Titolo: La sedia della felicità
Titolo originale: La sedia della felicità
Italia: 2013. Regia di: Carlo Mazzacurati Genere: Commedia Durata: 90'
Interpreti: Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese, Giuseppe Battiston, Katia Ricciarelli, Raul Cremona, Marco Marzocca, Milena Vukotic, Roberto Citran, Mirco Artuso, Roberto Abbiati, Lucia Mascino, Natalino Balasso, Maria Paiato, Fabrizio Bentivoglio, Silvio Orlando, Antonio Albanese
Sito web ufficiale: www.mymovies.it/lasediadellafelicita
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 24/04/2014
Voto: 6
Trailer
Recensione di: Domenico Astuti
L'aggettivo ideale: Delicato
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Nel 1928 in Unione Sovietica esce il fortunato romanzo Le dodici sedie scritto
da ll’ja Arnol’dovic ed Evgenij Petrovic Petrov. Ebbe un clamoroso successo
di pubblico e stranamente il terribile Stalin lo permise, forse perché era
intento alla grande offensiva contro i contadini e con la sua "rivoluzione
dall'alto" cercava una rapida industrializzazione per l'Unione Sovietica.
Le
dodici sedie è un romanzo ironico, in cui si ride in modo dissacrante e in cui
le funamboliche avventure servono come espediente per criticare in modo
efficace e pungente la vita quotidiana sovietica nel periodo della NEP.
Insomma un romanzo picaresco e di satira sociale, a volte esilarante nonostante
un finale mesto e la descrizione di una realtà ai limiti della sussistenza,
passato attraverso le catene del regime e che ha avuto un clamoroso successo
tra i lettori.
Dopo una quarantina d’anni il Cinema mondiale si è interessato
a questa storia e nel giro di qualche anno sono stati realizzati ben tre film.
Il più famoso sicuramente è quello di Mel Brooks alla sua seconda Opera nel
1970; ma l’anno precedente era stato realizzato da Luciano Lucignani e Nicolas
Gessner Una su 13 ( con Vittorio Gassman e Sharon Tate al suo ultimo film prima
del suo assassinio da parte della banda Manson). Poi nel 1976, il regista
sovietico Mark Anatol'evič Zacharov ha realizzato Le 12 sedie, film dalla
incredibile durata: 288 minuti.
Adesso esce postumo “ La sedia della felicità “, del bravo Mazzacurati che
purtroppo ci ha lasciati a Gennaio. Regista schivo e riservato ci ha
consegnato con le sue Opere il suo amore per la provincia, i ritratti di luoghi
e personaggi marginali, storie comuni fatte da persone semplici e lontane mille
miglia dal cittadino rampante e metropolitano ( una via di mezzo tra Olmi e lo
scrittore Gianni Celati ). Ma dietro a queste storie ‘ minimali ‘ emergono
anche il desiderio di raggiungere la ricchezza persino con azioni non proprio
nobili da questi piccoli balordi senza importanza, e Mazzacurati ne accetta con
affetto le debolezze e i vizi e le racconta con realismo e delicatezza a volte
surreale.
Regista minimalista, intimamente partecipe della sorte dei suoi
personaggi, capace di raccontare come testimone di un’epoca la realtà in modo
appassionato ma anche lieve, crudele ed anche divertito; sempre coerente con
il suo sguardo onesto, semplice, provinciale. Un microcosmo fatto soprattutto
di uomini sfortunati, persone lontane dall’agio ma attaccate alla dignità dei
gesti concreti, un po’ sfaticati, spesso sfigati, a volte emigrati ( Vesna va
veloce, Il Toro, Un’altra vita ) e ladri improvvisati ( La giusta distanza, La
lingua del Santo ).
Pur consapevole, durante la scrittura e la realizzazione del film che non
aveva più molto da vivere non ha voluto fare il suo ‘ ultimo ‘ film e quindi
lasciare un testamento alto in cui tirare le somme del suo cinema. Anzi, ha
scelto di realizzare un’opera leggera, usando uno sguardo fanciullesco e
svagato, con alcuni ingedienti di surrealtà, per raccontarci la poco verosimile
ricerca di un tesoro nascosto in una seggiola venduta con altre identiche a chi
sa chi.
Facendo questo, rispolvera il vecchio intreccio del romanzo russo e
corre parallelo al cinema geniale di Wes Anderson pur tuttavia restando nel
microcosmo italiano e nei suoi limiti.
In una piccola cittadina del Nord-est nei pressi di Venezia c’à l’estetista
Bruna ( Isabella Ragonese non al meglio ) che lotta per salvare dai debiti il
suo negozio, ha un fidanzato che la tradisce e sente che il futuro è
disperante.
Quasi di fronte lavora Dino ( un Valerio Mastandrea che si sta
standardizzando in ruoli di uomo malinconico e dolce senza reali qualità ), ha
un negozio di tatuaggi ed anche lui è oberato dai debiti tanto che dorme nel
negozio e non riesce a pagare gli alimenti alla ex moglie che per rappresaglia
non gli fa vedere il figlio.
Bruna per lavoro entra in carcere, deve colorare
le unghie dei piedi a Norma Pecche ( Katia Ricciarelli ), la madre di un famoso
bandito che ha nascosto un tesoro in gioielli in una delle sedie del suo
salotto e quando la donna si sente male e sta per morire confessa alla ragazza,
ma anche a un prete disonesto ( Giuseppe Battiston ), il suo segreto.
Naturalmente Bruna si mette alla disperata ricerca della sedia della felicità
che nel frattempo con altre sette identiche è stata venduta dal tribunale
giudiziario.
Con l’aiuto forzoso di Dino e con la successiva entrata in scena
del prete riusciranno in modo rocambolico a trovare la sedia e ad essere felici
in un finale rupestre e surreale...
Un film leggero, in cui si sorride per il garbo e la tenerezza che ispirano
tutti i personaggi ( in piccolissimi ruoli troviamo gli amici di sempre di
Mazzacurati, Albanese, Natalino Balasso, Bentivoglio, Citran, Silvio Orlando
), con un ritmo divertente, lieve e personale. Lo sguardo dell'autore con
leggerezza coglie come sempre le contraddizioni esistenziali della provincia
italiana, con la descrizione di un campionario di perdenti a volte
trasfigurandoli e deformandoli; anche se sinceramente dobbiamo dire che la
sceneggiatura è meno accurata delle precedenti, immaginiamo perché dettata da
una certa fretta e forse da un umore a volte non proprio dei migliori.
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