Fuga da Alcatraz
Titolo
originale: Escape from Alcatraz
USA: 1979 Regia di: Don Siegel Genere:
Drammatico Durata: 112'
Interpreti: Clint Eastwood, Patrick McGoohan, Robert Blossom, Fred Ward, Paul Benjamin, Jack Thibeau, Larry Hankin, Bruce M. Fischer, Frank Ronzio, Danny Glover, Roberts Blossom, Fred Stuthman, David Cryer, Madison Arnold
Sito web:
Nelle sale dal: 1979
Voto: 8
Trailer
Recensione di: Samuele Pasquino
L'aggettivo ideale: Teso
Il detenuto Frank Morris (Clint Eastwood) viene trasferito ad Alcatraz, un carcere di massima sicurezza su un’isola in mezzo alla baia di San Francisco.
Qui conosce la dura disciplina imposta dal sadico direttore (Patrick McGoohan) e dalle guardie.
Insieme ad altri detenuti escogita un’elaborata fuga e dopo poco riesce ad evadere.
Don Siegel mette in piedi con astuta cognizione uno dei drammi carcerari più efficaci e meglio studiati del cinema.
Nel 1979 il regista riesce a rendere innovativi stereotipi inflazionati, derivando da una sceneggiatura senza apici veri e propri una storia che aderisce a cronaca vera: infatti la vicenda di Frank Morris è reale e la sua fuga mise in crisi nel 1962 l’intero sistema carcerario di Alcatraz, che chiuse i battenti dopo circa un anno. Siegel prepara per il grande schermo un classico che resta uno dei più stimati dalla critica cinematografica, concentrando nell’avventura entro mura di roccia e cemento morali sostenute non dalla violenza ma dalla determinazione del singolo.
Il personaggio interpretato da un grande Clint Eastwood è come sempre solitario, meditativo e furbo, dotato di un quoziente intellettivo superiore che lo rende osservato speciale del direttore, un freddo e distaccato Patrick McGoohan. Morris non si concede a scazzottate o dimostrazioni ecclatanti, preferendo in un primo momento adattarsi alla situazione imposta, poi scorgendo uno spiraglio del quale approfittare per fuggire.
Siegel predilige quindi valorizzare la mente criminale piuttosto che la sua scontata manifestazione violenta, esaltando inoltre personaggi all’apparenza secondari, che però creano di fatto i presupposti per la rocambolesca fuga: Doc su tutti esprime l’anima gentile e artistica in opposizione alla solitudine e al dramma della detenzione, attribuendo agli oggetti semplici un significato profondo in grado di far riflettere Morris riguardo alla crudele ed integerrima condotta del direttore; la guardia più anziana si fa in qualche modo garante di un ligio dovere senza eccessi né abusi; Wolf viene messo in campo da Siegel più per una questione di necessità, costituisce l’unico motivo d’induzione alla rissa e di constatazione del duro regime.
A parte quest’ultimo citato, il resto dei galeotti è incline alla solida complicità nei confronti di Morris e dei suoi compagni di fuga.
Siegel insiste sapientemente sulla preparazione dell’evasione in quanto reale protagonista di tutta la vicenda, organizzando un gioco alfine più teatrale e sarcastico che d’azione.
La regia risulta sobria ma comunque elegante, dispensando inquadrature accademicamente ordinate e sequenze dal profilo affascinante.
L’interesse primario suscitato da questo riuscito trattato visivo confluisce interamente nel motivo dell’esistenza confinata, dove il luogo che confina assume proprie fattezze quasi viventi, facendosi contenitore di pensieri, atti e riflessioni provenienti da attori di un drammatico spettacolo teso al finale lieto ma amaro.
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