Five Senses of Eros
Titolo originale: Ogamdo
Corea del Sud: 2009 Regia di: Byun Hyuk, Hur Jin-ho, Min Kyu-Dong, Oh Ki-hwan, Yu Yong-sik Genere: Commedia Durata: 130'
Interpreti: Bae Chong-ok, Cha Su-yeon, Eom Jeong-hwa, Hwang Jung Mi, Jang Hyuk, Kim Dong-wuk, Kim Hyo-jin, John D. Kim, Kim Kang-woo, Kim Min-seon, Kim Nan-hwi, Kim Su-ro, Lee Hwi-Hyang, Lee Seong-min, Park Jin-taek, Shin Se-Kyeong, Song Jung-ki
Sito web:
Nelle sale dal: Inedito in dvd
Voto: 6,5
Trailer
Recensione di: Anna Maria Pelella
L'aggettivo ideale: Sensuale
Cinque storie di registi diversi e tutti accomunati da un grande talento il cui centro è il concetto di eros.
L'eros è solitamente al centro di molte storie, ma in questo caso si può dire che diviene il centro dell'universo dei personaggi. Un modo di filtrare le loro esperienze e di svelare a mano a mano il mistero dell'altro.
Eros inteso in modi piuttosto originali, come in "33rd Man" di Yu Yeong-sik, in cui una bellissima attrice svela i segreti del suo successo a una giovane esordiente.
Tramite questa acquisita conoscenza la ragazza potrà conquistare le scene e il cuore del regista Bong. Ma questo sarà soltanto il primo passo di un'ascesa inarrestabile. La due donne hanno una visione interessante del concetto di seduzione e spesso questo creerà intorno a loro l'aura che distingue le dive dalle persone comuni.
Eros come permanenza attraverso gli oggetti, come in "Me, I'm here"di Hur Jin-ho, già regista dell'acclamato Happiness (Hængbok 2007) e di April Snow (Oechul 2005), che qui ci racconta nel suo stile poetico la storia di un vuoto emotivo colmato dal ricordo. Un vuoto la cui esistenza viene dapprima insinuata, poi lentamente preannunciata e infine vissuta con l'ausilio di immagini e oggetti attraverso i quali richiamare alla mente il passato. Poi ancora eros come scoperta in "His Concern" di Byun Hyuk, regista di quel piccolo gioiello di The Scarlet Letter (Juhong geulshi 2004), che immagina una relazione incominciata col semplice incrociarsi di sguardi su un treno. E qui il racconto diviene semplice scoperta e nel contempo schermo di proiezioni dell'immagine di sé che ciascuno desidera dare in fase di corteggiamento, ma che viene presto vanificata dalla realtà stessa dell'incontro.
E poi eros inteso in maniera decisamente atipica, come in "The End is my Beginning", di Min Kyu-Dong , regista del notevole Antique (Sayangkoldong yangkwajajeom aentikeu 2008) dove una donna annientata dalla morte del marito viene lentamente riportata alla vita dall'amante di lui.Le due donne hanno in comune un amore, ma l'amante vive con colpa la sua posizione dal momento che era presente alla morte di lui. Soltanto tramite l'incontro tra le loro storie e la lenta imposizione da parte dell'amante nella vita della moglie, sarà possibile alla fine un pietoso oblio, attraverso il quale lasciar scivolare il ricordo e il passato, nella speranza di un futuro meno doloroso.
Infine eros come gioco, nel tentativo di risvegliare in alcune giovani coppie il senso dei loro rapporti attraverso lo scambio dei compagni, in "Believe in the Moment" di Oh Ki-hwan, regista della riuscita commedia Art of Seduction (Jakeob-ui jeongseok 2005) e di Someone behind you (Du saram-yida 2007) Con lo stile di una giocosa commedia si racconta di scambi e esperienze di scoperta dell'altro in un campus universitario. Il tutto avrà la durata di ventiquattr'ore, scadute le quali le coppie ritorneranno allo stato precedente. Frizzante e gradevole il racconto insinua una leggerezza e una sottile tensione alla scoperta di cui tutte le relazioni dovrebbero esser provviste.
Il filo conduttore delle storie è lanciato attraverso i singoli racconti e intessuto nella trama complessiva, la quale si srotola fluida davanti all'occhio intrigato dello spettatore.
Gli stili di regia sono differenti, certo ma tutti ugualmente provvisti di uno sguardo fresco e attento al senso globale del concetto di eros, alla base del quale si celano i segreti dell'incontro e della permanenza di ciascuno all'interno della vita dell'altro. Il senso comune a tutte le storie è che nulla può essere lasciato cadere, nella più classica delle tradizioni della narrazione ogni filo verrà ripreso e inserito nella trama, il cui senso sarà visibile soltanto a lavoro ultimato.
Come spesso accade con la vita delle persone e coi loro apparentemente casuali incontri.
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