Titolo: La gente che sta bene
Titolo originale: La gente che sta bene
Italia: 2013. Regia di: Francesco Patierno Genere: Commedia Durata: 105'
Interpreti: Diego Abatantuono, Claudio Bisio, Margherita Buy, Jennipher Rodriguez, Laura Baldi, Matteo Scalzo, Carlotta Giannone, Carlo Buccirosso
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Sito web italiano:
Nelle sale dal: 30/01/2014
Voto: 6
Trailer
Recensione di: Daria Castelfranchi
L'aggettivo ideale: Fiacco
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Claudio Bisio, Diego Abatantuono e Margherita Buy: dal 30 Gennaio arriva al cinema il film di Francesco Patierno, La gente che sta bene, tratto dall’omonimo romanzo di Federico Baccomo Duchesne, autore di Studio Illegale.
Se da quest’ultimo era stato un film piuttosto insulso con Fabio Volo, con La gente che sta bene le cose vanno meglio…ma non troppo.
Nulla da dire circa le performance degli attori: Bisio se la cava con il ruolo a metà tra commedia e dramma e gli scambi con Abatantuono suscitano risate come è giusto aspettarsi da due grandi esponenti della commedia italiane made in Milano.
Il film però rivela basi poco solide e la sceneggiatura risulta ben presto prevedibile: i dialoghi passano dai duetti brillanti tra i due protagonisti maschili, a quelli melensi tra Bisio e Jennipher Rodriguez, procace e triste amante dello stesso Bisio, nonché moglie di Abatantuono.
Il regista tuttavia ha immaginato dignitosamente i personaggi, concentrandosi sulle rispettive peculiarità e svelandone la percezione del mondo circostante e la relazione con esso: Umberto Dorloni (Claudio Bisio) è il tipico avvocatucolo senza scrupoli che pur di non rinunciare ai suoi agi, è pronto a licenziare i collaboratori più fruttuosi e a ingannare i colleghi.
L’avvocato Patrizio Azzesi (Diego Abatantuono) è fin troppo conscio del suo potere e scherza con le vite e i destini di chi gravita intorno a lui – quasi sempre per interesse. E infine Carla Dorloni (Margherita Buy) è un brillante avvocato che ha rinunciato alla carriera per dedicarsi alla famiglia, con il risultato di ritrovarsi relegata in casa, senza riuscire ad avere voce in alcun capitolo.
In questo quadretto, Umberto si trova bene perché ha i suoi punti di riferimento: che ben presto iniziano a crollare come un castello di carta. Perché la sua vita è proprio questo: inconsistente, concentrata più sull’apparenza che sulla sostanza, prossima ad essere spazzata via da un semplice alito di vento.
E in men che non si dica – complice un drammatico evento – Umberto realizza che a contare è ben altro.
Non l’inganno, non l’accostarsi ad un personaggio noto e losco, non l’esercitare un potere inesistente ma inebriante.
Il regista di Pater Familias torna sul grande schermo ma questa volta non convince: la colpa va addossata principalmente alla sceneggiatura, fin troppo banale e incerta.
Il film stesso manca di verve e solo temporanei picchi comici risollevano le sorti della narrazione altrimenti piatta e sterile.
Decisamente non uno dei film italiani più riusciti della stagione.
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