Figli delle stelle
Titolo originale: Figli delle stelle
Italia: 2010. Regia di: Lucio Pellegrini
Genere: Commedia
Durata: 102'
Interpreti: Pierfrancesco Favino, Fabio Volo, Giuseppe Battiston,
Claudia Pandolfi, Paolo Sassanelli, Giorgio Tirabassi, Teco Celio,
Fausto Sciarappa, Pietro Ragusa, Camilla Filippi, Lydia Biondi, Chiara
Tomaselli, Antonello Piroso, Fabrizio Rondolino, Lidia Biondi, Edoardo
Gabbriellini, Fabrizio Bentivoglio, Fausto Maria Sciarappa, Jacopo
Bonvicini, Teresa Acerbis
Sito web ufficiale: www.repubblica.it/figlidellestelle
Sito web italiano:
Nelle sale
dal: 22/10/2010
Voto: 6,5
Trailer
Recensione di: Francesca Caruso
L'aggettivo ideale: Agrodolce
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Il regista e sceneggiatore Lucio Pellegrini, dopo il suo esordio alla regia nel 1998 con il film “E allora mambo”, non si è più fermato un attimo, dividendo il suo lavoro tra cinema e TV. “Figli delle stelle” vuole essere un racconto su come una parte delle popolazione italiana, che si trova ad essere frustrata e spesso inerme di fronte alla situazione vigente, vive la realtà sociale, che sfocia nel grottesco.
Nelle città si muovono individui in cerca di un lavoro duraturo e giustamente retribuito, che possa dar loro lo sprint per andare avanti nella vita e viverla dignitosamente.
Toni è un giovane portuale, che partecipa a un dibattito televisivo per mettere sotto l’occhio della telecamera la storia di un suo amico, morto sul posto di lavoro. Pepe lavora all’autogrill, dicendo ancora alla madre che fa l’insegnante. Ramon è appena uscito di prigione. Per un caso fortuito i tre si conoscono e decidono, con la collaborazione del cugino di Pepe, di rapire un ministro, richiedere il riscatto e consegnare i soldi alla vedova dell’amico di Toni, come un risarcimento mai arrivato. I guai iniziano quando per sbaglio prelevano un sottosegretario, che per giunta è una brava persona. Il gruppo si infoltisce e la matassa diventa sempre più grossa da sgarbugliare.
“Figli delle stelle” racconta la strampalata convivenza di un gruppo di rapitori improbabili e uno dei pochi politici che cercano di fare bene il proprio dovere. Il tutto viene delineato con uno sguardo agrodolce, comico e sentimentale, mostrando l’ipocrisia dei nostri tempi, di come un individuo possa essere accecato dal denaro e spesso sono le persone più semplici, quelle che agiscono in modo inaspettato. In una sequenza un gruppo di persone comuni, accetta di rimanere in silenzio, in cambio di una parte del bottino, lasciando i rapitori esterrefatti. Nel finale avranno un atteggiamento altrettanto ipocrita. In questo modo di agire si avverte, anche se diversamente, l’idea di base che si trova ne “La congiura degli innocenti” di Alfred Hitchcock, nel quale un gruppo di persone nasconde ripetutamente un cadavere, in cui è incorso per caso, per non essere coinvolto.
Pellegrini se da una parte mostra una popolazione che si adegua a ciò che la società e la classe dirigente propina, dall’altra dà l’opportunità a un gruppo di persone di contravvenire a ciò che è stato deciso da altri e che credono sbagliato.
Sottolinea il desiderio di agire, per cambiare le cose o almeno tentare. La strada intrapresa non è delle più oneste, inoltre sono dei “criminali” improvvisati, a cui non gliene va bene una. Il dramma viene raccontato con il linguaggio della commedia e così lo spettatore vede muoversi sullo schermo degli antieroi, che hanno una vocazione alla sconfitta, ma rimangono dei bravi ragazzi, che sono portati all’esasperazione, allo scoramento, perchè le cose non cambiano, annientati da una società che non li fa esprimere né come individui, né come forza lavoro, e reagiscono per farsi sentire da tutti.
A tal proposito è molto significativa la sequenza in cui Toni non riesce a parlare in TV, sovrastato dalle voci e dalle argomentazioni, seppur falsate, dei suoi interlocutori, che rispetto a lui utilizzano dei bei paroloni, che non dicono niente di concreto, però. L’intento del regista è stato quello di “cogliere lo spaesamento, l’amarezza e la frustrazione dei nostri tempi” facendolo attraverso una commedia “un po’ folle”.
Sul piano tecnico ha voluto accentuare queste tematiche con la macchina da presa in movimento per sottolineare l’instabilità dell’immagine, creando un senso di provvisorietà.
Gli attori scelti, a interpretare questi personaggi un po’ bislacchi, sono riusciti a creare una buona sinergia, Pierfrancesco Favino e Giorgio Tirabassi sono riusciti a far emergere egregiamente il filo che lega i loro rispettivi personaggi, fino all’inquadratura finale, mostrandone la vulnerabilità e la profondità.
Il titolo del film si rifà, a detta dello stesso regista, al fatto di aver voluto rappresentare gli anni ’80 nella casa in montagna, dove il gruppo si nasconde. Tutto è rimasto come allora, dai mobili agli oggetti.
Quando si è pensato alle canzoni che facessero da colonna sonora di questo segmento, Figli delle stelle è parsa quella più adatta, anche nel raccontare chi fossero queste persone.
“Figli delle stelle” è una commedia che diverte e fotografa una realtà davanti alla quale non si dovrebbe chiudere gli occhi, una realtà in cui i buoni e i cattivi non sono velocemente additabili. Sotto la superficie c’è molto di più.
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