Titolo: Esterno sera
Titolo originale: Esterno sera
Italia: 2011. Regia di: Barbara Rossi Prudente Genere: Commedia Durata: 101'
Interpreti: Valentina Vacca, Emilio Vacca, Salvatore Cantalupo, Ricky Tognazzi, Alessandra Borgia, Davide Lanni, Ciro Carnevale
Sito web ufficiale:
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Nelle sale dal: 23/05/2013
Voto: 5,5
Trailer
Recensione di: Daria Castelfranchi
L'aggettivo ideale: Ombroso
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Opera prima della regista di Caserta, Barbara Rossi Prudente, arriva al cinema dal 30 Maggio Esterno Sera: film introspettivo che parla di famiglia e di segreti, di una ragazza ribelle e della sua drastica soluzione.
Niente a che vedere con l’esordio alla regia di due big del nostro cinema, ovvero Luigi Lo Cascio e Valeria Golino: Esterno Sera è a tutti gli effetti un film d’autore e rispetta tutti i canoni del genere. Dai lunghi silenzi al buio che imperversa sull’intera pellicola.
Innegabili le ottime prove dei protagonisti, tutti campani doc, e ammirevole la bella fotografia che gioca con luci e ombre, infondendo alla narrazione un che di inquietante.
La vicenda messa in scena dalla regista narra la storia di Alba e del suo amore ossessivo per Fabrizio, un cugino il cui grado di parentela non è del tutto chiaro. Un segreto incombe sui due protagonisti: qualcosa di grosso che li ha allontanati anni prima e che, alla soglia dei 20 anni, sta per essere rivelato.
Alba è una ragazza particolare, eccentrica, ribelle e indipendente: ha perso il lavoro e per tirare avanti indossa una cuffia rosa a fiori e si lancia su una strada evitando le macchine. Se non viene investita, lei e i suoi amici – se così si possono chiamare persone che la incitano a sfidare la morte – vincono sostanziose scommesse.
La sua famiglia è composta da una sorella e un fratello che la adorano, una madre apprensiva e un padre che odia con tutte le sue forze.
E’ amata profondamente dal giovane vicino Marco con cui intraprende un gioco di seduzione misto ad affetto. Vive di notte.
Le basi per un racconto interessante ed un punto di vista originale sul concetto di famiglia c’erano: la regista però è caduta nella trappola di quelle opere prime eccessivamente autoriali, il cui modo di girare alla lunga sembra un mero esercizio di stile e la cui lentezza non enfatizza gli eventi bensì li prolunga.
Molto bella tuttavia l’inquadratura finale che incornicia i due protagonisti in primo piano mentre, alle loro spalle, incombono tutti i componenti della famiglia: quasi fosse l’atto finale di una drammatica piece teatrale giunta al termine, con il sipario in procinto di chiudersi su un amore malato e impossibile.
A parte questa chiusura di grande effetto scenografico, lo spunto di riflessione - le cui potenzialità non sono state sfruttate al meglio - e le belle performance, come direbbe il compianto Franco Califano, “tutto il resto è noia”.
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