Titolo: Tutto quello che vuoi
Titolo originale: Tutto quello che vuoi
Italia 2017 Regia di: Francesco Bruni Genere: Commedia Durata: 106'
Interpreti: Giuliano Montaldo, Andrea Carpenzano, Arturo Bruni, Emanuele Propizio, Donatella Finocchiaro, Antonio Gerardi, Raffaella Lebboroni, Andrea Lehotska, Riccardo Vitiello, Carolina Pavone
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Nelle sale dal: 11/05/2017
Voto: 6,5
Recensione di: Domenico Astuti
L'aggettivo ideale: Prevedibile
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Che fine hanno fatto i giovani degli Anni Cinquanta di Poveri ma Belli ? I vari Maurizio Arena, Renato Salvatori e Marisa Allasio ? Quell’Italia proletaria e aideologica che sfaccendava tra Piazza San Cosimato e Santa Maria In Trastevere, i cui maschi pensavano solo alle femmine da conquistare, standosene sulle spalle di genitori arrabbiati ma bonari ?
Quel piccolo mondo antico oggi sembra voler essere raccontato da Francesco Bruni ( noto sceneggiatore televisivo e cinematografico ) che ogni tanto decide di diventare un regista.
Al suo terzo lungometraggio, dopo il successo di Scialla, ( più di critica che di pubblico ) e in cui cercava una via autorale e popolare con una certa originalità per certi spunti ma anche un’insincerità per altri, ha poi realizzato nel 2014 Noi4, un film piccolo-piccolo, minimalista, senza molta importanza, e si spostava dalla Via Giulia di Scialla a Via delle Carine al Colosseo e Piazza Vittorio.
Questo terzo film giunge a Trastevere e si sofferma su giovani uomini apparentemente duri e chiusi nei sentimenti, per poi seguirli nella loro trasformazione nell’arco di un paio di settimane in giovani uomini che accettano le regole del gioco ( un lavoro ) e mostrano dei sentimenti veri, probabilmente perché vengono a contatto con un vecchio signore gentile e svagato.
Bruni è un bravo sceneggiatore, conosce gli stilemi e le regole, ma sembra poco propenso a scardinarli e a creare qualcosa di non già visto se non prevedibile, al punto che ci appare come un signore borghese, politicamente corretto, e in fondo generoso con la realtà.
Entrando nella storia, con le conversazioni di quattro odierni stupidotti giovani al bar, tra il coatto e l’arrogante con i loro vent’anni senza arte né parte, abbiamo pensato al solito film senza possibilità di riscatto filmico, seguendolo invece si trova una sua via più degna e decorosa, ma senza mai provare a stupirci e planando su passaggi senza possibilità di novità.
La costruzione narrativa, tra la coppia giovane-ignorante e vecchio-saggio e colto, risulta la parte meno originale, ed anche il passaggio dei 4 giovani duri e persi a giovani normali e in fondo gentili e sensibili ci sembra del tutto volontaristico e in fondo leggero nell’analisi psicologica e sociologica; collocando il tutto in una realizzazione verosimile più che reale, perbenista più che di incontro-scontro. Se ci trovassimo davanti a un prodotto televisivo, penseremmo che andrebbe più in una televisione generalista che non in un canale tematico. In fondo, nonostante l’attenzione per la scrittura, l’empatia che Bruni mostra verso tutti i personaggi, anche quelli più scostanti o insignificanti, sembra inciampare nel respiro corto del racconto, in un universo quasi di fiction televisiva, supportata ahinoi da location troppo viste e accattivanti.
Purtroppo pensiamo che questo sia un film che a un pubblico giovane – a cui dovrebbe anche essere indirizzato – non arrivi per mancanza di freschezza e di spunti reali.
Alessandro ( Andrea Carpenzano, visto in Il permesso di Amendola ) è un giovanotto di ventidue anni che vive sulle spalle di un padre barista, non cerca alcuna via nella vita, passa il tempo sfaccendando con tre amici al bar, tra una birra e un commento sulle ragazze che passano. Sono quattro amici semianalfabeti e quando vogliono, diventano dei coatti con altri coatti.
Alex è così apparentemente privo di morale che è diventato l’amante della madre di un amico del gruppo.
Un giorno il padre lo obbliga ad accettare un breve lavoro, deve fare compagnia per qualche ora al giorno a un 85enne, smemorato e bravo poeta, amico di Pasolini e del Presidente Pertini ( il regista Giuliano Montaldo ).
Anche se sono due mondi a sé, tra loro nasce una specie d’affetto; da parte del giovane un senso di rispetto che lo porta a comprendere alcuni insegnamenti sulla vita, mentre naturalmente per l’anziano poeta ci sono gli ultimi brividi di vitalità che li porterà ( un’occasione di racconto un po’ sprecato ) a intraprendere un breve viaggio.
Trailer
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