Vero come la finzione
Titolo originale: Stranger than fiction
USA: 2006. Regia di: Marc Forster Genere: Commedia Durata: 113'
Interpreti: Will Ferrell, Maggie Gyllenhaal, Dustin Hoffman, Queen
Latifah, Emma Thompson, Denise Hughes, Eli Goodman, Michael Cook, Tom
Hulce, Tony Hale
Sito web: www.sonypictures.com/homevideo/strangerthanfiction
Nelle sale dal: 02/02/2007
Voto: 6
Trailer
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Recensione di: Gianluca Frappampina
Un uomo solitario, il suo lavoro, i numeri e le sue abitudini. Harold Crick, burocrate, conduce una vita scandita da cifre, consuetudini maniacali come il conteggio dei passi che lo dividono dalla fermata dell’autobus e profonda solitudine.
Un giorno, dal risveglio, comincia ad udire una voce, una sorta di narratore esterno delle azioni che minuto dopo minuto egli compie dando vita al consueto balletto ripetitivo quotidiano. La voce di una donna che ponendolo difronte al suo modo di essere, scombussola le sue instabili certezze.
Parallelamente alla storia di Harold, una scrittrice di fama, sta vivendo il triste momento che sembra affliggere ogni buon romanziere in un certo momento della vita, ovvero il blocco dello scrittore. La storia che sta cercando di scrivere sembra essere proprio quella di Harold, offrendo una sorta di onniscenza sul suo modo di essere e sui passi che compirà.
Purtroppo i personaggi delle vicende narrate da Kay Eiffel sono tristemente accomunati dallo stesso destino, la morte. Harold comprenderà di essere nelle mani della scrittrice, scivolando verso un apparentemente inesorabile destino.
Pellicola dal sapore surreale che trova un’ identità personale e originale in uno scenario dell’ormai tristemente noto e ampiamente citato deja vù, ovvero la triste incapacità di trovare idee nuove da proiettare sullo schermo.
Leggero, a metà strada fra un dramma e una commedia, offre molteplici chiavi di lettura dell’irrazionale alone avvolgente dell’intera storia. Il nostro futuro è già scritto? Siamo marionette in balia di qualcuno che guida le nostre azioni e decide del nostro avvenire?
Il potere di vita o di morte, di condurre un certo stile di vita piuttosto di un altro, non sono frutto del caso o di piccoli dettagli e delle loro conseguenze: questa immensa autorità spetta al rapido movimento delle dita su una macchina da scrivere come a suggellare l’impossibilità di ritornare indietro, di modificare il corso degli eventi. Un narratore onniscente guida passo passo verso un incontestabile destino il suo personaggio, almeno fino a quando narratore e personaggio non comprendono di esistere l’uno per l’altro e di non essere solo frutto della fantasia.
Più delle performance degli attori, preme evidenziare lo sforzo nella ricerca dell’originalità sconfinando, seppur con classe, nell’irreale. Plauso quindi a Zach Helm e Marc Foster, a cui va il merito di aver dato un interpretazione delle vite che viviamo. Ingessati nell’idea che tutto ciò che compiamo con le nostre ritualità ed abitudini sia parte di noi e sia giusto, forse un giorno, al nostro risveglio, comprenderemo che siamo guidati da qualcun altro e che la nostra vita non è propriamente nostra, quanto piuttosto di chi la sta scrivendo.
Eppure, la sola consapevolezza non potrà salvarci dal destino che è stato scelto per noi…
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