Scritto da Roberto Fedeli
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lunedì 10 agosto 2009 |
Aleksandr Nevskij
Titolo originale: Aleksandr Nevskij
URSS: 1938 Regia di: Sergej M. Ejzenstejn Genere: Drammatico Durata: 102 '
Interpreti: Nikolaj Cherkasov, Nikolaj Oklopkov, Andrei Abrikosov, Dmitri Orlov
Sito web:
Nelle sale dal:
1939
Voto: 8
Trailer
Recensione di: Roberto Fedeli
Le inquadrature iniziali del campo di battaglia coperto da scheletri umani e corpi in disfacimento, preannunciano e metaforizzano le conseguenze della guerra.
Il principe Aleksander Nevski viene presentato come un eroe di mente, attraverso diversi primi piani che si stagliano su di un fondale asettico, per esaltarne i lineamenti eroici.
Il classico personaggio scisso di Eisenstein deve resistere all’invasione teutone e farsi riconoscere come salvatore dai popolani scettici. Novgorod è l’ultima landa di terra russa libera e l’estremo barlume di luce nell’oscurità dell’oppressione straniera.
Eisenstein abbandona totalmente il formalismo e le sperimentazioni del montaggio, che ne avevano caratterizzato il successo negli anni venti.
Ora si concentra su un cinema d’immagine riflessivo ed epico, figlio del realismo nazionalista socialista. Il regista non si esime dal presentare un eroe russo che ritiene necessario assoldare tanti David tra i contadini, per sopraffare il Golia incarnato dall’esercito teutone.
L’imminente battaglia è descritta attraverso l’alternanza di mezzi primi piani e di primi piani dei soldati dei due eserciti contrapposti. In seguito da campi lunghi degli invasori che avanzano ed infine dalle riprese ravvicinate dal basso dei teutoni che si scontrano con veemenza contro il nemico.
L’esperimento di Eisenstein consiste nel mostrare una battaglia grandiosa, attraverso i singoli duelli individuali. Abbandona il suo leitmotiv della ripresa delle masse, abusata nella “Corazzata Potemkin”, in “Ottobre” ed in “Sciopero”, per valorizzare l’intrepido valore individuale all’interno della grande battaglia. La totalità è sacrificata alla parcellizzazione dello spazio.
Il gruppo è reso attraverso molte individualità.
L’epicità del racconto è restituito più nell’attesa, che nel combattimento in se stesso.
Il regista indugia particolarmente sulle morti. Gli ultimi respiri esalati dai condottieri, anticipano la loro lenta e teatrale caduta sul campo di battaglia.
La scena della lacerazione della superficie ghiacciata, nella quale cadono i soldati teutoni messi in fuga dai vincitori, costituisce l’apice della tensione empatica creata dalla pellicola.
Questo motivo verrà ripreso da tantissimi film successivi.
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