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Scritto da Dario Carta   
venerdì 01 agosto 2008

Gone Baby Gone
Titolo originale: Gone Baby Gone
USA: 2006 Regia di: Ben Affleck Genere: Drammatico Durata: 114'
Interpreti: Casey Affleck, Michelle Monaghan, Morgan Freeman, Ed Harris, John Ashton, Amy Ryan, Amy Madigan, Titus Welliver
Sito web: www.gonebabygone-themovie.com
Nelle sale dal: 04/04/2008
Voto: 7
Recensione di: Dario Carta

gonebabygone_leggero.jpegPatrick Kenzie e la sua compagna Angie Gennaro sono detective privati in una Boston che conoscono fin nelle sue più recesse profondità.
Conoscono tutti,in ogni angolo della città e la loro giovane età non è condizione sufficiente per essere sottovalutati nel loro lavoro.
Quando una bambina di quattro anni,Amanda,scompare,vengono ingaggiati per dare inizio alle indagini.
Troveranno un'infinità di ostacoli,nel corso delle loro ricerche,non esclusa la polizia (Morgan Freeman),la madre stessa della bambina trincerata dietro un muro di paure e complessi,donna alcolizzata e spacciatrice (Amy Ryan),ma soprattutto,la coppia troverà il loro peggior nemico nella propria città e in quello che essa cela dietro a un velo di orribile verità. Quarto romanzo dell'eccellente scrittore irlandese Dennis Lehane con protagonisti la coppia Kenzie/Gennaro dopo "Un drink prima di uccidere" (1994),"Buio,prendimi per mano" (1996),"Fuga dalla follia" (1997),"Gone Baby Gone" ("La casa buia",in italiano) è la terza trasposizione cinematografica dei suoi libri,dopo "Neigborhoods" (1998),scritto e diretto da Lehane e "Mystic River " ("La morte non dimentica") diretto da Clint Eastwood.
Lehane tiene molto ad inserire la sua narrativa in un contesto sociale ben preciso,quello della sua estrazione,della sua appartenenza più profonda alla Boston cha fa propria, dipingendola nei colori del palcoscenico della sua storie,come pure nei toni bui ed equivoci di una dolorosa realtà quotidiana,ritagliata nelle storie di crimine e perversità intessute nella povertà di quelle strade.
Le sue storie non sono mai libere dal ritmo che la sua città impone ai personaggi,che si trovano immersi fatalmente nell'ossessivo pulsare di una realtà ineluttabile,invincibile,dura e spietata,che è lo scandire delle vite di uomini e donne inseriti in quei quartieri.
Le immagini iniziali,sembrano quasi fare da seguito alle sequenze in chiusura di "Mystic River",ove il dipinto di una vita di quartiere in festa incornicia il quadro di una tragedia paventata e maturata in un gruppo di amici.
La componente noir o poliziesca,in Lehane,è,seppure affascinante,solo una suadente superficie.
Cosa trascina nell'abisso di una verità cruda e disperata,è tutto ciò che solo apparentemente fa da contorno alla vicenda,ma che ne è la linfa, il pulsare di un cuore malato,il sangue che gronda da una società ferita e morente.
E' questo lo sfondo sul quale i protagonisti si muovono come comprimari,solo all'apparenza personaggi principali,ma in realtà incaricati di rivelare la realtà della Boston di Lehane,così come lui la vive e la soffre (..."da bambino chiesi al mio parroco come si faceva ad andare in Paradiso"...).
Chi ha avuto occasione di leggere Dennis Lehane,ha avvertito l'inquietante senso di ineluttabilità del destino che avvolge l'Uomo dei suoi romanzi e come questo sia penosamenre immerso in un mare di eventi vischiosi che non gli permetteranno di riaffiorare alla luce e di sopravvivere alla inevitabile fine.
Lo stesso rapporto che  Lehane trasferisce ai suoi personaggi con Dio è contratto da laceranti antitesi che li portano a cercarLo pur non riuscendo a trovarLo nelle ansie senza uscita di una speranza appassita.
L'esordio alla regia di Ben Affleck,afflitto negli ultimi anni da un'infelice scelta di ruoli da protagonista,appare assai promettente.
Il neo regista ha giocato con saggezza le sue carte,assemblando un cast eterogeneo ma ben congegnato,mettendo a lavorare insieme attori non professionisti ma con efficace effetto figurativo,con personalità eccellenti al pari di Morgan Freeman e Ed Harris,che non sbaglia una parte neppure se lo volesse fermamente.
Lo script,scritto a quattro mani da Ben Affleck e Aaron Stockard fa un bel lavoro,che si traduce in una trama viva e vibrante,in grado di tratteggiare con rispetto le peculiarità della narrativa dello scrittore.
Nonostante non sia facile trasporre su pellicola un romanzo di Lehane e chi ha letto il libro se ne accorge,non si può negare al film una valenza di peso.
Non è di fatto possibile tradurre le sottili angolazioni e prospettive descritte nel generoso romanzo,già passato al filtro della traduzione,ma Affleck riesce nel suo intento con efficacia,e cerca di ridurre le distanze con Eastwood e il suo "Mystic River " ("La morte non dimentica").
Con l'aiuto di John Toll,direttore della fotografia di "Braveheart","L'uomo della pioggia","L'ultimo samurai" e "Vanilla Sky",la scenografia dei sobborghi di Boston,di cui i ratelli Affleck sono nativi,prende vita e rivela angoli ove droga,pedofilia e rapimento si anfrattano nelle ombre della vita quotidiana.
Casey Affleck ("L'assassinio di Jesse James","Ocean's Eleven Twelve,Thirteen"),è una sorprendente scelta del fratello maggiore e,nonostante non manifesti del tutto i complessi connotati psicologici di Kenzie,è un ottimo artista e scolpisce i lineamenti di un credibile detective.
Morgan Freeman si compiace della sua saggia gigioneria e piace a tutto tondo,dovunque lo si trovi a farci compagnia.
Stupefacente e poco incontrata Amy Ryan ("La guerra dei mondi","Capote"),coniuga nella sua interoretazione il dolore di una madra persa nella disperazione di una esistenza sprecata,con l'estenuante fatica di lottare contro la dottrina dello spietata realtà di un mondo ostile.

 
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