Hooked
Titolo originale: Pescuit sportiv
Romania, Francia: 2007 Regia di: Adrian Sitaru Genere: Drammatico Durata: 80'
Interpreti:Adrian Titieni, Maria Dinulescu, Ioana Flora
Sito web:
Nelle sale dal: Venezia 2008
Voto: 6,5
Trailer
Recensione di: Denis Zordan
Mihai e la sua compagna Sweetie partono per una scampagnata al lago e prendono subito a discutere e litigare. Lungo la strada, per una disattenzione, investono una prostituta e, nel tentativo di rimediare senza far intervenire la polizia, decidono di caricarla in macchina svenuta. La ragazza si riprende e, in riva al lago, comincia a intuire i problemi dei due, innescando alcune situazioni equivoche e intriganti.
Le Giornate degli Autori veneziane di recente non sono certo state terreno di grandi scoperte. Nel 2007, a parte i film italiani e Cargo 200 di Balabanov, il solo, notevole La Zona di Rodrigo Plà ha colpito al punto da essere poi distribuito nel nostro paese, grazie alla Sacher di Nanni Moretti. In compenso, è sempre interessante dare uno sguardo a qualche cinematografia in ascesa, e quella romena da alcuni anni a questa parte si è rivelata come la più vivace dell’Est Europa, nonostante i molti problemi economici che la affliggono: la Palma D’Oro 2007 a 4 Mesi 3 Settimane 2 Giorni ne è stata la punta di diamante.
Pescuit Sportiv (Hooked è il titolo internazionale, letteralmente “uncinato, preso all’amo”) è il primo lungometraggio di un regista trentasettenne che vanta già una ventina di corti e mediometraggi per la televisione e che negli appena 80’ del suo esordio dimostra già una certa scaltrezza.
Il film è girato pressoché interamente in soggettiva: una modalità che, al di là della povertà produttiva, sembra affermare una precisa scelta di poetica. L’ambiguità dello sguardo sull’altro, che esplode in alcuni momenti (tanto che nel finale non si sa con certezza a chi attribuire alcuni sguardi, né se credere interamente a quanto si vede) è infatti il tema centrale del film ed è incarnato alla perfezione dal personaggio di Ana, la prostituta (la splendida attrice che la interpreta si chiama Maria Dinulescu) che circuisce entrambi i protagonisti rivelandosi figura estremamente ambigua e sfaccettata. Molto più che il (vago) rimando a Teorema, come ipotizzato da alcuni, mi pare che il riferimento più esplicito e pertinente per Pescuit Sportiv sia da considerare lo straordinario esordio di Roman Polanski, Il Coltello nell’Acqua (1961), per il feroce gioco a tre che lo caratterizzava – senza contare che lo spunto di partenza della gita in macchina e dell’incontro fortuito lungo la strada è pressoché identico. Quella che sembra parzialmente mancare al film di Sitaru è la profondità di lettura del reale: il pur ambiguo personaggio della prostituta, che apre falle nelle certezze di Mihai e Sweetie - i quali nel corso del film si scoprono a loro volta non essere esattamente quelli che credevamo - non riesce a risultare allusivo quanto potrebbe. La pesca sportiva (ossia una forma di pesca la quale, come spiega Mihai, non è fatta con l’intento di uccidere il pesce, che una volta preso all’amo viene rigettato in acqua) è certo una metafora acuta (“I pesci non sentono dolore” dice ancora il protagonista maschile), ma non rende conto appieno della complessità di rapporti e di domande che la vicenda raccontata riesce a porre.
Per essere un’opera prima, Pescuit Sportiv è senza dubbio un esito positivo; ma, detto in termini generali, non sfrutta interamente le proprie premesse e sembra comunque più abilmente orchestrato che poeticamente compiuto.
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