The Truman show
Titolo originale: The Truman show
USA: 1998. Regia di: Peter Weir Genere: Commedia Durata: 102'
Interpreti: Jim Carrey, Laura Linney, Noah Emmerich, Natascha McElhone, Holland Taylor, Ed Harris, Paul Giamatti
Sito web:
Nelle sale dal: 1998
Voto: 9
Trailer
Recensione di: Francesco Manca
Truman Burbank (Jim Carrey) è il perfetto prototipo dell’uomo più comune che possa esistere sulla faccia della terra.
Vive e lavora come assicuratore in una tranquillissima cittadina in compagnia di sua moglie Meryl (Laura Linney) e del suo migliore amico Marlon (Noah Emmerich), oltre che di moltissime altre persone che lo stimano per la sua gentilezza e la sua bontà.
La sua è un’esistenza fin troppo perfetta, senza dubbio noiosa, priva di qualsiasi esposizione ad eventuali rischi. Proprio per questo motivo, Truman sogna, ormai da parecchio tempo, di lasciare la città per andare alle isole Fiji, dove, tempo prima, una ragazza per cui nutriva dei sentimenti, si era trasferita.
Varie circostanze impediscono a Truman di lasciare la città, e ben presto, in seguito, ovviamente, ad altri fatti piuttosto insoliti, egli si accorgerà che la sua vita, i suoi amici, il suo lavoro non sono altro che gli ingredienti principali di uno degli show televisivi più seguiti in America. Toglietevi subito dalla testa il Jim Carrey che avete visto in “The Mask” e in “Ace Ventura”, questi elementi non sono ammessi in “The Truman Show”, film del 1998 diretto dall’australiano Peter Weir che, ad arbitrario giudizio di chi scrive, più che “guardato” va soprattutto “sezionato”; nell’opera di Weir la comicità è ridotta al minimo, le risate si possono contare sulle dita di una mano, poiché è la mente umana che, in questo caso, deve entrare in azione.
Per la prima volta nella sua carriera, Carrey intraprende un ruolo che, come appena detto, di comico ha quasi nulla, e che gli ha regalato, meritatamente, il Golden Globe come attore protagonista in un film drammatico.
“Truman Show” rappresenta una delle opere più controverse, inquietanti e spettacolari dello scorso decennio e dell’intera cinematografia contemporanea, definita da molti addirittura profetica, poiché annuncia, con ragguardevole anticipo, quello che sarebbe successo nel nuovo millennio, con l’avvento dei reality show sulla scia del “Grande Fratello” etc.
E’ micidiale, a mio giudizio, vedere come un uomo, dopo trent’anni dalla sua nascita, venga a conoscenza del fatto che tutto ciò che ha compiuto fino ad ora era solamente una finzione, e che i suoi amici, i suoi familiari, i suoi colleghi di lavoro, persino i suoi sogni e le sue ambizioni erano frutto di un inganno.
Il messaggio che Weir lancia allo spettatore, vuole essere soprattutto un avvertimento dal prendere le distanze da tutti quei mezzi tecnologici (televisioni, computer…) che fanno parte dei mass-media che, all’alba dell’anno 2009, hanno “imposto” il loro “predominio” sulle nostre vite, facendoci smarrire il contatto con la realtà che circonda, annientando ogni senso di razionalità e minimizzando il confronto con i nostri simili.
Uno degli aspetti che più curiosi ed emblematici di “Truman Show” è il nome dei protagonisti; di fatti, se andiamo a dare un’occhiata ai credits, avremo modo di notare che Laura Linney, nel film, si chiama Meryl, un omaggio all’Attrice Meryl Streep, mentre Noah Emmerich si chiama Marlon, in onore dell’Attore Marlon Brando.
Al contrario, il personaggio interpretato da Jim Carrey si chiama Truman Burbank, la cui etimologia significa “uomo vero” (Truman), di fatti, nella pellicola, Carrey, assolutamente impeccabile, è l’unico attore che, in un certo senso, “non recita”, al contrario della Linney e di Emmerich, la cui recitazione è volutamente eccessiva e forzata.
Da questo concetto si discosta però anche Ed Harris nel ruolo di Christoph, il Creatore, colui che ha dato vita allo show di cui Truman è protagonista. Egli osserva in modo quasi ossessivo ogni singola azione compiuta da Truman, come fosse suo padre…in un certo senso, lo è…
Per questo ruolo, Harris, anch’egli eccezionale, ha ottenuto il Golden Globe come attore non protagonista in un film drammatico e una nomination all’Oscar nella medesima categoria. Oltre a quella per Harris, il film ha ottenuto altre due nomination agli Academy Awards: miglior regia (Peter Weir) e miglior sceneggiatura originale (Andrew Niccol).
Di questo film, un altro emblema è rappresentato altresì dal finale, che vede Truman raggiungere la porta di uscita dall’enorme set di cui era “prigioniero” per poi congedarsi dal suo enorme pubblico e dal suo Creatore, il quale, prima, gli farà un discorso di impressionante misticismo, con la sua solita ed innata cordialità, espressa con la meravigliosa frase: “Nel caso non vi rivedessi: buon pomeriggio, buona sera e buona notte…”.
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