12
Titolo originale: 12 razgnevannyh muzhchin
Russia: 2007 Regia di: Nikita Mikhalkov Genere: Drammatico Durata: 153'
Interpreti: Nikita Mikhalkov, Sergei Makovezkij, Michail Efremov, Sergei Garmash, Viktor Verzhbitsky, Aleksei Petrenko, Valentin Gaft, Yuri Stoyanov, Sergei Gazarov
Sito web:
Nelle sale dal: 27/06/2008
Voto: 9
Recensione di: Piergiorgio Ravasio
Dodici giurati, una palestra adibita ad aula di tribunale, un decreto di colpevolezza da emettere.
Come nel famoso film di Sidney Lumet “La parola ai giurati” (insignito nel 1957 dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino), di cui questo film può essere considerato un remake, o meglio ancora un adattamento, l’intera azione del film si svolge all’interno di un'aula dove i giurati sono convocati per deliberare su quella che sembra essere una banale accusa di omicidio dall’epilogo alquanto scontato.
La colpevolezza di un giovane ragazzo ceceno, accusato dell’omicidio del padre adottivo, sembra essere questione di pochi minuti. Ma qualcosa non va come previsto: quasi tutti votano a favore della sentenza tranne uno che propone di analizzare il caso in tutti i dettagli, riuscendo, in ultima analisi, a capovolgere il verdetto
iniziale. Dopo otto anni di lontananza dalle sale cinematografiche il regista, Premio Oscar come miglior film straniero nel 1995 per "Il sole ingannatore" (ma ricordiamolo anche per “Oci ciornye”, "Il barbiere di Siberia” e "Partitura incompiuta per pianola meccanica”) produce un'opera del tutto nuova ed originale, che riprende i classici connotati tipicamente russi e riesce, nel contempo, a rendere il tutto di grande attualità per uno spettatore contemporaneo.
"12", infatti, non si risolve in una scontata sequenza di atti giudiziari da aula di tribunale, ma approda a considerazioni di più ampio respiro che coinvolgono la natura dell'uomo e il relazionarsi con i suoi simili.
E lo spunto per queste analisi viene proposto da quell'unico giurato che, votando contro il capo d’accusa, permette a tutti gli altri di aprirsi e di iniziare a raccontare ciò che più li angoscia.
L'improvvisata aula di tribunale diviene così teatro delle vicende più personali ed intime vissute dai dodici protagonisti i quali, sollevando questioni all’ordine del giorno e discusse da tutta la popolazione russa, rendono in questo modo partecipe lo spettatore della preoccupante situazione in cui versa il paese e del difficile momento di transizione che sta vivendo.
L'evolversi dei singoli drammi psicologici rende la pellicola estremamente affascinante, cattura lo spettatore che, pur a contatto con un sistema giuridico molto differente da quello di tanti paesi, percepisce come alla fine molti dei problemi evidenziati sono comuni a tutto il genere umano.
Ad eccezione dei vari flashback di guerriglia in territorio ceceno, la scena è pressoché fissa nell'unico luogo di ripresa, dove la cinepresa indugia in maniera ricorrente sul primo piano dei vari giurati.
Ma nonostante questo il ritmo del film rimane sempre sostenuto; intensificandosi e allentandosi nei momenti di maggiore tensione, giocando su una ben riuscita alternanza di aspetti ironici ad altri tragici e drammatici, fino al solenne finale che contribuisce a rendere il tutto un "thriller dell'anima" (come fedelmente è stato definito).
Profonda analisi della psicologia umana ma anche specchio della storia degli ultimi decenni di una Russia che getta il suo sguardo su un passato recente, con un occhio aperto al desiderio di un futuro diverso che, però, deve ancora arrivare.
Le diverse anime di un popolo in cerca di un futuro migliore sono ben incarnate da questi dodici uomini molto diversi tra loro, dove ognuno rappresenta una professione, un ceto sociale, una nazionalità diversa.
Anime che sembrano stentare a delinearsi e ad affiorare a causa della diversa storia individuale vissuata da ognuno di essi, ma che, alla fine, riescono ad emergere permettendo loro di rivelarsi nella propria
umanità.
Come in un puzzle, dove ognuno racconta il suo pezzo di storia in questo grande paese che è la Russia, le dodici differenti personalità sembrano proprio voler risvegliare la coscienza un po’ intorpidita di questo paese e quella di quanti, nel mondo intero, vivono nell'indifferenza verso il proprio simile e non riescono a guardare
oltre all'apparenza di chi ci sta attorno.
E fu così che il thriller pieno di poesia e di umanità, di canti popolari ceceni e di spari di mitragliatrici, di melodie e di meditazioni sul tema della libertà, divenne una intensa riflessione sulla vita odierna, sulla giustizia, sull'attenzione verso gli altri e sul valore più profondo del termine "speranza".
In poche parole: un film da non perdere !
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