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Gangs of New York PDF Stampa E-mail
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Scritto da Dario Carta   
sabato 20 settembre 2008

Gangs of New York
Titolo originale: Gangs of New York
USA: 2002. Regia di: Martin Scorsese Genere: Drammatico Durata: 156'
Interpreti: Leonardo DiCaprio, Cameron Diaz, Daniel Day-Lewis, Liam Neeson, Henry Thomas, John C. Reilly, Jim Broadbent, David Hemmings
Sito web: www.video.movies.go.com/gangsofnewyork
Nelle sale dal: 24/01/2003
Voto: 7,5
Trailer
Recensione di: Dario Carta

gangsofny_leggero.jpegLa storia ha inizio nell'inverno del 1846,nel povero e malfamato quartiere di Five Points,New York,dove due fazioni rivali si scontrano in un brutale combattimento,senza un'ombra di pietà.
I "Dead Rabbits",immigrati irlandesi,comandati dal " Prete" Vallon,(Liam Neeson),hanno di fronte i "Nativi" americani di Bill Butcher,il macellaio,(Daniel Day-Lewis),nello spiazzo di Paradise Square.
Il Prete ha la peggio e viene ucciso da Bill,che diventa l'indiscusso signore dei Points.
I fatti riprendono nel 1863,quando Amsterdam,il figlio del Prete,presente allo scontro di 15 anni prima,torna nel quartiere con l'unico scopo di vendicare la morte del padre.
Guidato da questa unica ambizione,scopre che non molto è cambiato,nel vecchio distretto,e che molti ex colleghi ed amici,ora fanno parte della banda di Bill.
L'unico a riconoscere la sua vera identità è il vecchio amico Johnny (Henry Thomas),che identifica immediatamente il ragazzo e lo aggiorna sulla realtà della zona.
Presentato a Bill,pur mantenendo il suo anonimato,Amsterdam è adottato dal Macellaio,e ne gode i favori e i privilegi. Il ragazzo incontra anche la figura di Jenny Everdeane,una ladruncola abile e scaltra (Cameron Diaz),che apre una sobria parentesi di un ventilato amore.
Lo sfondo della Guerra Civile conferisce al racconto l'inquietante tinta della tragedia.
L'imposizione della leva obbligatoria da parte del Governo e i paradossali risvolti politico - economici che ne conseguono,avranno come conclusione la disfatta sociale di una città che si forma e di uno Stato che nasce.
La classe povera ed emarginata di una società che non ha scelta di fronte al dramma di una guerra intestina e di un governo sordo alle necessità di una popolazione allo sbando,porteranno all'inevitabile luttuosa conclusione in una storia di dolore.
Grandioso affresco dipinto dal poliedrico Scorsese,controversa pellicola,summit di valori,realtà, equivoci e contraddizioni,"Gangs of New York" è indiscutibilmente un affascinante descrizione di un episodio di Storia americana,di quelli che hanno i tratti per ergersi a narratori della nascita di un popolo.
Discutibile,forse,nei dettagli di una realtà con venature romanzate,non dà dubbi sulla fondatezza di una concreta situazione sociale che fu terreno storico per la nascita dell'America.
Il film, liberamente ispirato al romanzo di Herbert Asbury "The Gangs of New York",del 1928,attinge e sviluppa con buona attenzione e profondità,dall'immigrazione dei cattolici irlandesi in quegli anni,a New York e il conflitto che ne segue con i nativi del luogo,Inglesi e immigrati olandesi protestanti.
Il tragico dramma della Guerra Civile,tra Confederati ed Unionisti,porta al sanguinoso epilogo di morte,senza contare,nel quartiere,ne' vincitori ne' vinti.
Tutta la vicenda è incentrata nel Five Points,infimo quartire dei bassifondi della Lower Manhattan,incrocio fra Anthony,(oggi Worth),Orange,(oggi Baxter),Mulberry,(esistente ancora oggi),Cross,(oggi Mosco St.Park Row) e Little Water,(non più esistente).
Già alla fine del XIX secolo,fu teatro del più alto numero di crimini per anno,rispetto ad ogni altro quartiere americano e fu ambiente che vide crescere feroci gangs rivali,come i "Dead Rabbits" e i "Bowery Boys",che diedero luogo a vere e proprie guerre di predominio.
Nel XX secolo,il Five Points reclutò membri di feroci bande,annoverando criminali della fatta di Lucky Luciano e Al Capone.
In "Gangs",tutta la vicenda è immersa nell'impietosa realtà di questo crudo quartiere,che altro non offre se non abissi di vite gettata nella violenza e nell'oblio di una povertà estrema.
Dalla miseria non possono che nascere odio ed angustia,guerre e contese,nella marginalità di un'esistenza gettata allo spreco.
Eppure,fu il reale vissuto dell'alba della città di New York.
Dice Scorsese:"Quel primo grande afflusso d'immigranti dall'Irlanda,fu il primo grande test degli ideali americani.
Prima fu: "mandateci i vostri senzatetto,i poveri e coloro che sono oppressi,...venite,prendete la cittadinanza e lavorate con noi".
Ma erano così tanti e così in fretta e per un tale prolungato periodo,che creò il "chi ha il diritto di essere qui?".
DiCaprio conferma che "c'erano più Irlandesi in quel periodo,in America,che in tutta l'Irlanda ed erano considerati più inferiori degli inferiori e disprezzati perchè Cattolici".
Si guardi la scena al porto,quando Butcher assiste allo sbarco degli immigrati,in compagnia del politico,che osserva:"Qui si costruisce il nostro Paese,qua nascono gli Americani".
La risposta di Bill è"Io non vedo nessun Americano;vedo solo degli invasori,Irlandesi miserabili...".
Lo spettatore viene calato nel vortice del quotidiano ritmo di violenza di quei tempi,in quelle strade,ove la vita umana sembra non avere valore e dignità ma assurge a maschera di odio e rivalità.
DiCaprio:"La violenza è sempre stata parte di tutti i conglomerati urbani,specialmente in città portuali e New York lo era in tutto e per tutto...la violenza è parte della struttura di New York,lo è stata fin dall'inizio".
Scorsese:"La Nazione fu creata nel 1789;nel 1860 il Paese era devastato dalla guerra;era una Nazione in formazione e in prova...".
"C'era molta corruzione,personificata da William Tweed,(Jim Broadbent),il più famoso politico corrotto mai esistito.
Esercitava la sua influenza sulle bande,al punto che queste diventavano un'informale braccio della Legge.
Le bande non venivano ufficialmente pagate dal Comune,ma certune funzionavano come se lo fossero state e lavoravano per chiunque esercitasse il maggior potere.
Su questo sfondo di povertà,violenza,miseria furti,prostituzione,azzardo,corruzione,saccheggi e lotte,si innestava una instabile struttura politica e legislativa.
Luc Sante,autore,scrittore e critico storico e letterario,osserva che "Lo Stato fondò la polizia metropolitana...per un po' ci furono questi due dipartimenti di polizia,municipale e metropolitana,che si facevano la guerra.La città era nel caos.I detenuti erano nella libertà di agire liberamente,perchè sapevano che,se venivano arrestati da una polizia,l'altra li avrebbe liberati...per cui ne nacque la completa anarchia"
"Butcher aveva un corpo di pompieri,il Red Rover.
Non esisteva un corpo di pompieri centralizzato;c'erano vari corpi di volontari e le bande erano collegate ad ogni corpo di pompieri,un capo di pompieri possedeva una banda,e così via...e c'erano 30 o 40 di questi corpi.
"Un dettaglio del film mostra un uomo seduto su un barile che copre un idrante in strada,per nasconderlo ai rivali.
Corpi antagonisti si azzuffavano per chi avrebbe spento l'incendio."
Ciò che lo spettatore ha occasione di penetrare,non uscendo indifferente dall'esperienza,è la realtà della nascita della cultura e della storia di una città,dipinta da Scorsese nei suoi abituali toni di forte impatto,che incontriamo in "Mean Streets" e "Raging Bull".
Non mancano le citazioni a Leone o Griffith,ma,nonostante la prevedibilità della trama ,quello che aggancia l'attenzione,è il realismo di una verità storica descritta con grande respiro.
Un mosaico imponente,arricchito da una fotografia di grande efficacia,(Michael Ballhaus),e popolato da personaggi fuggiti dai libri di storia,per raccontarci una vicenda d'America.
Il ghigno sardonico di Daniel Day-Lewis è catalizzatore per tutta la durata del film e non cessa di attirare l'attenzione,che si distoglie da un DiCaprio che rimane fra le righe,pur bravo,ma non capace di uscire dall'ombra del Macellaio.
Peccato,nella versione in lingua originale,per la contraddizione fra gli accenti dei due protagonisti,naturale Newyorkese,quello di Daniel Day-Lewis,(Irlandese di nascita) e per nulla irlandese,quello di DiCaprio,immigrato nel film.
Jim Broadbent,Boss Tweed,il politico corrotto per definizione,è perfetto nel ruolo e ne ricalca con veridicità,persino i tratti somatici.
Nomination all'Oscar per lo stimato sceneggiatore Steven Zaillian,(Oscar per "Schindler's List" e nomination per "Risvegli"),che ricordiamo anche per "Mission Impossible","Hannibal","The Interpreter","Tutti gli uomini del re","American Gangster".
Dante Ferretti ricostruisce con grande attenzione gli ambienti e la vita di New York di quegli anni a Cinecittà,e lo ringraziamo per "Casino","Kundun","The Black Dahlia","The Aviator",(Oscar),"Rotorno a Cold Mountains" e per l'Oscar di "Sweeney Todd".
La scena finale è bella e pregnante:viene inquadrato lo skyline di Manhattan,da lontano,da un cimitero.
Gradatamente il profilo della città prende la forma di quello dei nostri giorni.
Annota Luc Sante:"Gli abitanti di New York non sanno queste cose per un paio di motivi:prima di tutto l'amnesia storica americana.
E poi si aggiunge il protezionismo civico,per cui bisogna anzitutto parlare delle cose belle e non dei poveri e delle loro storie".


 
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