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Titolo: La prima pietra
Titolo originale: La prima pietra
Italia 2018 Regia di: Rolando Ravello Genere: Commedia Durata: 77'
Interpreti: Kasia Smutniak, Corrado Guzzanti, Lucia Mascino, Valerio Aprea, Iaia Forte, Serra Yilmaz
Sito web ufficiale:
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 06/12/2018
Voto: 6,5
Recensione di: Ciro Andreotti
L'aggettivo ideale: Riflessivo...
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Durante l’ora di ricreazione, alla vigilia delle vacanze scolastiche e di una serata dedicata alla recita natalizia, un allievo di una scuola elementare lancia una pietra contro una vetrata infrangendola e colpendo una coppia di bidelli che stanno scendendo le scale.
Credendo di risolvere la cosa in breve tempo, il preside convoca la madre dell’alunno.
Alla presenza di genitori, dei bidelli e della maestra dello scolaro, quello che appariva come un banale incidente inizia ad assumere invece le sembianze di un caso diplomatico.
Con Carnage, pellicola del 2011 diretta da Roman Polanski, avevamo già assistito alle incomprensioni nelle quali possono scivolare menti adulte, davanti ad errori di gioventù commessi, in quel caso, da ragazzi adolescenti.
Lungo la medesima linea s’inserisce quest’ultimo sforzo di Rolando Ravello, che adatta l’omonima pièce teatrale ideata da Stefano Massini consegnandola nelle sapiente mani di un manipolo di eccellenti attori guidati da un preside macchiettistico e dalle sembianze di Corrado Guzzanti, finalmente ritornato sul grande schermo; in quelle una maestra con convinzioni hippie e con l’aspetto di Lucia Mascino.
Aggiungendovi una coppia di bidelli infortunati con i volti di Valerio Aprea e Iaia Forte.
E completando il quadretto con una nonna e una madre di chiara origine musulmana rispettivamente con l’aspetto di Serra Yilmaz, attrice e caratterista di origine turca apparsa in molte pellicole dirette da Ferzan Özpetek, e Kasia Smutniak. Il risultato finale è ancora una volta, come nel caso delle due precedenti pellicole diretta da Ravello, un’opera che fa riflettere e sorridere, capace di sondare l’animo umano e i dubbi nei quali può ricadere la nostra società.
Un film in questo caso in grado di soffermarsi sui pregiudizi che da tutte le parti possono crearsi di fronte alle differenti culture e religioni, per la semplice paura di chi è differente da noi, ma in tal caso abbandonandosi eccessivamente, al contrario della pellicola di Polanski, in situazioni al limite dell’assurdo.
Forse in quest’ultima caratteristica risiede la difficoltà nell’accettare del tutto una pellicola che merita egualmente d’essere vista, che fa pensare e ridere e che è capace di veicolare un messaggio di fratellanza in evidente contrapposizione con il comportamento di tutti gli attori presenti.
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