Un perfetto gentiluomo
Titolo originale: The Extra Man
USA, Francia: 2010. Regia di: Shari Springer Berman, Robert Pulcini
Genere: Commedia
Durata: 105'
Interpreti: Kevin Kline, Paul Dano, John C. Reilly, Katie Holmes, John Pankow, Lauren Weisman, Alicia Goranson, Jason Butler Harner, Marian Seldes, Cathy Moriarty, Celia Weston, Patti D'Arbanville
Sito web ufficiale: www.theextramanmovie.com
Sito web italiano:
Nelle sale
dal: 13/05/2011
Voto: 6
Trailer
Recensione di: Daria Castefrachi
L'aggettivo ideale: Pungente
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Un po’ Versione di Barney, un po’ Zia Mame, Un perfetto gentiluomo è un film singolare, grottesco anche, che riecheggia i due noti predecessori e punta tutto sulla straordinaria interpretazione di Kevin Kline.
E chissà che non arrivi una nomination ai prossimi Oscar.
Originali i titoli di testa molto old stile, come gli spezzoni in cui ci viene mostrato ciò che immagina Louis Ives, interpretato da un bravissimo Paul Dano - ancora una volta, dopo little Miss Sunshine e Fast Food Nation, alle prese con un film impegnato, di quelli che si discostano dal main stream di Hollywood.
I registi Shari Springer e Robert Pulcini hanno fatto sfoggio di uno stile ricercato e manierato che pur mantiene una fluidità di fondo.
La narrazione procede attraverso la voce fuori campo che racconta le vicissitudini del giovane protagonista alle prese con l’eccentrico padrone di casa. In una moderna New York, in cui tuttavia la upper class è ancora quella che conta, Louis si trasferisce nel tugurio di un uomo che è un po’ dandy e un po’ vecchio gentleman, un po’ svitato e un po’ (tanto) scroccone. Un uomo da cui imparare l’arte, appunto, dello scrocco: e da cui imparare ad essere un perfetto gentiluomo, un extra man. Per lui, essere un Cavaliere delle Rose vale più di ogni altra cosa, è uno status irrinunciabile. Come irrinunciabili sono le palle di Natale che colleziona.
Quella che lo sceneggiatore ci racconta è principalmente la storia di un’amicizia, del rapporto tra maestro e allievo: di un percorso formativo in cui Louis passa da impacciato e ingenuo professore di letteratura inglese a editor sicuro di sé, con una nuova prospettiva di vita e un nuovo amico.
Ma che dire di Henry Harrison? Fa tenerezza quando non ha più calzini e si dipinge piedi e caviglie di nero o quando la sua macchina scassatissima, unico mezzo di locomozione che possiede, lo lascia a piedi.
Fa rabbia quando sfrutta, o per lo meno, sembra sfruttare il malcapitato Louis per i suoi secondi fini e quando si mostra in tutto il suo essere retrogrado: “non farmi il piccolo borghese, l’aristocrazia non paga mai”.
Ma più che altro, Henry Harrison fa innamorare di sé e delle sue concezioni antiquate, della sua immensa cultura, del suo sapersi raccapezzare in qualsivoglia situazione.
Tratto dal romanzo Io e Henry di Jonathan Ames, il film tratta con delicatezza personaggi tanto particolari e assurdi, quanto malinconici e intriganti. L’impronta rimane teatrale, come teatrale è il protagonista che si fa portavoce di un mondo elitario vuoto ed egocentrico.
Commedia e dramma si mescolano in maniera arguta e sensibile, dando vita ad un film curioso e sarcastico, indicato per chi segue da sempre la carriera di Kevin Kline. Per gli altri, una performance da non perdere.
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