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Valutazione utente: / 55
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Scritto da Dario Carta   
lunedì 09 maggio 2011

Paul
Titolo originale: Paul
Spagna, Francia, Regno Unito, U.S.A.: 2011. Regia di: Greg Mottola Genere: Commedia Durata: 104'
Interpreti: Simon Pegg, Nick Frost, Seth Rogen, Jason Bateman, Kristen Wiig, Bill Hader, Jane Lynch, Sigourney Weaver, Jeffrey Tambor, John Carroll Lynch, Blythe Danner, David Koechner, Joe Lo Truglio, Jesse Plemons, Mia Stallard, David House, Mike Miller, William Arute, Paula LaBaredas, Corey Drake, Brandon Hillock, Joey Wolf
Sito web ufficiale: www.paulthemovie.co.uk
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 01/06/2011
Voto: 6
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Sfrontato
Scarica il Pressbook del film
Paul su Facebook

PaulSe la commedia inglese si trovasse a gravitare attorno alla sfera delle produzioni ad alto budget di Hollywood,due differenti modi di espressione artistica potrebbero coniugarsi in una risultante finale sorprendente.

In “Paul” il regista Greg Mottola (“Superbad”,”Adventureland”) riporta in palcoscenico la strana coppia Simon Pegg e Nick Frost,allegri compari scoppiati già insieme nei brillanti lavori di Edgar Wright “L’alba dei morti dementi” (“Shaun of the Dead”) e “Hot Fuzz”,prodotti non apprezzati ai botteghini italiani ma derrate di palato per l’audience USA.

Il film,scritto dai due protagonisti,è una bouillabaisse di citazioni,paradossi,bizzarrie e situazioni grottesche mescolate in una esile ma esilarante storiella che raccoglie elementi di commedia e fantascienza sotto il comune denominatore di un divertissement tanto farneticante e demenziale,quanto genuino e consapevole dei propri limiti. Clive Gollings (Nick Frost),improbabile scrittore di storie di fantascienza e Graeme Willy (Simon Pegg),aspirante illustratore,amici da sempre, sono in pellegrinaggio al Comic- Con di San Diego,da dove partono per un giro esplorativo attraverso gli States nei luoghi di famosi avvistamenti UFO.

Su una strada tra l’Area 51 in Nevada e il New Mexico,assistono ad un incidente d’auto da cui emerge un eccentrico alieno di nome Paul che dice di essere stato confinato nei laboratori segreti  dell’esercito per 60 anni e fatto oggetto di studio.
Di aspetto simile ad ET,l’omino afferma di avere suggerito a Steven Spielberg come raffigurare il personaggio del suo film,come di avere ispirato molte altre realtà di spettacolo del genere umano.
Scappato dalla base perché esauriti gli esami sulla sua persona da parte dei militari e quindi in evidente pericolo di lobotomizzazione Paul riesce a convincere i due nerds che da parte sua non c’è la minima intenzione di praticare loro alcun sondaggio anale a scopo di studio e si unisce ai due amici nel suo viaggio verso il luogo d’ incontro con quelli della sua specie,per essere riportato a casa.
Durante il tragitto i tre andranno incontro a mille peripezie ed avventure,incontrando un fondamentalista Cristiano con una figlia frustrata (Kristin Wiig) di cui Clive s’innamora ricambiato, una coppia di campagnoli provinciali forse usciti da qualche pagina del “tranquillo weekend di paura”,due farraginosi agenti federali ed un ostinato detective che dà loro una caccia spietata.

“Paul” è indubbiamente un derivato dei lavori precedenti di Pegg e Frost,che nella regia di Wright trovarono spazi e ispirazioni per intuizioni geniali e creativa freschezza,elementi che qui tendono a risuonare come eco a raccolta di trovate in operazioni di recupero.
Uniformati ai loro clichès,i due amici non offrono certo occasioni per indagini caratteriali,ma muovono una scena fitta di riferimenti,omaggi e stravaganze che reggono l’intera struttura del film senza nulla chiedere d’altro che un disimpegno informale e disinvolto.
Solo allora si possono accogliere gli innumerevoli ossequi alle maggiori cultualità – da “Starwars” a “Alien”,da “ET” a “Incontri ravvicinati”,dall’”Olio di Lorenzo” ai cameo vocali (Steven Spielberg) e visivi – con la leggerezza sdrammatizzante di giochi innocui per un cinema che diverte e basta.

Le citazioni sono senza numero e si trova spazio per la fantasia,tante parolacce e un’enciclopedia del cinema di fantascienza di ogni età – in corsa solo con “Frankenstein Jr” per le occhiate ai titoli – per cui pare giustificato che Paul suggerisca a Spielberg come deve configurare ET nel film che farà ,che l’agente Mulder sia stata una sua idea,o che ancora,l’albergo che ospita i due amici si chiami “Little Alle Inn”,evidente assonanza con la pronuncia di Alien,o che le toilettes per i maschi portino la scritta “Maliens”.
L’intero impianto narrativo è gestito in modo opportunamente demenziale e spoglio di ogni aspetto d’informazione intelligente.
La trama è essenziale e dà corpo ad un Road Movie che fa da sfondo alla relazione tra i tre protagonisti – pretestuale l’ostinazione dei due amici a garantire la sincerità delle loro tendenze sessuali verso chiunque ne dubiti – con l’inserimento di personaggi di contorno fra cui spicca Kristen Wiig,attendibile figlia oscurata dall’ombra del super padre credente troppo devoto.
Nel quadro della kermesse di frivolezze e boutades sproloquianti,il tema religioso affrontato di traverso,in una sottotrama ambigua,può condurre ad una controversia sul rispetto della Fede quant’anche distorta,ma il riferimento pur non prudente,non porta alcun affondo e si limita ad una infelice digressione tanto inopportuna ed evitabile quanto ridicola (si noti il disegno sulla T – shirt di Ruth).

Mentre la commedia procede a fatica nella continua necessità di un propellente umoristico e satirico in esaurimento con il progredire del racconto,la struttura del lavoro mostra i segni di una debolezza registica e di una conduzione che sente l’affanno della mancanza di nuovi spunti.
Le sequenze degli inseguimenti in macchina nelle riprese dall’alto sono piuttosto povere di dinamica,quasi solo filmati di gente al volante.
Il percorso verso la meta finale,luogo dell’incontro e obiettivo del film,è scandito da un ritmo che perde il beat con il passare del tempo e l’energia delle premesse e delle prime manciate di minuti si disperde in un racconto che si trascina col fiato corto,perdendo freschezza e smalto.

Tuttavia,in “Paul”,nel cui epilogo tutto sembra essere già stato raccontato in un linguaggio narrativo saturo di banalità,resta comunque il posto per il brillante lavoro alla CGI,che spunta con efficacia la divertente figura del personaggio virtuale scontornato in lineamenti di fantasia e tecnologica empatia.

 
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