About Elly
Titolo originale: About Elly
Iran: 2009. Regia di: Asghar Farhadi
Genere: Drammatico
Durata: 119'
Interpreti: Golshifteh Farahani, Taraneh Alidousti, Mani Haghighi, Shahab Hosseini, Merila Zarei, Peyman Moadi, Rana Azadivar, Ahmad Mehranfar, Saber Abar, Taraneh Alidoosti, Peyman Moaadi, Saber Abbar
Sito web: www.aboutelly.com
Nelle sale
dal: 18/06/2010
Voto: 6,5
Trailer
Recensione di: Mauro Missimi
L'aggettivo ideale: Lucido
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Arriva dall’Iran questa interessante opera del regista Asghar Farhadi, vincitrice addirittura del premio per la Miglior Regia al Festival del Cinema di Berlino del 2009 (nel bel mezzo di due mostri sacri come Paul Thomas Anderson e Roman Polanski).
Ed in effetti è la regia sicuramente sopra le righe che più risalta dell’intero film, più della sceneggiatura e più della ottima recitazione degli attori, tutti iraniani e tutti provenienti dal teatro, che si alternano egregiamente in un continuo frenetico e convulso susseguirsi di dialoghi e che ricorda da vicino la “coralità” altmaniana. L’uso della telecamera a mano in maniera prevalente permette un coinvolgimento molto alto dello spettatore, catapultato all’interno di un gruppo di trentenni iraniani di media borghesia, ben istruiti e vogliosi di godersi insieme il classico weekend al mare con le rispettive famigliole sulle rive del Mar Caspio.
La lunga presentazione dei personaggi e della situazione,sebbene ben realizzata e caratterizzata da uno stile vivace, da commedia divertente, risulta essere troppo prolissa, mostrando i rapporti interpersonali tra i vari componenti delle famiglie, dove sono proprio le donne ( perfettamente occidentalizzate a parte il chador ) a rappresentare il “sesso forte” rispetto ai fragili uomini. Fin da subito si capisce che è in serbo una qualche sorpresa, un evento che destabilizzerà l’armonia iniziale. Questo climax, una volta che raggiunge l’apice con l’improvvisa sparizione di uno degli ospiti faticando però ad esplodere del tutto per un finale non troppo ricercato che rappresenta forse la pecca più grande del film, muta l’andamento del film, non si ride di più, ma si insinua pian piano il dubbio e il sospetto.
A livello sociologico mostra benissimo come la più piccola bugia, anche la più ingenua, riesca ad incrinare la fiducia dell’intero gruppo, ed anzi come questo provochi una reazione a catena di dubbi reciproci e innocenti segreti tenuti nascosti sin dall’inizio. La tensione che ne risulta però non trova pieno sbocco nel dipanarsi della vicenda, anzi rimane “strozzata” tra le mani dello spettatore, che aspetta e aspetta una qualche soluzione al mistero che però non arriverà mai.
Ma forse è proprio questa lucida semplicità, presente in tutto il film, che comunque valorizza un’opera ben congeniata in cui i molteplici componenti di un film sono - quasi - tutti al posto giusto.
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