I pinguini di Mr. Popper
Titolo originale: Mr. Popper's Penguins
USA: 2011. Regia di: Mark Waters Genere: Commedia Durata: 95'
Interpreti: Jim Carrey, Carla Gugino, Madeline Carroll, Angela Lansbury, Ophelia Lovibond, Dominic Chianese, Philip Baker Hall, James Tupper, Kelli Barrett, Pepper Binkley
Sito web ufficiale: www.popperspenguins.com
Sito web italiano: www.microsites2.foxinternational.com/it/ipinguinidimrpopper
Nelle sale dal: 12/08/2011
Voto: 6
Trailer
Recensione di: Maria Cristina Caponi
L'aggettivo ideale: Tiepido
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Mordicchia, Urlacchia, Puzzoso, Capitano, Tontolo e Amoroso… potrebbero quasi essere i nomi dei sei cugini dell’Artico dei “Favolosi sette” di Biancaneve.
In realtà, si tratta del sestetto di pinguini dell’affabile uomo d’affari Mr. Popper, impersonato da Jim Carrey.
Al cinema, il successo è da sempre garantito con questi strani uccelli con l’elegante abito da sera cucito su misura sul corpo.
Per averne un riscontro, basterebbe controllare la dichiarazione dei redditi dei produttori di film d’animazione come Surf’s Up e Happy Feet oppure della serie Tv I pinguini di Madagascar!
Con il film del regista americano Mark Water, ecco che arriva la clamorosa smentita per chiunque pensasse che i pinguini non vadano mai in vacanza: la loro marcia - senza il toccante commento sonoro di Rosario Fiorello - si conclude nella città più glamour del mondo, ovvero New York.
L’autore di Mean Girls si ispira al libro per ragazzi del 1938 della coppia Richard e Florence Atwater per raccontare le vicissitudini di una passeggiata dai pendii ghiacciati delle regioni polari fino agli antipodi metropolitani.
Purtroppo, un intero strato adiposo dal sentore di melassa è destinato ad assolvere una funzione che è l’esatto opposto di quanto ci si aspetterebbe: scarsa trasmissione di calore che non riesce a proteggere gli spettatori da una storiella tiepidina, sebbene sia spesso condita da gag piuttosto simpatiche.
A tal proposito, la propulsione a ridere è assolutamente naturale nel momento in cui i pinguini sfruttano la massa pingue (è proprio il caso di dirlo, no?) e la forza delle ali-pinne per scivolare tra le volte del museo Guggenheim della Grande Mela.
E come rinunciare ad assumere un’espressione ebete di tenerezza in puro stile Gatto con gli stivali di Shrek alla visione di questi animaletti che abbassano la zampa all’ingiù e poi la sollevano all’insù, mimando un passo di Tip Tap?
Per il resto, neanche la comparsa dell’indimenticabile “Signora in giallo” Angela Lansbury - ritornata sul grande schermo dopo un periodo di “ibernazione” durato circa sei anni - riesce a intrappolare l’attenzione degli spettatori in qualità di “spalla” di quella sorta di supermarionetta umana di Carrey.
Giunto alla soglia dei cinquanta anni, The Mask sembra ormai un povero pavone spiumato in confronto alla colonia faunistica dei suoi comprimari, ridotto a scimmiottare l’acchiappa - animali Ace Ventura dopo un lasso di tempo pari a quindici anni.
Dispiace, soprattutto a molti cinephiles legati alle fluttuazioni attoriali che Carrey è in grado di perpetuare con registi della statura di Peter Weir, Milos Forman e Michel Gondry.
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