Niente da dichiarare
Titolo originale: Rien à déclarer
Francia, Belgio: 2010. Regia di: Dany Boon Genere: Commedia Durata: 100'
Interpreti: Benoît Poelvoorde, Dany Boon, Julie Bernard, Karin Viard, François Damiens, Bouli Lanners, Olivier Gourmet, Michel Vuillermoz, Chritel Pedrinelli, Joachim Ledeganck, Philippe Magnan
Sito web ufficiale: www.events.fr.msn.com/cinema/rien-a-declarer
Sito web italiano: www.nientedadichiarare.libero.it
Nelle sale dal: 23/09/2011
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Francesca Caruso
L'aggettivo ideale: Arguto
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Il regista del film di successo “Giù al Nord”, Dany Boon, torna a dirigere ed interpretare un’esilarante storia ambientata alla dogana franco-belga.
È il 1993 e in Europa si aprono le frontiere. Il posto di dogana fisso ha i giorni contati, Ruben Vandervoorde, franco-fobico da generazioni, e Mathias Ducatel, francese e innamorato della sorella del collega, accettano di lavorare insieme nella sperimentazione della prima dogana mobile.
Tutto filerà storto o quasi.
“Niente da dichiarare?” è un film che si ama da subito. Il regista si è occupato sia della sceneggiatura che dei dialoghi, facendo un lavoro fantastico.
Tutto ciò che i personaggi dicono o non dicono, le espressioni facciali e gestuali dimostrano non solo quanto gli attori siano in gamba, ma soprattutto la creatività e il talento di narratore di Boon.
La ripresa iniziale stabilisce l’atmosfera di tutto il film, un’atmosfera che coinvolge lo spettatore e che si gode fino in fondo. Non c’è spazio, né il tempo per essere malinconici, tutto è scandito dall’incedere di una storia senza sbavature.
Le musiche composte da Philippe Rombi contribuiscono splendidamente a infondere quel ritmo spesso incalzante di cui il film è dotato.Ci sono scene d’azione con inseguimenti in macchina e il rombo dei motori che ruggisce.
La storia parla di razzismo con acume: a Ruben non piace tutto ciò che è francese e i francesi poi li ritiene solo dei mangia lumache, eppure il regista ha delineato il personaggio in modo tale da non essere antipatico, anzi fa sorridere la sua ostinazione a escludere ogni cosa che non sia belga. Una delle sequenze più belle del film è quella in cui Ruben sotto un cielo stellato spiega al figlio la bellezza di essere belga e non francese, con un candore tenero e ilare.
In più Dany Boon ha osato molto nel lasciare le convinzioni del personaggio più o meno intatte (situazione non molto frequente per una commedia), rappresentando la scelta giusta per un finale che non fa una grinza.
Il regista ha scritto il personaggio di Ruben per l’attore Benoît Poelvoorde, che conferisce un’interpretazione intelligente e che nessun altro avrebbe potuto fare con le stesse sfumature.
Per interpretare il ruolo di Louise, la sorella di Ruben, il regista ha scelto l’esordiente Julie Bernard, che non si direbbe tale vista la padronanza della scena e la scioltezza con cui passa da un’emozione all’altra: dalla tenerezza alle risate, dalla rabbia alle lacrime.
L’altro aspetto messo ben in evidenza è quello economico, legato alla perdita del lavoro.
I due ristoratori (personaggi secondari) vedono il precipitare della loro attività e quindi dei loro affari: di fatto con l’apertura delle frontiere nessuno si fermerà più al locale. Questa situazione simboleggia il crollo di un modello economico che ha retto fino al subentro di un altro molto più “agguerrito”, in cui il guadagno è tutto.
“Niente da dichiarare?” rientra nella lista dei film da non perdere, per farsi delle sane e grasse risate, proprio quando non è politicamente corretto. È un film arguto e immediato.
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