Re per una notte
Titolo originale: The King of Comedy
USA: 1983 Regia di: Martin Scorsese Genere: Commedia Durata: 109'
Interpreti: Robert De Niro, Tony Randall, Jerry Lewis, Shelley Hack, Diahnne Abbott, Sandra Bernhard, Ed Herlihy, Lou Brown, Margo Winkler, Jimmy Raitt, Loretta Tupper, Marta Heflin, Katherine Wallach, Thelma Lee
Sito web:
Nelle sale dal: 1984
Voto: 9
Trailer
Recensione di: Francesco Manca
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Rupert Pupkin (De Niro) è un talentuoso comico in cerca di fama e fortuna.
La grande occasione della sua vita gli capita quando si trova fianco a fianco con il suo mito, Jerry Langford (Lewis), al quale supplica di inserirlo tra i comici del suo show.
Inizialmente, Langoford sembra essere interessato alla proposta di Pupkin, ma quest’ultimo capisce presto di essersi illuso, dato che, in realtà, Langford non ha la minima intenzione di portarlo con sé nel suo show.
A questo punto, Pupkin, con l’aiuto di una sua complice, si vede “costretto” a sequestrare Langford al fine di apparire nel suo show e dimostrare a tutta l’America che, citando le sue parole, è un comico nato…
Tre anni dopo il mitico “Toro scatenato” (1980), grazie al quale Scorsese ottenne la sua prima nomination agli Oscar, il regista italo americano diresse questa sottovalutatissima pellicola dal titolo “The King of Comedy”, incentrata sul crudele mondo dello spettacolo americano che ha come protagonista uno spettacolare Robert De Niro che veste i panni di un personaggio spiritoso e arrivista, il quale dedica la sua vita al raggiungimento della fama e del successo ad ogni costo.
Benché il film sia una perla di rara fattura e originalità, all’epoca si rivelò inaspettatamente un clamoroso insuccesso al botteghino, in seguito al quale Scorsese si vide costretto a realizzare il suo film successivo (“Fuori orario”) servendosi di una produzione low-budget (indipendente).
Il regista gira il suo 8° lungometraggio adottando uno stile piuttosto classico, tipico delle sue prime opere, ancora lontano da quello altamente visionario ed eclettico che caratterizzerà le sue successive pellicole (“Il colore dei soldi” (1986), “L’ultima tentazione di Cristo” (1988), “Goodfellas” (1990), “L’età dell’innocenza” (1993), “Casinò” (1995)…) ma sempre e comunque unico e sublime.
Scorsese descrive, con il fondamentale ed impagabile sostegno della mastodontica prestazione di De Niro, l’universo spietato dello show-business, e lo fa con tono sapiente e mai fuori luogo ma, al tempo stesso, scherzoso e volutamente sopra le righe (il merito, c’è da dirlo, va attribuito, in questo caso, più a De Niro che a Scorsese); d’altra parte, stiamo parlando di una commedia…
Ma si sa, l’esperienza lo dimostra, una commedia di Scorsese non è mai soltanto una commedia.
“King of Comedy” è, infatti, più di qualunque altra cosa, un’amara e graffiante riflessione sulla morale etica dell’individuo che sogna di sfondare sul piccolo schermo, e su ciò che è disposto a fare per raggiungere il proprio obiettivo e, ovviamente, un’aspra e feroce critica ai mass-media che concedono possibilità ad individui, come vediamo nel film, la cui fortuna schiaccia il talento (Jerry Lewis) e invece snobba ed ignora altri individui che di talento ne hanno da vendere ma la fortuna se la devono andare a cercare chissà dove (Robert De Niro).
La pellicola scorre via che è un piacere e lo spettatore non può fare a meno di divertirsi ammirando De Niro che ruba (letteralmente) la scena al quel Mostro Sacro di Jerry Lewis.
La sceneggiatura di Paul D. Zimmerman è scorrevole ed efficace, e interessante è anche il montaggio della Schoonmaker che fa delle reali vicende vissute dal protagonista e della sua immaginazione un tutt’uno, perché è questo il cinema di Scorsese: un sogno tanto bello da sembrare quasi vero.
E alla fine, citando le testuali parole dello stesso Pupkin: “Meglio Re per una notte che buffone tutta la vita…”.
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