Il silenzio prima della musica
Titolo originale: Life. Support. Music
USA: 2009 Regia di: Eric Daniel Metzgar Genere: Documentario Durata: 79'
Interpreti: Jason Crigler, Monica Crigler, Marjorie Crigler, Lynn Crigler, Carol Crigler
Sito web: www.lifesupportmusic.org
Nelle sale dal: 25/09/2009
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Roberto Fedeli
L'aggettivo ideale: Tosto
Presentato nella sezione “L’altro cinema” del Festival di Roma, quest’opera di Eric Daniel Metzgar colpisce frontalmente la sensibilità dello spettatore, attraverso un documentario sulla favola umana del chitarrista Jason Crigler.
Il video amatoriale in cui Jason si interroga sul proprio futuro, assume i connotati di un oscuro presagio di frantumazione del labile presente mostrato.
Di li a poco il famoso chitarrista newyorkese si accascerà durante una sua performance, restando vittima di un’emorragia cerebrale.
Il racconto di questa esistenza, prima frantumata e poi parzialmente ricomposta, è attraversato trasversalmente da tre grandi assiomi: l’amore, il silenzio e la musica.
Il regista narra l’estenuante limbo incosciente di Jason, attraverso l’adiacenza fisica e spirituale di tutta la sua famiglia. Lo sguardo fisso, la debilitazione materiale e gli irrisori miglioramenti, abbatteranno la fiducia medica, ma non eclisseranno mai la fede provvidenziale dei parenti.
Il miracoloso risveglio umano del protagonista racchiude il seme di un amniotico legame dei familiari, che rinunciano alla loro esistenza per salvarne un’altra che adorano.
L’ardua riabilitazione dell’uomo è figlia dell’amore inenarrabile della moglie di Jason.
Una donna capace di lavorare, crescere un figlio e curare assiduamente il marito.
Ella veste i panni di una santa moderna, che non smette mai di credere nella guarigione dell’amato.
Commuove copiosamente la scena in cui l’intrepida madre pone il corpo del neonato, tra le braccia assenti del papà.
Il silenzio della sofferenza del protagonista, ridotto in stato vegetativo dalla malattia, rappresenta il secondo corpo semantico del film.
Esso è l’immagine carica di tutto il vuoto vitale che attanaglia Jason, ignaro spettatore delle numerose testimonianze elargite dai suoi cari.
La presenza materiale della musica si risolve nell’apertura e nella chiusura del film, costituendone al contempo il vero motore incorporeo della rinascita di Jason; egli rincontra il proprio io quando sale nuovamente sul palco per suonare la propria chitarra e si ricorda di esserci, applicandosi costantemente sulle corde che lo hanno sempre ammaliato
Nell’esecuzione finale della canzone “The books on the shelf” , le note della sua musica si ricongiungono circolarmente alla loro funzione svolta nell’incipit della pellicola.
Il brano finale suggella tutto il percorso tortuoso della propria esistenza, perennemente in bilico tra flashback saturi di gioia e ricordi visivi pregni dell’estenuante dolore.
Il termine documentario appare riduttivo verso una pellicola che si avvale di una ricchezza contenutistica sbalorditiva.
Nella suddetta opera possiamo rintracciare la fiction poetica dei rapporti familiari, la documentazione delle riprese a scopo medico e la semplicità di un nutrito materiale amatoriale.
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