Across the Universe
Titolo originale: Across the Universe
USA: 2007 Regia di: Julie Taymor Genere: Drammatico Durata: 131'
Interpreti: Jim Sturgess, Evan Rachel Wood, Joe Anderson, Dana Fuchs, Cynthia Loebe, Martin Luther, T.V. Carpio, Heather Janneck, Salma Hayek, Eddie Izzard, Bono, Robert Clohessy
Sito web: www.acrosstheuniverse.com
Nelle sale dal: 23/11/2007
Voto: 6
Recensione di: Ilaria Mutti
Roma Film Festival 2007
Across the Universe. L’amore negli anni ’60.
E’ nato dalla fantasia della sceneggiatrice-regista Julie Taymor (autrice di Frida,
Titus e del grande successo di Broadway, il musical Il re leone) e degli sceneggiatori Dick Clement & Ian La Frenais (The Commitments), che mettono insieme una storia originale e 33 canzoni rivoluzionarie (tra cui Hey Jude, I Am the Walrus e All You Need is Love) che hanno impresso il loro segno a tutta una generazione. Tanti Beatles per un film coraggioso e immaginifico, ma anche (purtroppo) molto teatrale.
Anni ’60. Sullo sfondo della protesta contro la guerra (siamo ai tempi del Vietnam), dell’esplorazione personale e del rock’n roll, la pellicola si sposta dai cantieri navali di Liverpool alla creatività drogata del Greenwich Village, dalle strade di Detroit in rivolta, ai campi del Vietnam, con migliaia di giovani che vanno a morire. Due innamorati e i loro amici musicisti, vengono coinvolti nei movimenti emergenti della controcultura e contestano la guerra con il ‘Dr. Robert’ (Bono) e ‘Mr. Kite’ (Eddie Izzard) che fanno loro da guida. Alla fine ci saranno forze fuori dal loro controllo che divideranno i giovani innamorati, obbligandoli a cercare una nuova via per ricongiungersi.
Julie Taymor, sostiene di aver pensato a un film che “indagasse a fondo gli anni sessanta. Doveva analizzare tutti gli aspetti delle canzoni dei Beatles, da quelle d’amore a quelle politiche. Così, le musiche e il film non solo avrebbero mostrato il microcosmo dell’esperienza di un personaggio, ma, dal mio punto di vista, avrebbero anche rappresentato il macrocosmo degli eventi mondiali… Volevo assolutamente che i giovani vedessero la passione presente in questa pellicola e il fervore con il quale questi personaggi s’impegnano nei movimenti sociali, così come nell’esplorazione di se stessi”, poi continua dicendo “Spero che parli veramente <all’universo> e a tante culture differenti, che chiunque possa identificarsi con le situazioni e gli eventi che accadono nella pellicola”.
Secondo la produttrice Jennifer Todd, “Oltre ad essere molto originale, Julie è la regista più tenace con la quale abbia mai collaborato… E’ un’esperienza veramente soddisfacente lavorare con qualcuno che vive e respira il film mattina, pomeriggio e sera. Un weekend, siamo andati via e quando siamo tornati abbiamo scoperto che era stata inventata un’intera nuova sequenza.
Julie è così e attrae le persone che vogliono lavorare duro come lei per dar vita a questa visione”.
A differenza di molti musical, in cui la storia arriva per prima e successivamente le canzoni, qui al contrario le canzoni, vengono inserite nei punti fondamentali, qui sono i brani stessi che danno vita alla storia. “Abbiamo iniziato con oltre 200 canzoni scritte dai Beatles e tra queste ne abbiamo selezionate 33 che, ritenevamo, raccontassero bene la storia di una generazione e di un’epoca”, sostiene la Taymor che poi racconta “Lucy e Max, che sono fratello e sorella nel film, sono parzialmente basati sui miei veri fratello e sorella, entrambi più grandi di me, e io sono Julia, la ragazzina che osserva gli eventi. In quel periodo, io guardavo quello che i miei genitori stavano passando con noi adolescenti e poi come studenti di college che partecipavano al movimento politico radicale, senza dimenticare la leva militare, gli hippie e le droghe.
E io ero lì: non ero coinvolta, ma osservavo”.
Julie ammirava lo spirito ribelle dell’epoca. “Le persone si prendevano dei rischi”, sostiene la regista. “Come dice Lucy, ‘io mi siederò di fronte ad un carro armato se questo permetterà di riportare mio fratello a casa dalla guerra’. E ovviamente Jude risponde, ‘ma questo non servirà’, così lei si arrabbia, dicendo, ‘Questo significa che, a tuo avviso, io non ci dovrei neanche provare?’. Sono veramente emozionata quando penso che, in quell’epoca, le persone ci provavano’”.
Ma il film non è un nostalgico ricordo di anni che sono passati e che hanno lasciato il segno dato che molti dei problemi che i giovani degli anni sessanta dovevano fronteggiare continuano ad essere importanti ancora oggi. L’obiettivo era di tradurre la passione e i sentimenti degli anni sessanta ed esprimerli in un modo che li rendesse il più contemporanei possibile.
La coreografia rappresenta una visione unica che ben si adatta all’interpretazione di canzoni mitiche, la regista spiega che tuttavia non voleva “un film ballato, sebbene ci siano molti momenti di ballo nel film… Abbiamo parlato molto del fatto di utilizzare i movimenti quotidiani e di farli diventare parte del nostro ‘vocabolario’”.
Nel complesso il film è godibile anche se a tratti stucchevole. Belle le immagini, i suoni, le reinterpretazioni, ma alla fine viene da chiedersi se si è trattato di una storia basata sulla musica o di una musica rappresentata per immagini.
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