Brooklyn's Finest
Titolo originale: Brooklyn's Finest
USA: 2009. Regia di: Antoine Fuqua
Genere: Drammatico
Durata: 132'
Interpreti: Richard Gere, Don Cheadle, Ethan Hawke, Wesley Snipes, Jesse Williams, Lili Taylor, Ellen Barkin, Will Patton, Brian F. O'Byrne, Vincent D'Onofrio, Joseph Adams, Wade Allain-Marcus, Jas Anderson, Nicoye Banks, Robert John Burke, Bruce MacVittie, Raquel Castro, Sarah Thompson, Michael K. Williams, Tawny Cypress, Joshua Thompson, Carl Clemons, Isiah Whitlock jr., Stella Maeve, Paul Diomede, Ebony J Lewis, Wass Stevens, John D'Leo, Armando Riesco
Sito web ufficiale: www.brooklynsfinestthemovie.com
Sito web italiano:
Nelle sale
dal: Inedito in dvd
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Notturno
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Ci deve essere una ragione ben precisa per cui questo “Brooklyn’s Finest” di Antoine Fuqua sia stato distribuito più di un anno dopo la sua presentazione al Sundance Festival del ‘2009.
E’ una ragione custodita negli archivi commerciale dello Studio System e intrappolata nei grovigli delle valutazioni speculative in proiezione su un prodotto opportunamente pilotato.
All’audience delle sale resta il beneficio di una stima o una critica,in una condizione strettamente soggettiva,fatta estranea alle osservazioni dell’economia delle Majors.
Per cui alla riflessione dello spettatore sul motivo del posticipo dell’uscita può seguire una giustificazione basata sulla natura della pellicola o sull’indifferenza che accompagna certe tematiche abusate o lontane dagli interessi di questa epoca.
“Brooklyn’s Finest non vola in cieli nuovi e non esplora realtà insolite. Il lavoro di Fuqua,presentato come un film del regista di “Training day”,soffre della sindrome di opportunismo commerciale,forse in conseguenza del fatto che non ne riassume la stessa valenza e profonda intuizione. Pur nutrendosi dello stesso argomento i due film hanno afflati e aspirazioni diverse e l’energia che li anima non può essere ricondotta alla stessa identità.
Entrambi i film indagano sulle realtà di una struttura poliziesca malata e afflitta dal vizio che ammorba l’aria che si respira ed entrambi i film narrano storie di uomini feriti in un’etica sofferente,ma la loro discriminante è nella struttura narrativa delle due pellicole.
In “Brooklyn’s” si intrecciano le storie di tre agenti di polizia,tre uomini ritratti nelle rispettive posizioni in una esistenza dilaniata dalla controversia che innerva la dualità fra uomo e poliziotto.
Ognuno di questi tre uomini si porta addosso la croce di una crisi d’identità,retaggio di un’attività professionale condotta ossessivamente ai margini dell’abisso fra bene e male.
Eddie (Richard Gere) è un veterano con 22 anni di distintivo,cui manca una settimana alla pensione. E’ un uomo che ha perso tutto,moglie compresa e che vive ormai ai margini della speranza in una condizione disillusa che vanifica ogni aspirazione,soffocata dalle ceneri di un nullismo che lo qualifica come vuoto a perdere di fronte a sé stesso a agli altri.
Uomo ormai solo che si compiace della compagnia saltuaria di una prostituta (Shannon Kane),Eddie respira solo dell’accidia che lo impregna e dell’alcool che ingoia.
Tango (Don Cheadle) è un agente infiltrato,oramai privato della propria dimensione dalla continua copertura dietro cui si cela nelle file dei trafficanti di droga.
Il suo desiderio di ricuperare l’ identità smarrita è frenato dal legame di amicizia che lo unisce a Caz (Wesley Snipes),spacciatore di droga cui l’ufficiale superiore di Tango (Will Patton) e l’agente federale Smith (Ellen Barkin) danno una caccia serrata,tenendo così il fiato sul collo al detective.
Sal Procida (Ethan Hawke) è la complessa figura di un uomo straziato dai bisogni economici che gli sono necessari al mantenimento della sua numerosa famiglia e da una controversa fede in un Dio che l’uomo vede solo nei termini di una Realtà che gli nega aiuto. Torturato dall’ossessivo pensiero dei soldi,Sal perde il senso della ragione,smarrendosi nel limbo tra peccato e redenzione. Agitato nel vuoto fra un Cielo che lo rifiuta e la terra che lo ingoia nel baratro dei disagi,il detective perde gli ideali,confinandosi nelle stesse identità di quelle persone che egli persegue.
I tre protagonisti si incontreranno nell’epilogo della storia,dove il fato li accomunerà in una soluzione che disattenderà ogni aspettativa e vedrà ribaltata ogni visione soggettiva degli avvenimenti.
Fuqua imbastisce il racconto tessendone la trama in un intreccio narrativo articolato sulle vite di tre uomini declinate in una società sintetizzata nella violenza delle strade e nella compiacenza dell’organico ordinativo.
Il ritmo è serrato,lo score è ossessivo,la regia à densa pur ammiccante al taglio televisivo delle indagini poliziesche della routine serale sul piccolo schermo.
Ma il regista si firma anche in guizzi di proprietà in sequenze fortemente evocative ove personaggio e scelta di vita sono ripresi in prospettiva angolata. Nella scena che vede Tango dialogare con i superiori,in sottofondo i Platters cantano “The Pretender” (simulatore),sublimando la percezione dell’intimo irrequieto del poliziotto.
Sempre Tango,dopo aver rinnegato Caz,si vede riflesso nei molti specchi che gli offrono le diverse versioni della sua personalità.
La parabola delle esistenze di Fuqua non conferisce a “Brooklyn’s Finest” l’urgenza drammatica di lavori di genere,quali “The Departed”,”Il principe della città” o “The King of New York”,ma in questo capitolo di storie urbane,il regista sintetizza efficacemente i termini di una profonda esplorazione nell’animo di uomini inquieti,dove la sottile linea fra bene e male si confonde nel senso dello smarrimento di sé stessi.
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