Titolo: Non c'è più religione
Titolo originale: Non c'è più religione
Italia 2016 Regia di: Luca Miniero Genere: Commedia Durata: 105'
Interpreti: Claudio Bisio, Alessandro Gassmann, Angela Finocchiaro, Nabiha Akkari, Giovanni Cacioppo, Laura Adriani, Mehdi Meskar, Paola Casella, Massimo De Lorenzo
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Nelle sale dal: 07/12/2016
Voto: 6
Recensione di: Francesca Caruso
L'aggettivo ideale: Potenziale
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Luca miniero dirige Alessandro Gassmann, Angela Finocchiaro e Claudio Bisio in “Non c’è più religione”, commedia natalizia sull’integrazione razziale.
Nella piccola isola di Porto Buio fervono i preparativi per il presepe vivente, il bambinello però è un pò troppo cresciuto, con un principio di baffetti e un peso che riesce a sfondare la culla. Bisogna trovare al più presto un neonato.
Al sindaco Cecco viene un’idea: chiederne uno in prestito alla comunità araba. Prima cosa da fare è convincere i propri compaesani poi, non meno difficoltoso, persuadere il suo vecchio amico Bilal, integratosi nella comunità araba, ad aiutarlo, nonostante vecchi screzi li abbiano allontanati. Quello che le due comunità si apprestano a realizzare sarà un presepe vivente mai visto prima e grazie al lavoro comune molte incomprensioni saranno chiarite.
L’intento di Luca Miniero è stato quello di dar voce a quell’Italia multiculturale, che oggi è una realtà, mostrando le reazioni e i comportamenti di un piccolo nucleo comunitario e volendo dimostrare come si possa andare d’accordo e trovare punti in comune anche tra diverse culture.
Ciò che accade nel film non succede tutti i giorni, ma è ciò che ci si auspica avvenga ovunque si viva. Cominciando dalle piccole comunità del territorio a quelle grandi delle metropoli – o viceversa – il cambiamento della mentalità della gente è quello che conta.
A ben guardare si è tutti estranei o stranieri per qualcuno, quando ci si sposta e si va a vivere in seno ad un’altra collettività.
Questa commedia – nelle parole di Miniero – vuole essere una farsa, che racconti lo stato delle cose e come dovrebbero cambiare. Quando lo spettatore fa la conoscenza del bambinello cresciutello, accettandolo, accetta le situazioni assurde in cui i personaggi sopra le righe - come il sindaco, Don Mario, Suor Marta e Bilal– si vengono a trovare.
Ognuno di loro è un essere umano imperfetto e “fasullo”: il sindaco spinge gli isolani a fare amicizia con la comunità araba, ma quando sospetta che sua figlia abbia una storia d’amore con uno di loro, le va contro, palesando la sua ipocrisia.
Don Mario palesa la sua vanità terrena con l’essersi comprato delle lenti a contatto colorate, Suor Marta, nel suo ristorante, non mette in regola i dipendenti (a causa delle tasse troppo alte, si difende lei) e infine Bilal indossa una barba finta per sembrare arabo.
Ci sono momenti teneri, come la sequenza in cui tre amici si ritrovano a parlare come un tempo, o battute ironiche e divertenti, però ci sono anche tanti cliché e situazioni sviluppate in maniera poco credibile.
L’idea che sta alla base è ottima, peccato non si sia riusciti a concretizzarla pienamente, il film ne avrebbe guadagnato maggiormente.
Bisio, Gassmann e Finocchiaro hanno fatto un buon lavoro con i rispettivi personaggi, caratterizzandone perfettamente tanto i pregi quanto i difetti. Bella la fotografia di Daniele Ciprì che, con le riprese effettuate alle Isole Tremiti, a Siponto e a Monte Sant’Angelo, mostra dei luoghi invitanti e ricchi di suggestione.
Trailer
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