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Titolo: L'orologio di Monaco
Titolo originale: L'orologio di Monaco
Italia: 2014. Regia di: Mauro Caputo Genere: Documentario Durata: 63'
Interpreti: Giorgio Pressburger - Protagonista
Sito web ufficiale:
Sito web italiano:
Nelle sale dal: Distribuito nelle migliori librerie e videoteche da Istituto Luce-Cinecittà
Voto: 8
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Intenso
Scarica il Pressbook del film
Ha un po’ il sapore di un viaggio nelle memorie,un’apertura delicata e discreta di pagine di storia e di famiglie,questo soffio di cinema scritto e diretto dal regista Mauro Caputo,che trasfigura in immagini lente e cadenzate l’omonima raccolta di racconti di Giorgio Pressburger,classe 1937,prolifico autore ungherese di regie,romanzi e opere culturali vive sul palcoscenico intellettuale dell’Europa di questa epoca.
Caputo sceneggia e dirige conferendo al suo lavoro la profondità e la densa significazione della quieta ansia di ricerca di Pressburger dei legami di parentela della sua famiglia con identità di ieri,permeando il film di un odore di storia e indagine e chiamandone la voce nella sonorità pacata e solenne dello scrittore,qui misurato tono di narratore di indagini e ricerche.
Pressburger inizia la sua esplorazione tra i rami dell’albero della sua famiglia ringraziando “il destino che lo ha portato a scoprire per caso,nel suo albero genealogico,cosa vuol dire veramente appartenere alla comunità umana dei vivi e dei morti” e si volge indietro,verso una storia che lo chiama a scoprire legami,ad aprire sipari e a ritrovare identità che appartengono al suo sangue.
Il racconto è scandito su pagine di storia e ricordi,vicende e memorie,voci e fatti vivificati in intensi spezzoni di immagini di repertorio e vibranti brani a commento,partendo dalla presa sovietica di Budapest,via via attraverso il viaggio in Italia,il crescente desiderio di scoprire le pietre disposte sul percorso della sua famiglia,gli antenati,il suo passato.
Così il racconto porta per mano il pensiero dell’Autore nell’Europa centro-orientale,”quelle terre così vicine ed apparentemente così irraggiungibili, che i miei antenati avevano attraversato,spostandosi da una città all’altra”.
Scorrono come note fluide e drammatiche le memorie della brutalità e follia del nazismo,i campi di sterminio e le vite gettate,la Shoah e le righe scritte nelle grandi pagine del libro dei destini umani,il crudele e demoniaco secondo conflitto mondiale.
Ecco poi apparire Heinrich Heine,con la sua opera donata alla letteratura europea,la sua indomabile,caotica sete di libertà.
Dice Pressburger:”…come il seme di una pianta viene portato dal vento a chilometri e chilometri di distanza,così il gene Pressburger si incontra con il gene Heine…”.
Ecco ancora Felix Mendelssohn,e suo nonno,il filosofo tedesco Moses.
Intensi ricordi,affascinanti schiuse su epoche e persone lontane che scrissero culture e storia,suggestive righe di ricerca umana ed interiore,antiche fotografie dense e ambrate risvegliate dal riposo dell’attesa,memorie rese vive da una ricerca che non si arrende alle distanze di tempi e luoghi,compongono la dignitosa energia di questo mosaico di tessere viventi di una voce che si fa traduttrice di un’ansia quasi ossessiva di ricerca.
Segue il collegamento con un altro pensatore, le cui “idee rivoluzionarie avevano messo in moto enormi masse di diseredati della Terra”.
La madre di Karl Marx portava lo stesso cognome della famiglia Pressburger con sole tre generazioni che separavano Giorgio dall’autore del Manifesto del partito comunista,fiato del fantasma della Grande Rivoluzione,nipote di rabbini,uomini pii,dediti al culto dell’Eterno.
Testimone lieve,pervaso dal fuoco della curiosità e dall’urgenza della conoscenza,Pressburger percorre strade ed echi dell’Europa centro-orientale,per chiedere lumi sui suoi “geni” e,trovatili,li racconta con il respiro fortemente empatico di un sincero cronista dei propri legami di parentela.
Il titolo compare oltre la metà del film.
L’orologio di Monaco,dice Pressburger,non è l’illustre edificio della città,che segna le ore affiancato dalla danza di graziose figurine.
No,il suo orologio di Monaco è costituito da cinque oggetti di poco valore,finiti in cinque distanti luoghi del pianeta,presso cinque parenti.
L’aneddoto batte i rintocchi del cuore del racconto,elemento tardivo nel testo del lavoro,ma opportunamente inserito a rivelazione dell’antefatto che precede l’introduzione dell’orologio.
Qui Pressburger apre la spiegazione su un fatto “ che mi ha inquietato per 30 o 40 anni,togliendo il sonno e turbando le ore di attività e di veglia”.
“…Non ci sono fantasmi in questa storia – continua l’Autore – ma c’è qualcosa che può scuotere più della violenza e più delle grandi passioni. Qualcosa di autenticamente misterioso”.
In questo suo lavoro, presentato nella Selezione ufficiale del Festival internazionale del film di Roma nella categoria "Eventi speciali" e successivamente alla XIII edizione del Mittel Cinema Fest - Italian Film Festival in Central Europe,Caputo ha saputo catturare l’anima letteraria dell’opera di Pressburger,metterla in prosa di cinema e farne un racconto dosato e intenso dove si mescolano con delicatezza ed energia riflessioni,viaggi,ricordi,desideri,uno “sguardo incuriosito” sui luoghi e persone da dove proviene e che hanno anticipato la forma della nostra identità.
Da lettrice appassionata di Pressburger, ho apprezzato tantissimo il lavoro di Caputo. La sceneggiatura sembra una musica creata apposta per la voce di Pressburger: il susseguirsi delle immagini è talmente armonioso da far si che il ritmo del film non prevarichi mai la cadenza e la personalità del grande autore, ma anzi, ne sottolinea l'autorevolezza e la caratura intellettuale. Un film da vedere assolutamente.
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