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Titolo: Belli di Papà
Titolo originale: Belli di Papà
Italia, Francia 2015 Regia di: Guido Chiesa Genere: Commedia Durata: 100'
Interpreti: Diego Abatantuono, Andrea Pisani, Matilde Gioli, Francesco Di Raimondo, Marco Zingaro, Barbara Tabita, Antonio Catania, Francesco Facchinetti, Nicola Nocella, Uccio De Santis, Niccolò Senni
Sito web ufficiale:
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 29/10/2015
Voto: 6
Recensione di: Ciro Andreotti
L'aggettivo ideale: Garbato
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Vittorio, un industriale da qualche anno vedovo e trapiantato a Milano in tenera età, ha cresciuto i tre figli: Matteo, Chiara e Andrea, non facendogli mai mancare nulla, se non la sua presenza. Per tentare di recuperare il rapporto con loro, e cercare di responsabilizzarli, Vittorio finge un tracollo finanziario con conseguente fuga in direzione della natia Taranto, in compagnia dei tre figli ai quali, per la prima volta, intimerà che dovranno lavorare per guadagnarsi da vivere.
La pellicola di Guido Chiesa, nuovamente al cinema dopo un’assenza alla regia che aveva toccato il lustro, è un film basato quasi esclusivamente sull’estro di un Abatantuono molto ‘in palla’ e che pare non abbia compiuto grandi sforzi per calarsi nel ruolo di un industriale di successo con figli al seguito ai quali pensa sia necessario cercare d’inoculare il germe del lavoro e della responsabilità; al tempo stesso i figli aiuteranno Vittorio a riavvicinarsi loro, con un finale in salsa prevedibilmente melensa e senza particolari sussulti.
Si ride, si riflette, i cambi di inquadrature e di ritmo sono tutti frutto di Abatantuono, realmente trapiantato a Milano dalla natia Taranto e a seguito della famiglia di origine; cambi di stato essenziali per scandire momenti comici e di serietà, tra i quali spicca l’inevitabile gap generazionale e di origini, dettato da figli troppo viziati e che non sanno cosa sia il vero mondo del lavoro. A completare il cast si unisce anche Francesco Facchinetti, per la prima volta sul grande schermo e nel ruolo di un futuro genero predatore di doti e con idee economicamente assurde; per finire è presente anche uno splendido Antonio Catania in quello di amico e braccio destro di Vittorio, nell’ennesimo ruolo di una carriera da caratterista e spalla mai giunta, o quasi, a toccare i vertici che di certo l’attore siciliano meriterebbe.
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