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Titolo: La famiglia Fang
Titolo originale: The Family Fang
USA 2015 Regia di: Jason Bateman Genere: Commedia Durata: 107'
Interpreti: Nicole Kidman, Jason Bateman, Christopher Walken, Maryann Plunkett, Kathryn Hahn, Michael Chernus, Josh Pais, Marin Ireland, Joe Lanza
Sito web ufficiale:
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 01/09/2016
Voto: 6
Recensione di: Davide Sorghini
L'aggettivo ideale: Retorico
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Presentato al Festival di Toronto del 2015 e tratto dall'omonimo best-seller di Kevin Wilson, edito in Italia da Fazi Editore, La famiglia Fang sbarca nelle sale d'Italia dopo non aver certamente fatto furore in patria.
Appena 262,921 dollari d'incasso per la pellicola diretta e interpretata da Jason Bateman, qui alla sua seconda regia tre anni dopo Bad Words. Al suo fianco Nicole Kidman, anche produttrice e decisiva nella scelta dello sceneggiatore, ovvero quel David Lindsay-Abaire 10 anni fa Premio Pulitzer per Rabbit Hole, poi portato in sala proprio dall'ex moglie di Tom Cruise.
Dinanzi ai Fang è impossibile non pensare alle celebri famiglie strampalate del cinema americano di questi ultimi anni, vedi i Tenenbaum, Little Miss Sunshine e la Famiglia Addams, ma anche al cinema d'autore dei Coen, di David O. Russell e Paul Thomas Anderson, per un quadro familiare che tra sorrisi e pazzie cela una malinconia di fondo agghiacciante. Annie e Baxter sono fratello e sorella e da tempo oramai vivono distanti.
Se lei è un'attrice praticamente mai veramente esplosa divorata dai tabloid, lui è uno scrittore caduto in disgrazia che da due anni prova a completare il suo 3° libro. A causa di uno strampalato incidente che coinvolgerà Bexter e un cannone spara-patate i due saranno 'costretti' a ritrovarsi e a ritrovare i bislacchi genitori, Caleb e Camille Fang, da decenni celebri artisti stimati nel mondo dell'arte contemporanea.
I Fang sono performer radicali, estremi e sovversivi che hanno saputo scioccare il pubblico d'America attraverso performance imprevedibili e provocatorie, con Annie e Baxter, un tempo bimbi, co-protagonisti. Esperienze che hanno negativamente formato entrambi, in quanto perennemente instabili dinanzi a questi due genitori eccentrici, a detta di molti geniali, per altri buffoni e per questo discutibili, fino a quando tutto cambia. Perché Caleb e Camille Fang spariscono nel nulla, lasciando dietro di loro tracce che fanno pensare ad un terribile omicidio. Che i due siano morti, o molto più semplicemente autori dell'ultima e più clamorosa performance artistica della loro carriera?
Un coming-of-age a scoppio ritardato, quello diretto da Bateman, con i due poveri pargoli dei Fang, chiamati 'bambino A e bambino B' da mamma e papà, visti come pura e semplice appendice artistica di entrambi. Una realtà a lunga sopportata che ha finito per devastare tanto Annie quanto Baxter, con la prima alcolizzata e il secondo dipendente dai farmaci, ora chiamati finalmente a rintracciare i due genitori 'defunti' ma soprattutto a trovare se stessi. Dissacrante, crudele, tragicomico e dannatamente cinico, La famiglia Fang si interroga a lungo (troppo) sul concetto di arte, sia essa scrittura, pittura, recitazione o puro e semplice gesto artistico, chiedendosi continuamente quando possa essere considerata tale. E con quali conseguenze.
Christopher Walken e Maryann Plunkett sono due genitori apparentemente squilibrati ed egoisti, perchè perennemente accecati dall'idea malsana di stupire e provocare reazioni altrui, tanto da rasentare la totale distuzione dei figli e della loro stessa famiglia. Bateman, che alterna flashback passati legati alle performance artistiche negli anni '70 e '80, parti documentaristiche e presente, esplora non solo il rapporto genitori-figli ma anche quel confine, negli anni diventato sempre più labile, tra arte e vita reale. Tutto questo dirigendo con inattesa fermezza una commedia ben indossata dai 4 protagonisti principali, anche se a lungo andare ridondante nel ribadire quello scarto tra arte e realtà, tra genialità e idiozia.
Bateman non teme di mostrare i propri colorati ed eccentrici personaggi per quello che spesso sono, ovvero sgradevoli adulti che vivono quasi in una realtà parallela, in cui tutto o quasi è giustificato in nome dell'arte.
Per la Kidman un ruolo finalmente sfaccettato, sei anni dopo quel Rabbit Hole che la portò a strappare una nomination agli Oscar, con Bateman più fragile e trattenuto nella recitazione e alla regia di un film che ha il merito di trattare con iniziale interesse un argomento tanto delicato e al tempo stesso il demerito di sovraccaricarlo, finendo così per renderlo retorico.
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