Sicko
Titolo originale: Sicko
USA: 2007. Regia di: Michael Moore Genere: Documentario Durata: 120'
Interpreti: Michael Moore, George W. Bush (immagini di archivio),
Reggie Cervantes, John Graham, William Maher, Richard Nixon, Linda
Peeno
Sito web: www.sicko-themovie.com
Voto: 8
Recensione di: Raffaella Perri
“I panni sporchi vanno lavati in casa”
: così recita un antico proverbio, noto a tutti. Eppure, considerando
questa frase nel senso vero e proprio e non metaforico, si può
affermare che ci sono paesi in cui ciò viene fatto a domicilio, da
persone specializzate, per chi ha un bambino piccolo o, in generale, ne
ha bisogno. Si tratta dei “veri” Stati sociali, come la Francia o la
Gran Bretagna.. Ma di certo non come gli Stati Uniti D’America, con
mostra l’ultima fatica di Michael Moore, “Sicko”.
Il sottotitolo
utilizzato nella versione italiana è “Se vuoi stare bene in America…
Non ammalarti mai”: stavolta, il celebre autore di Fahrenheit 9/11
denuncia infatti la mala sanità americana. Un sistema
letteralmente “succhia sangue”, dominato dalle società d’assicurazione
il cui fine principale non è curare la gente, ma unicamente i loro
profitti. Negli Usa, infatti, l’assicurazione sanitaria non è garantita
dallo Stato, è privata e come tale molto costosa, non accessibile a
tutti.
Questo film, però, non riguarda in primis coloro che,
sfortunatamente, non possono permettersi un’assicurazione sanitaria, ma
i cosiddetti “privilegiati”, le persone che pagano fior di soldoni per
assicurarsi.. E che, in moltissimi casi, si vedono rifiutare il
pagamento delle spese mediche per veri e propri “cavilli”, degni del
miglior Azzeccagarbugli manzoniano.
A dimostrazione di ciò, Moore
intervista diversi ex dipendenti “pentiti” di tali compagnie, come la
“Cigna”, che ammettono di aver dovuto rifiutare di pagare le spese
mediche a persone che ne avevano il diritto, causandone probabilmente
anche la morte.
Moore prende in esame diversi soggetti che hanno
vissuto simili esperienze a causa del comportamento delle compagnie
d’assicurazione: c’è chi, madre di famiglia, a causa delle spese per i
malanni dell’età, si è ridotta a vivere nello scantinato della figlia;
chi, volontario dell’11 settembre, a causa delle malattie contratte per
aver prestato aiuto in mezzo ai gas tossici, ne subisce le conseguenze
senza neanche un degno indennizzo…
Chi, ancora, per mantenere
l’anziana moglie malata, continua a lavorare a 79 anni, senza avere
neanche la speranza di una pensione, visto che sarà costretto a
“lavorare fino alla morte”.
Ma è così dappertutto? O è così soprattutto negli States?
E’
questa la domanda che si pone il celebre regista che, per questo
motivo, intraprende un viaggio in Francia, Canada ed in Gran Bretagna,
per vedere “lì come vanno le cose”.
E, “le cose”, dal punto di vista
sanitario, vanno decisamente meglio visto che in questi paesi
l’assicurazione sanitaria non si paga e le medicine sono molto meno
costose.
Il “dottor Moore” sconcerta tutti dimostrando che persino
ai deportati di Guantanamo, autori materiali della strage dell’11
settembre, viene offerto un trattamento sanitario migliore..
Nonché
a Cuba, la stessa Cuba da sempre definita come il peggior incubo, il
peggior nemico per gli americani, persino lì le persone ricevono un
trattamento sanitario migliore.
Ed è proprio lì che le persone che
hanno accompagnato Moore nel corso del viaggio, vittime della mala
sanità, possono finalmente ricevere un trattamento adeguato.
Gli
Usa, si sa, sono un paese dalle mille luci e dalle altrettante ombre,
tra cui, come Moore mostra in questo film, la sanità. Ma egli mostra
anche qualcos’altro: come loro, “i potenti”, adorando il Dio Denaro,
approfittino in particolare dell’ignoranza della gente, di cui non si
temono ribellioni, gettando fango su altri paesi (come il vicino
Canada), asserendo che il servizio sanitario americano sia migliore. E
chi “osa” contraddirli, come Hillary Clinton tempo fa, svanisce ben
presto”dalla questione”.
Ma come può essere “grande” un paese che sottovaluta l’intelligenza dell’elettorato?
E se fosse proprio questo film-documentario a dar inizio al risveglio delle coscienze degli americani?
Sono
questi alcuni degli interrogativi che pone l’ultimo film-documentario
di Moore, caratterizzato dal suo stile ironico e pungente, forte sin
dalle prime immagini e di sicuro effetto; inoltre, meno “esasperato”
rispetto al celebre Fahrenheit.
Da vedere.. Soprattutto per tutti coloro che non accettano di assistere passivamente alle scelte dei governanti.
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