Nord
Titolo originale: Nord
Norvegia: 2009 Regia di: Rune Denstad Langlo Genere: Commedia Durata: 78'
Interpreti: Anders Baasmo Christiansen, Kyrre Hellum, Marte Aunemo, Mads
Sjøgård Pettersen, Lars Olsen, Astrid Solhaug, Even Vesterhus, Ragnhild
Vannebo, Celine Engebrigtsen, Ole Dalen, Tommy Almenning
Sito web: www.nordthemovie.no
Nelle sale dal: 26/02/2010
Voto: 6,5
Trailer
Recensione di: Giovanni D'Aquino
L'aggettivo ideale: Sospeso
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Pressbook del film
L’ultima fatica di Rune Denstad Langlo, documentarista norvegese qui al suo primo lungometraggio, ci parla delle traversìe esistenziali di un ex sciatore in crisi e della sua terra, la Norvegia immortalata con l’occhio fine ed asciutto del reportage naturalistico.
Questa terra aspra e perennemente innevata è lo scenario quasi londoniano di Nord, culla di Jomar uomo afflitto da crisi perenni con cronici problemi etilici, affetto da solitudinaria incomunicabilità.
La scoperta dell’esistenza di un figlio e l’attrazione irresistibile per “ciò che riscalda”, dal contatto umano ai fuocherelli appiccati con diafana indifferenza , spinge il nostro verso nord tra peripezie e incontri strampalati, tragicomici, con personaggi borderline, tutti affetti da una incodificabile originalità, conforme specularmente allo spirito lineare dei luoghi.
Dalla ragazzina(con nonna al seguito) sola al meccanico, altrettanto solo al vecchietto a cui Jomar sottrae per sopravvivere qualche genere di conforto, ciò che spicca è l’assenza di nuclei umani stabili, incompleti, ammantati da un sottile disequilibrio, un che di irrisolto, una provvisorietà che stride e nel contempo si armonizza con la quieta wilderness nordica.
Se la narrazione procede a scatti, dipingendo il profilo di un uomo solo alle prese con i ghirigori dell’anima, avviluppato alle spire di un’interiorità inesplorata e catapultata nel chiarore incantato del viaggio, essenziale e coerente è la fotografia, conferma di un’adamantina vocazione alla purezza delle forme del cinema scandinavo.
Questo on the snow è ricerca funambolica di sé stessi, paura e tormento, liberazione dagli schemi in nome di una rinascita vitale a tutto tondo. Jomar impersonifica il principio di contraddizione su cui si fonda la coscienza infelice dell'uomo contemporaneo sospeso tra libertà e facili condizionamenti sociali, vittima e carnefice di sé stesso (l'alcool che distrugge ma illusoriamente ricrea equilibrio, senso di comunità, speranza, tensioni positive).
Tra chiaroscuri accecanti, notti buie e dolorose le sequenze scorrono scarne, quasi primigenie, restituendoci il ritratto dinamico di un uomo alle prese con l’eterno dilemma, vero tormentone poetico-esistenziale dell’uomo contemporaneo: aspettare Godot o far si che la propria vita assuma una colorazione diversa dal monotono andirvieni quotidiano(in questo caso l'abbacinante chiarore uniforme del manto nevoso, delle distese immobili, della vita che non scorre)? Jomar, dopo mille esitazioni si getta a capofitto tra le spire di un percorso irto di ostacoli e sceglierà la via più difficile, la ricerca dell’altro che abita in sé.
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