Titolo: Donne in attesa
Titolo originale: Kvinnors Väntan
Svezia: 1952. Regia di: Ingmar Bergman Genere: Commedia Durata: 80'
Interpreti: Carl Ström, Gerd Andersson, Björn Bjelfvenstam, Maj Britt Nilsson, Jarl Kulle, Birger Malmsten, Gunnar Björnstrand, Eva Dahlbeck, Anita Björk, Karl-Arne Holmsten, Aino Taube, Håkan Westergren
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Nelle sale dal: 1953
Voto: 6,5
Trailer
Recensione di: Francesca Caruso
L'aggettivo ideale: Confessante
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“Donne in attesa” (Kvinnors väntan, 1952), film successivo a “Un’estate d’amore”, affronta l’amore maturo in quattro coppie sposate, mostrando come si è evoluto il sentimento fresco e passionale della giovinezza.
Il film appartiene alla Bergman Collection, una nuova e più ricca edizione, distribuita in Dvd da Bim e 01 Distribution. Tra i contenuti speciali c’è il film “Eva”: la scrittura della sceneggiatura è stata affidata a Bergman, con la regia di Gustaf Molander.
Annette, Rakel, Marta e Karin sono in attesa dei loro quattro mariti, tutti fratelli, in una casa in riva al lago.
Annette inizia a raccontare le sue pene coniugali e così una dopo l’altra si confessano, raccontando le verità nascoste del proprio matrimonio. Ad ascoltare le storie c’è Maj, sorella minore di Marta, in attesa del suo fidanzato.
“Donne in attesa” è strutturato a partire dalla riflessione di Annette sul presente per poi estendersi nell’evocazione del passato delle altre donne. Bergman rende questo passaggio attraverso l’uso del flash-back, che nelle sue mani, diviene un segno stilistico, che caratterizza i suoi lavori.
In questo – come in diversi altri suoi film – Bergman mette in luce il punto di vista femminile come tante volte ha fatto in maniera diversa e più incisiva il regista Zhang Yimou, che ha messo in primo piano quanto carattere e forza di volontà possa avere la donna rispetto all’uomo. Le donne di Bergman sono decisioniste, freddamente sincere e in grado di cavarsela in ogni circostanza.
In “Donne in attesa” ci si accorge di un’inversione narrativa rispetto alla classica commedia, partendo dal dramma più completo si arriva, per fasi, al racconto sereno e scherzoso di Karin. Il tradimento che nella confessione di Rakel è tale da produrre un’aggressività verbale, in quella di Karin diviene qualcosa di leggero, sul quale poter giocare.
Quella che inizia tutt’altro che come una commedia lo diviene per gradi, lasciando anche una lezione e un auspicio, da cogliere nelle parole di Maj, che chiede a Henrik una prospettiva di vita di coppia diversa (da quelle ascoltate) e senza compromessi.
La presenza degli specchi, utilizzati in abbondanza e in quasi tutti gli ambienti, è rivelatrice.
A Bergman piace che i suoi personaggi si specchino per mostrare così, anche materialmente, i loro egoismi. Sono tutte figure narcisiste che - in un modo o nell’altro - pensano prima a se stesse, nonostante la vita in comune che vivono col partner. Sembrano quasi non rendersi conto di quali saranno le conseguenze delle loro azioni o ne rifiutano il pensiero per godere di un momento di estasi, di felicità, che un attimo dopo diventa da disprezzare, vacuo ed evanescente.
L’ambientazione estiva diviene metafora delle stagioni della vita – tema ricorrente nell’opera di Bergman – palesata nell’epilogo quando uno dei personaggi dice di lasciare che i due giovani innamorati si godano l’estate, perché poi verrà l’inverno con le sue delusioni.
Al centro di tutto, di ogni aspetto e tematica trattata dall’autore, c’è l’amore, che i personaggi bergmaniani rincorrono, desiderano, generando gelosie, tradimenti, provocazioni.
Ognuno di loro fa il necessario per raggiungere lo scopo.
“Donne in attesa” è un film in cui dal dramma si passa alla commedia con una studiata elaborazione.
Le storie raccontate non possiedono la medesima forza, tuttavia il lavoro fatto da Bergman rende stimolante la visione del film.
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