Confucius
Titolo originale: Confucius
Cina: 2010. Regia di: Mei Hu
Genere: Drammatico
Durata: 125'
Interpreti: Chow Yun-Fat, Yi Lu, Jianbin Chen, Quan Ren, Huang Jiao, Ban Wang, Xun Zhou, Lu Yao, Kaili Zhang
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Nelle sale
dal: Inedito in dvd
Voto: 6
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Biografico
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Se lo spettacolo incontra il costume,il cinema asiatico si fa mezzo di trasmissione di una cultura d’immagine che si allarga oltre i margini dell’economia delle majors di Hollywood,fino a lambire una condizione alternativa e altrimenti fruibile alla normativa degli Studios USA.
Nel suo peculiare manierismo espressivo oramai spesso venato dai tratti dell’estetica americana,il kolossal orientale e quello cinese in particolare,esplora territori dove l’immagine traduce tradizioni ed aspetti popolari discosti dagli algoritmi del cinema correntemente diretto ad un audience diversamente educato.
Prodotti ibridi plasmati dalle esperienze cosmopolite di registi della fatta di John Woo (“La battaglia dei tre regni”, “A Better Tomorrow”,”Mission Impossible 2”),coniugano,nei film di genere, la grandeur hollywoodiana con la sensibile leggerezza delle metafore che animano le immagini e i dialoghi di racconti dove non tutto ciò che è narrato è percepibile dal solo senso della vista (“Red Cliff”).
Non è sublimazione,ma linguaggio dell’immagine e sono molti,ma troppo pochi,i titoli di pellicole che raggiungono sale disposte ad aprirsi ai significati di un cinema non tradizionalmente territoriale.
Il regista Hu Mei racconta la storia di Confucio partendo dalla sua maturità di uomo già formato,narrandone le vicende che portarono al suo esilio dal Regno di Lu,al suo peregrinare attraverso l’Asia fino al suo ritorno in patria,per potervi morire.
Tipico biopic di matrice asiatica e stampo hollywoodiano,dove vengono toccate le corde della moralità in un palcoscenico di costume,”Confucius” è il luogo dei punti dove il regista fa parlare il filosofo e il pensatore con la voce di colui che richiama alla dignità dell’uomo ed al suo significato nel contesto di un impero in declino e un popolo bisognoso di riscatto.
Nel suo affresco a tinte storiche ed un poco sature di retorica,Hu Mei sintetizza storia e spettacolo,costume e annunzio in passaggi lenti e misurati,tratteggiando la figura di un filosofo,uno stratega,un pensatore ed un sociologo con la misura congeniale alla ideologia orientale di coniugare politica e saggezza.
Il racconto abbraccia un largo spazio temporale ed il montaggio ne risente,uscendone frammentato,con una struttura narrativa discontinua.
Ciononostante la visione d’insieme non ne soffre e a dispetto della scansione tempistica fratturata,la storia respira di armonia e coesione.
Quello che semmai sfugge al regista è l’analisi dei protagonisti e dello stesso Confucio,rimasto inquadrato in una enigmatica figura della storia del suo tempo,ma impoverita della forte spiritualità che ha innalzato lo statista saggio a guida intellettuale del Paese.
Le sue sentenze ricche di poetica eloquenza,i suoi discorsi vivificati da benevoli giudizi e sapiente discernimento,mancano dell’anelito introspettivo e del sottofondo intimistico di una carismatica figura che sfugge alle dimensioni scolpite in una dialettica politica ed affarista.
“Confucius” è un film lento e narrativo,verboso e metaforico,fitto di spunti di riflessione sociologica e spirituale ma non sempre di facile comprensione.
Ricchissimo mosaico di tessere di costume,il film approccia agli ideali di armonia ed equilibrio con iperboli e volute allegoriche in un racconto metaforico che chiama come narratore un uomo acclamato come il saggio dell’eternità,la cui dottrina racchiude i tesori dell’antica civiltà cinese schiudendo i simboli che divennero i criteri della politica,della moralità e della filosofia.
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