato fugacemente al Torino Film Festival e nelle sale italiane) è tutta al servizio della scoppiettante verve dell’attore protagonista, per un lavoro che in definitiva non ha molto da invidiare a Borat. Forse non è troppo presto per ritenere Sacha Baron Cohen uno dei più grandi talenti comici degli ultimi vent’anni: con Will Ferrell il dualismo (ricordate lo scontro diretto in Ricky Bobby?) è verosimilmente appena cominciato.
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