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Io sono tempesta (Io sono tempesta) Italia 2018 Regia di: Daniele Lucchetti Genere: Commedia Durata: 98' Cast: Marco Giallini, Elio Germano, Eleonora Danco, Marcello Fonte, Jo Sung Francesco Ghenghi, Carlo Bigini.
Nelle sale dal: 12/04/2018 Recensione di: Chicco D'Aquino Voto: 6,5 L'aggettivo ideale:Lieve...
Nel mondo globalizzato le disuguaglianze vistose sono il tratto distintivo della sua affermazione feroce.Non vi è libero scambio, libero mercato, libera circolazione di merci, libera circolazione delle persone che non abbia contraddetto l’assioma smithiano della “mano invisibile”. Secondo dati Oxfam, l’1% della popolazione mondiale detiene più della ricchezza di 6,9 miliardi di persone costretti così a campare con pochi dollari al giorno.
In quest’orgia di plusprofitto e plusvalore che certifica l’inesistenza di una società giusta, piccoli granelli di sabbia vengono sollevati da chi non si rassegna allo status quo e tenta con ogni mezzo, anche artistico, di contrastare l’antico adagio “così va il mondo”. Non è da tutti e occorre possedere un talento raro per riuscire a riflettere e a far riflettere sulla humana conditio con toni leggeri, da commedia un po’ retro’, tipo “Una poltrona per due”.
Coerente con una visione della vita disincantata ma attenta ai grandi temi sociali, Daniele Luchetti ci regala questa commedia lieve lieve in cui un finanziere guascone, interpretato magistralmente da Marco Giallini incrocia una realtà sgradevole, quella di un centro d’accoglienza, inviato a scontare una pena di un anno per aver evaso le tasse in un passato non remoto.
Qui incontra Elio Germano col figlioletto e una simpatica congrega di personaggi segnati dalla sorte, dalla competizione che non risparmia nessuno. E in breve entra nelle corde del gruppo.
Luchetti ha il tocco del fine artista, quasi uno scultore di ritratti umani che cesella pazientemente senza pedagogismi cattolicheggianti (la rappresentazione della responsabile del Centro è esemplarmente tratteggiata, tra tentativi di purificazione dell’umanità intera ed esiti di fuga),
fornendoci una carrellata di situazioni sottilmente umoristiche che donano all’insieme della narrazione filmica spessore e tenuta. Si sorride ma ci si indigna anche, ci si interroga e le domande
si inseguono, indisturbate e spiacevoli a ricordarci che, allargando lo sguardo sulle miserie del mondo, non esiste un ordine naturale delle cose ma sono le logiche, spietate e senza volto, a dettare l’agenda a governi e organismi transnazionali.
E il silenzio assordante, anche ai nostri giorni, di parte della stampa mainstream sui migranti in Grecia ci anticipa, come Ronald Laing ricordava negli anni ‘80, che “il terribile è già accaduto”.
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