Albakiara
Titolo originale: Albakiara
Italia: 2008. Regia di: Stefano Salvati Genere: Drammatico Durata: 93'
Interpreti: A. Haber (zio Baldo) • I. Marescotti (Comm. Guidotti) • L. Gigante (Chiara) • D. Bandiera (Andrea) • K. Potts (Kelly Jason) • F. Sabatucci • L. Cannata • R. Degan (Esmeralda) • D. Rossi (Nico)
Sito web: www.albakiarailfilm.it
Nelle sale dal: 24/10/2008
Voto: 4
Trailer
Recensione di: Daniele Nicolini
Il cinema italiano non mostra segni di vita e Albakiara ne è un’ennesima triste conferma.
La storia narra di Chiara (Laura Gigante), una zoccoletta emilana dalla zucca vuota, innamorata di Nico (Davide Rossi), un dj palestrato che arrotonda lo stipendio esibendo orge on-line con protagonista se stesso e le amiche di Chiara.
Per una serie di sfortunati (e alquanto improbabili) eventi Chiara si ritrova in possesso di un’incredibile quantità di cocaina purissima. Con l’aiuto del bidello spacciatore (Vito) e del suo ragazzo magnaccia del web, organizza un rave per cominciare a vendere la roba. Grazie al rave l’ispettore Castri (Raz Degan), un poliziotto italo-americano corrotto che aveva organizzato il furto della coca, si mette sulle tracce dei nuovi possessori della droga.
Se nel 1998 Stefano Salvati era riuscito a candidare il suo pessimo film d’esordio (la commedia musicale Jolly Blue) per Il Fiasco d’oro, quest’anno quel premio se lo merita davvero. Il navigato regista di videoclip, torna in sala con un lungometraggio sgangherato, ambiguo e improponibile. La trama noir, probabilmente la parte curata da Carlo Lucarelli (co-sceneggiaore), viene purtroppo appena sfiorata, relegando a un ruolo marginale i pochi veri bravi attori del film tra cui spiccano Ivano Marescotti (Hannibal, 2001) e Alessandro Haber (Regalo di Natale, 1986)
La gran parte della pellicola presenta la vita di Chiara e del suo poco raccomandabile giro di amicizie in stile giovanilistico e modaiolo, proprio quello stile che il regista aveva dichiarato di voler ribaltare con questo film. Scene di sesso spinto, droga a volontà e serate in discoteca si susseguono con troppa leggerezza in un pericoloso e accattivante stile da video musicale.
Le scene che vorrebbero essere di forte impatto emotivo e far riflettere hanno l’unico effetto di esaltare i ragazzini in sala che entusiasti le riprendono col proprio telefonino.
Inoltre la quasi totale assenza di coerenza narrativa fa rimpiangere i registi Moccia e Muccino che a confronto con Salvati appaiono come dei piccoli Martin Scorsese.
Nell’intento dell’autore il film doveva essere un ritratto della generazione K, di quei ragazzacci di oggi molto lontani dall’innocente Chiara della celebre canzone del Blasco datata 1979, tutti droga, telefonini, sesso e alcool. Ma i personaggi, ragazzini, non vengono caratterizzati a sufficienza e agiscono privi di spessore come burattini senz’anima. La validità sociologica di tale opera è pari a zero e la presunzione derivata dal prendersi troppo sul serio fa apparire la pellicola involontariamente comica e a tratti ridicola.
Curioso è il personaggio della supplente d’inglese di Chiara: non parla e quasi non capisce una parola della nostra lingua ma sta scrivendo un romanzo in italiano.
Raz Degan (Alexander 2004, Centochiodi, 2005 ) dimostra di non essere un cattivo attore ma soffre anche lui della pessima caratterizzazione del suo personaggio.
Il film alterna anche momenti trash (la gara di pompini) a momenti onirici senza senso (i voli pindarici della sorella di Chiara) che assomigliano a spot pubblicitari.
Un paio di scene ben confezionate ci sono, vedi la tortura in stile Hostel inferta dall’ispettore Castri (Degan) a Luca (Rossi), ma non bastano a salvare il film.
Ambiguo come messaggio e scalcinato come storia. Albakiara pretende di affrescare una generazione ma ci prova in modo superficiale e frettoloso risultando inattendibile.
La vera catarsi la si ottiene quando l’ispettori Castri (Degan) tortura e fa fuori un inadeguato Davide Rossi e infine quando ci libera definitivamente di “Kiara”, (Laura Gigante) che per più di metà film dimostra di non essere assolutamente all’altezza del ruolo di protagonista.
Se su più di ottocento provini lei è risultata davvero la più brava c’è da preoccuparsi.
Dulcis in fundo la Mikado ha distribuito l’opera nell’esorbitante numero di quattrocento copie, neanche fosse Apocalypse Now, evidentemente contando sulla colonna sonora di Vasco, co-produttore, e sulle scene di sesso “scabrose” per attirare il pubblico più giovane.
Triste spreco di soldi.
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