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Titolo: Bohemian Rapsody
Titolo originale: Bohemian Rapsody
USA, Gran Bretagna 2018 Regia di: Bryan Singer Genere: Drammatico Durata: 134'
Interpreti: Rami Malek, Lucy Boynton, Gwilym Lee, Ben Hardy, Joe Mazzello, Aidan Gillen, Allen Leech
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 29/11/2018
Voto: 6
Recensione di: Ciro Andreotti
L'aggettivo ideale: Altalenante...
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Nel 1970, a Londra, il ventiquattrenne facchino di Heathrow: Farrokh Bulsara, incontra in un locale Brian May e Roger Taylor, membri di una rock band di nome Smile.
I due sono stati da poco abbandonati dal loro solista e Farrokh, in seguito ribattezzato Freddie, decide di proporsi come loro nuovo vocalist.
Tre lustri nella vita dei Queen e del loro leader raccontati dalla fondazione del gruppo sino al 1985, con il ritorno sulle scene in occasione del Live AID organizzato da Bob Geldof.
La pellicola firmata da Brian Synger, temporaneamente sostituito da Dexter Fletcher a causa di una serie di accuse per molestie sessuali, ripercorre la vita di un giovane scarica bagagli di origini indiane appassionato di musica, e del suo modo molto particolare di atteggiarsi sul palco. Mercury, capace di un’estensione vocale ampia e favorita dalla presenza di quattro incisivi di troppo, era al tempo stesso incapace di trovare una propria calma interiore.
Ad impersonarlo ci pensa Rami “Mister Robot” Malek, che grazie all’aiuto degli ex componenti dei Queen, riesce a trasformarsi in un Mercury credibile e capace di eguagliare le gesta del vero artista scomparso da oltre vent’anni.
Il film diventa, fra le mani di Synger e Fletcher, accreditato solamente a pellicola ultimata, non un biopic ma un vero ‘santino’ del leader scomparso che fra le mura domestiche esaltava le proprie fragilità con eccessi di ogni genere.
Splendide le esecuzioni di tutti i pezzi e la ricostruzione dell’esibizione a Wembley. Molto fedeli agli originali tutti i componenti dei Queen, con una particolare menzione per l’astrofisico chitarrista: Brian May, portato in scena dal gallese Gwilym Lee, alla sua prima interpretazione in un Blockbuster.
La pellicola attesa da critica e fans ha ampiamente ripagato il tempo di gestazione con incassi record, ma non fatevi trarre in inganno dalle cinque statuette Oscar alle quali è candidata e fra le quali spiccano quella per Rami Malek e quella come miglior film dell’anno, perché in tutta onestà ci aspettavamo decisamente di più da una narrazione che non sa mai se soffermarsi sulle vicende personali di mister Mercury o sulle sorti musicali del gruppo.
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